Porta inviolata alla prima in Champions League per Zack Steffen, portiere americano del Manchester City: Guardiola ha finalmente un secondo affidabile
Sergino Dest e Weston McKennie sono stati i due calciatori statunitensi finiti al centro del mirino di una critica calcistica americana che, dopo un periodo abbastanza buio durato qualche anno, sembra finalmente essere tornata positiva sul futuro che si prospetta per la nazionale locale.
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I due si sono affrontato in Barcellona – Juventus e McKennie, autore del gol del momentaneo raddoppio, è stato sicuramente uno dei protagonisti nonché forse il migliore in campo. La Champions League è stata una vetrina molto importante per i nazionali stars and stripes. E, in settimana, nella manifestazione per club più importante d’Europa ha trovato spazio anche Zack Steffen.
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Nel match giocato contro il Marsiglia, il portiere del Manchester City ha mantenuto la porta inviolata sfoderando, contestualmente, anche un paio di interventi niente male. Per carità , il suo utilizzo è stato subordinato a una qualificazione già ottenuta, ma la soddisfazione rimane. Oltre ad aver destato una buona impressione dal punto di vista tecnico, Steffen ha diretto molto bene la retroguardia.
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Un particolare, quest’ultimo, che non è passato inosservato: “Steffen sta dimostrando con il lavoro di non valere meno di Ederson” scrive il Manchester City Core, uno dei siti di tifosi citizens più famosi d’Inghilterra. E infatti, nelle due occasioni in cui era stato impiegato, Zack Steffen ha destato un’ottima impressione. Certo, si trattava di Carabao Cup, ma le avversarie si chiamavano Burnley e Bournemouth.
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Zack Steffen ha 25 anni, contrariamente a tanti suoi connazionali ha sempre giocato a calcio e, in patria, militava nei Columbus Crew, squadra dalla quale i citizens lo hanno preso inizialmente per girarlo alla franchigia newyorkese affiliata al City Football Group. Invece, il ragazzo è stato subito dirottato – o per meglio dire rispedito, vista la breve esperienza precedente e poco fortunata al Friburgo – in Germania.
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Un anno al Fortuna, sebbene la stagione sia poi terminata con la retrocessione dei renani, gli ha permesso di prendere bene confidenza con l’Europa, in un campionato top ma disseminato di suoi connazionali. In estate, vista la presenza di Ederson al Manchester City, si era anche pensare di monetizzarlo, magari chiedendo qualche spicciolo in più rispetto ai 7 milioni pagati per averlo.
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Alla fine Guardiola ha posto il veto sulla cessione: “Ho sempre voluto un secondo portiere forte, ora ce l’ho” disse Pep, facendo capire che non avrebbe avuto senso tornare sul mercato per acquistare un profilo già presente in casa. I suoi 191 centimetri lo rendono gigantesco tra i pali, ma Steffen – in questi mesi – sta migliorando anche la tecnica coi piedi, fondamentale per giocare con Guardiola.
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I suoi idoli sono Tim Howard e Brad Friedel, per i quali Zack Steffen stravede da sempre. Ora, per emularli meglio, è riuscito anche a prendersi la maglia titolare della nazionale americana. Con la USMNT ha già messo insieme quasi 80 presenze e attualmente capeggia quella che viene considerata la nuova generazione di talenti made in USA.
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Steffen, infatti, è uno dei più esperti di una squadra che, tra le sue fila, vanta gioielli di livello assoluto come i già citati Dest e McKennie, ma anche Cristian Pulisic, Tyler Adams, Giovanni Reyna e Konrad de la Fuente. Per il futuro, l’obiettivo è quello di fare bene alla prossima Gold Cup e poi qualificarsi per Qatar 2022. Nell’immediato, invece, Steffen si accontenta di poter dire la sua in uno dei club più forti del mondo.
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