Ex società modello, da anni l’Udinese lotta per la salvezza. Gotti può invertire la tendenza, sfruttando tutta la qualità a disposizione da centrocampo in su
Luca Gotti non ha mai voluto fare l’allenatore e si è seduto sulla panchina dell’Udinese solo su richiesta della famiglia Pozzo. Forse, però, a intraprendere definitivamente questa via dovrebbe farci un pensierino: se i bianconeri hanno finalmente vinto la loro prima partita in campionato, molti dei meriti vanno ascritti alle intuizioni del giovane tecnico veneto. In Udinese – Parma Gotti è stato molto bravo a far mutare tatticamente la squadra quando in campo, nonostante un predominio netto e rimarcato, i suoi ragazzi avevano inopinatamente preso il gol del 2-2.
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Il gol finale segnato da Pussetto, uno dei neoentrati dalla panchina, ha permesso ai friulani di rialzarsi dopo tre sconfitte consecutive. Peraltro, molto differenti l’una dall’altra: se con Verona e Roma l’Udinese aveva fatto tendenzialmente bene, creando anche alcuni presupposti per segnare, contro lo Spezia era arrivata una caduta inaspettata ed evitabile. Al centro di tutto, però, ci sono idee e consapevolezza: le prime permettono a Gotti di tirare avanti per la sua strada in attesa di capire cosa fare da grande, la seconda fissa chiaramente la salvezza come obiettivo inderogabile.
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Fluidità tattica: come Gotti ha cambiato l’Udinese
In Udinese – Parma Gotti ha scelto il solito 3-5-2 come modulo iniziale, puntando forte sulle qualità di De Paul e del cavallo di ritorno Pereyra. Il ‘Tucu’ parte come interno sinistro ma si muove senza sosta, andando a impensierire il Parma tra le (alte) linee e occupando tutti gli spazi possibili. Inventa, si inserisce e sterza parlando la stessa lingua calcistica di De Paul, fresco di ottime prestazioni in nazionale, e propizia il gol del momentaneo 2-1 borseggiando palla a Kurtic e obbligando Iacoponi all’autogol. Contrariamente alla prime uscite, l’Udinese ha dimostrato di poter mettere un po’ di qualità anche nella metà campo offensiva.
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Davanti alla difesa, Arslan svolge ottimamente il ruolo di play e mediano, ma tutte le azioni passano dai piedi dei due argentini, veri punti di forza di una squadra che deve assolutamente sfruttare al meglio le qualità portate in dote dal mercato. E, quando il Parma si rifà sotto, Gotti passa alla difesa a quattro e si mette con un 4-2-3-1 nel quale trovano spazio anche Makengo e soprattutto Deulofeu. Gli strappi dello spagnolo sono determinanti per aprire la difesa ospite, che alla fine capitola sulla sgroppata in campo aperto di De Paul, finalizzata proprio da Pussetto. Gotti festeggia i primi tre gol e altrettanti punti in campionato, ma soprattutto ottiene le risposte che aspettava.
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Ex modello, oggi lotta per la salvezza
Per tanti anni l’Udinese è stato un esempio per tutto il calcio italiano. La famiglia Pozzo è stata la prima a potenziare le strutture di scouting in maniera massiccia, portando in Serie A tanti talenti all’inizio sconosciuti, ma che poi si sono rivelati potenziali big. La lista è lunga e snocciolare i nomi di questa talenti rischia di diventare esercizio complicato, fatto sta che la curva di ascesa dell’Udinese ha cominciato ad arrestarsi nel momento in cui la proprietà ha deciso di diversificare gli investimenti.
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Da quando i Pozzo hanno tentato l’avventura in Spagna, acquistando e poi rivendendo il Granada, e soprattutto in Inghilterra con il Watford, la compagine friulana è diventata un po’ la sorella minore. Le Hornets, che fanno parte di un sistema estremamente più virtuoso, adesso hanno la precedenza e per questo motivo, dalle parti della Dacia Arena, le ultime stagioni sono state vissute in sofferenza. Cambi di allenatori, porte girevoli sul mercato, meno intuizioni dai campionati minori hanno portato la tifoseria a mugugnare contro la stessa proprietà che, a Udine, in passato conquistò addirittura la qualificazione in Champions League.
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La scelta Gotti e il futuro
Scegliere Luca Gotti per la panchina è stata una delle conseguenze di una gestione in perenne austerity. L’attuale tecnico dell’Udinese si è seduto sulla panchina bianconera lo scorso anno, in seguito all’esonero di Igor Tudor, e ha condotto la squadra alla salvezza. Classe 1967, laureato in Scienze Motorie, Gotti è stato docente alla Cattolica di Milano e ha intrapreso parallelamente la carriera di allenatore a livello giovanile. Tra Parma e Bologna è diventato il secondo di Donadoni, poi ha seguito Sarri al Chelsea e, infine, è diventato il secondo di Tudor.
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Il suo è un calcio essenziale e organizzato, basato su una difesa a tre e due laterali più inclini a difendere che a offendere. Per vie centrali, la sua Udinese cerca maggiormente la qualità: in tal senso, sarà propedeutico il ritorno in squadra di Mandragora, ora fuori per infortunio, e il lavoro che verrà eventualmente fatto su Deulofeu, arrivato dal Watford. L’esterno spagnolo potrebbe essere trasformato in punta, affiancato a seconda dell’occasione a Lasagna od Okaka. In questo modo, l’Udinese avrebbe un centrocampo e un attacco in grado di sfruttare al meglio le transizioni offensive, sperando che la qualità dei singoli possa bastare per garantire al club la 26esima partecipazione consecutiva alla Serie A.
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