Tunisia Mali di Coppa d’Africa non è stata una partita come le altre, per merito delle “prodezze” dell’arbitro zambiano Janny Sikazwe.
Se qualcuno aveva dubbi sulla spettacolarità di questi primi match di Coppa d’Africa, oggi potrebbe essersi ricreduto, anche se l’idea di spettacolo di Tunisia Mali non è proprio quella che i tifosi si aspettavano.
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La partita, infatti, è stata per lunghi tratti abbastanza noiosa, e ha finito per essere decisa da due rigori: uno, segnato, del maliano Ibrahima Koné, e un altro, sbagliato, dal tunisino Wahbi Khazri. Due rigori, un’espulsione, eppure il meglio doveva ancora venire, sempre con protagonista, anche se in negativo, il direttore di gara.
Le follie di Sikazwe in Tunisia-Mali
Arbitro del match del Gruppo F nella caldissima Limbe (34 gradi) è stato Janny Sikazwe, 41enne zambiano già noto per essere stato coinvolto (ma poi assolto per insufficienza di prove) in un caso di corruzione nel 2018.
Quasi quattro anni dopo, eccolo arbitrare una sfida di Coppa d’Africa e distinguersi proprio nel finale di partita, dopo il rigore sbagliato dai nordafricani e l’espulsione del maliano El Bilal Touré. All’86° minuto, il direttore di gara ha infatti inspiegabilmente deciso di fischiare la fine, nell’incredulità generale, e rimandare le squadre negli spogliatoi.
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Per lo meno per qualche istante, perché poi comprende l’errore e cambia decisione: si va avanti a giocare i minuti restanti. Ma non tutti: mentre il quarto uomo sta per annunciare il recupero (piuttosto corposo, date le tante interruzioni e il ricorso al Var), Sikazwe fischia nuovamente la fine di Tunisia-Mali.
Ma, scusate il gioco di parole, non finisce qui. Dopo un po’, arbitro e guardalinee prendono il pallone, con le squadre già negli spogliatoi, e si recano a centrocampo: bisogna giocare i 3 minuti di recupero previsti! Il Mali, in vantaggio per 1-0, rientra, ma stavolta è la Tunisia a dire di no: i giocatori nordafricani, probabilmente consapevoli di poter vincere un ricorso e invalidare il match, restano negli spogliatoi per protesta. E alla fine anche il Mali esce, celebrando la (momentanea, almeno) vittoria.
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