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Umberto Calcagno, ex-calciatore e avvocato, è il nuovo presidente dell’AIC, in un momento complicato di crisi e tagli degli stipendi, ma anche di discussioni attorno al ruolo del calcio femminile.

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“Chi negli ultimi 10 anni ha fatto scelte sbagliate le paga oggi”. È questo uno dei passaggi più importanti dell’intervista rilasciata a Repubblica da Umberto Calcagno, che da oggi è ufficialmente il nuovo presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, dopo le dimissioni di Damiano Tommasi dello scorso 29 giugno.

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Calcagno, che è stato un giocatore e oggi è avvocato e consigliere della FIGC, è chiamato a rivestire il ruolo di capo del sindacato dei calciatori in un momento storico molto delicato in cui, a causa anche della pandemia, il calcio italiano si trova in difficoltà economiche ed è alla ricerca di soluzioni, tra cui la più diffusa è quella riguardante il taglio degli stipendi dei calciatori.

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Calcagno e il nodo stipendi

Le dimissioni di Tommasi avevano solamente anticipato una situazione che si sapeva si sarebbe presentata presto, essendo l’ex-romanista alla fine del suo terzo mandato e non potendo candidarsi a un quarto. Sono quindi servite ad aprire il prima possibile una nuova fase e permettere al suo vice, Umberto Calcagno, di iniziare a lavorare in prima persona sul futuro dell’AIC. Calcagno è stato un centrocampista negli anni Novanta e Duemila, soprattutto con le maglie di Castrovillari, Giulianova, Rimini e Gualdo, anche se è noto per le due presenze in A fatte da giovane con la Sampdoria, nell’anno dello scudetto.

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Il ruolo di presidente dell’AIC è sicuramente uno dei più difficili, soprattutto in questo momento: il suo compito è di difendere i diritti di una categoria che viene percepita generalmente come viziata e strapagata, e che sul fronte economico gode di scarsissima popolarità.

Su Repubblica, Calcagno chiarisce subito un punto: il taglio degli stipendi non è la soluzione, ma “uno specchietto per le allodole”. Un tema già affrontata a inizio mese in un editoriale pubblicato sulla rivista dell’AIC, in cui metteva in guardia dallo scaricare “ogni volta sui calciatori il peso di strategie aziendali non al passo con i tempi“.

Il nuovo presidente dell’Assocalciatori sostiene che il taglio degli stipendi sia “una soluzione comoda e populista”, che permette di non affrontare i reali problemi del nostro calcio. Non è infatti un segreto che la Serie A soffra di un’arretratezza sia a livello strutturale sportivo sia economioa rispetto agli altri grandi campionati europei, e che i club abbiano da tempo problemi di bilanci. Perché se è vero che bisogna risparmiare sugli stipendi, occorrerebbe considerare anche quelli, poco noti ma altrettanto ingombranti, dei dirigenti.

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Ieri, Calcagno ha risposto alla proposta di Beppe Marotta sulla ridiscussione dei pagamenti degli stipendi dicendo che l’AIC ha già accolto le idee del dirigente interista nel 2011: “Stabilimmo che tutti i calciatori che guadagnano più di 400mila euro lordi possono liberamente contrattare con i club la parte variabile del proprio stipendio che eccede tale cifra”. Queste parole rendono anche chiaro che la posizione dell’Assocalciatori non è la difesa di un’élite di privilegiati, ma di quei giocatori che guadagnano meno.

Sul calcio femminile

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Un altro tema su cui Umberto Calcagno ha lasciato intendere di voler operare è quello dello status del calcio femminile. Nei suoi discorsi, fa spesso riferimento sia ai calciatori che alle calciatrici, senza usare il cosiddetto “maschile neutro”. Già a maggio, in qualità di vicepresidente dell’AIC, aveva ricordato la necessità di tutelare le fasce più deboli della categoria, “sia i tantissimi professionisti che guadagnano sotto i 50mila lordi l’anno, sia i calciatori dilettanti, perché ci sono molti ragazzi e ragazze che vivono di calcio”.

Nei giorni scorsi, ha poi proposto Sara Gama come sua vice: la giocatrice della Juventus e della Nazionale diventerà così la prima donna a rivestire una carica dirigenziale nell’Assocalciatori. Calcagno, che su Repubblica ha ricordato di avere una figlia che ha giocato a calcio, ha parlato di come il settore sia increscita e oggi anche i genitori si stiano accorgendo che quella della calciatrice può essere una carriera vera e propria.

La prossima gestione di Umberto Calcagno si troverà quindi a dover gestire due grossi temi del nostro calcio, divenuti ormai centrali nel dibattito, non solo sportivo ma anche sociale. Ma, se vorrà avere successo, dovrà riuscire prima di tutto a rivoluzionare l’aspetto mediatico dell’AIC, che ancora fatica a comunicare efficacemente le sue ragioni al di fuori della cerchia dei giocatori.

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