Il Venezia si giocherà l’accesso alla Serie A a quasi vent’anni dalla sua ultima apparizione nella massima categoria. Merito di una società ambiziosa e di un allenatore molto preparato
Un progetto ambizioso, una risalita lenta ma costante passata per qualche sussulto d’orgoglio e altrettante ricadute, prima – finalmente – di arrivare a un passo dall’obiettivo. Quando Duncan Niederauer, nel 2015, decise di accettare l’invito di Joe Tacopina per entrare nella cordata che rilevò dal fallimento il Venezia, la promessa di riportare il club in Serie A sembrava la classica sparata per ingraziarsi i tifosi delusi.
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Sei anni dopo, i lagunari sono a 180 minuti dall’obiettivo: dopo il pareggio di Via del Mare contro il Lecce, infatti, la squadra allenata da Paolo Zanetti si è presa la qualificazione alla finale dei playoff di Serie B, nei quali – nel più classico dei derby veneti – affronterà il piccolo Cittadella. E poco importa se a fare la differenza è stato il rigore di Mancosu calciato alle stelle, perché ciò che conta è il risultato e, a 19 anni dall’ultima retrocessione in cadetteria, il Venezia potrebbe finalmente riassaporare il calcio che conta.
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Venezia, l’outsider della Serie B
Il Venezia ha concluso la regular season di Serie B al quinto posto, subito dopo le due neopromosse Empoli e Salernitana e quelle che, sulla carta, erano le favorite per giocarsi il terzo slot promozione. Invece Lecce e Monza dovranno riprovarci l’anno prossimo, mentre i lagunari – con attenzione e programmazione – possono farcela a sole due stagioni da una retrocessione in C risolta da un ripescaggio in extremis, al posto del fallito Palermo.
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Se il lavoro dello scorso anno portato avanti da Alessio Dionisi ha gettato le basi per stabilizzare lo status della squadra, il resto lo ha fatto quest’anno Paolo Zanetti: il Venezia dell’ex centrocampista del Torino, reduce da un esonero ad Ascoli, ha tenuto una media punti invidiabile e subito pochi gol, merito di un assetto tattico equilibrato che strizza l’occhio alla proposta offensiva – in campo ci sono sempre tre punte oppure due attaccanti più un trequartista -, ma bada al sodo quando si tratta difendere. Ricetta vincente, come testimoniano i risultati.
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Un progetto importante
Qualche mese il Venezia assunse Ivan Ramiro Cordoba per affidargli il compito dirigenziale da direttore generale della parte sportiva. Il colombiano accettò con entusiasmo, rapito dalla voglia di fare calcio espressa da Duncan Niederauer, diventato proprietario e presidente del club con l’uscita di scena di Tacopina.
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Classe 1959, laureatosi nella prestigiosa Colgate University di Hamilton, Niederauer ha poi conseguito un master in gestione aziendale e, tra le sue esperienza più prestigiose presenti nel curriculum, spiccano gli anni nel consiglio di amministrazione di Goldman Sachs e, soprattutto, il suo ruolo da presidente e amministratore delegato della Borsa di New York.
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“Il nostro obiettivo – ha dichiarato di recente – è quello di crescere a 360 gradi: oltre alla prima squadra, stiamo lavorando a contatto con il Comune per risistemare lo stadio Penzo e, parallelamente, abbiamo progetti strutturali per il settore giovanile”. Come tutti gli americani, anche Niederauer ha annusato il business delle speculazioni edilizie: “Apporteremo delle migliorie all’impianto e – ha concluso – creeremo un centro sportivo nuovo, dove si alleneranno tutte le squadre”.
Le stelle del Venezia di Zanetti
Se Niederauer è il riferimento principale del Venezia e Zanetti ne è la pietra angolare, in campo la squadra ha messo in mostra alcuni calciatori molto interessanti. Il primo è il bomber principe della stagione, Francesco Forte, 14 gol in campionato più la zampata nell’andata dei playoff contro il Lecce.
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Scuola Inter, Forte ha saputo rilanciarsi dopo anni di Serie C (e una stagione in Belgio=. Lo stesso vale per Mattia Aramu, trequartista svezzatosi nel vivaio del Torino e oggi interamente di proprietà del Venezia: è stato un suo rigore, segnato a Lecce, a regalare la finale ai lagunari. Una menzione la merita anche Youssuf Maleh, laterale mancino per il quale si è già mossa mesi fa la Fiorentina.
Il resto della squadra è rappresentato da un gruppo che mixa esperienza, gioventù e voglia di emergere, come il portiere finlandese Maenpaa e l’ala norvegese Johnsen.
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