Potrà sembrare incredibile, ma nel calcio dei milioni, dei procuratori e degli accordi con decine di clausole non sono mancati colpi di calciomercato chiusi con casse di birra, tonnellate di carne o pesce e persino tute, maglie e palloni. Ecco a voi i trasferimenti più strani e curiosi nella storia del calcio.
Cudworth è un paesino inglese di poco più di 10mila anime che, nel suo piccolo, ha dato un grande contributo nella storia dello sport nazionale: qui sono nati infatti Archibald Stinchcombe, medaglia d’oro nell’hockey su ghiaccio a Berlino 1936, la velocista Dorothy Hyman, argento e bronzo alle Olimpiadi di Roma del 1960 e la stella del cricket Darren Gough.
Per quanto riguarda il calcio, oltre all’ex attaccante David Hirst, attivo negli anni ’90 in Premier League, bisogna tornare indietro nel tempo fino agli anni ’20 del XX secolo, quando il club cittadino, il Cudworth Village FC, scopre quasi per caso uno dei più forti difensori della sua generazione, Ernest Blenkinsop.
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In miniera dall’età di 13 anni, come il padre e numerosi fratelli, dopo essersi miracolosamente salvato in seguito a un crollo coglie l’occasione per fuggire da una vita tanto pericolosa distinguendosi nel club locale diventandone presto un punto di forza. Le sue prestazioni gli valgono l’attenzione dei club professionistici, e quando l’Hull decide di fare sul serio è impossibile dire di no.
In extremis il presidente del Cudworth Village riesce però ad aggiungere all’accordo, che prevede il versamento di 100 sterline, un curioso extra: un barile di birra, che servirà per consolare i tifosi delusi dalla cessione di un talento che in carriera arriverà a collezionare la bellezza di 26 presenze con la maglia della Nazionale e a vincere due volte il campionato con lo Sheffield Wednesday.
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I trasferimenti più strani e curiosi nella storia del calcio: gamberi e salsicce
Quello di Blenkinsop è soltanto uno dei trasferimenti più strani che la storia del calcio ricordi, che soprattutto all’inizio del secolo vengono registrati in Inghilterra ma che probabilmente accadono in tutto il mondo. Il fatto che la memoria del football britannico sia molto più documentata ci permette di scoprire tanti aneddoti in proposito, ma pensare che i trasferimenti più strani nella storia del calcio siano esclusiva d’Albione sarebbe decisamente sbagliato.
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Ad esempio è bene ricordare che in Scandinavia, precisamente in Norvegia, nel 2002 il Floey acquista il promettente centravanti Kenneth Kristensen dal Vindbjart pagandolo il suo peso in gamberi, 75 chili di crostacei che sono comunque di più dei 15 chili di salsicce con cui si dice nel 2006 il Regal Hornia, squadra di quarta serie, acquisti dall’UTA Arad il cartellino del difensore Marius Cioară.
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A questo punto la storia diventa quasi una leggenda urbana: si dice che il diretto interessato rifiuti offeso il trasferimento, mentre un’altra versione racconta che constatato di valere poco meno di una grigliata capisca che non è il caso di continuare con il calcio. La verità la racconterà lo stesso Cioară anni dopo, venuto a conoscenza della storia: l’estate del presunto trasferimento aveva deciso di appendere gli scarpini al chiodo per andare a lavorare come raccoglitore di ortaggi in Spagna, attività evidentemente più redditizia.
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L’UTA Arad è incredibilmente protagonista di un altro dei trasferimenti più strani e curiosi, stavolta in entrata: dieci anni prima della favoleggiata cessione di Cioară il club acquista infatti tale Liviu Balcea dando in cambio 10 palloni allo Jiul Petroșani, antica compagine sorta nel lontano 1919 e capace di vincere la Coppa di Romania nel 1974 ma che nel 1998 non se la passa molto bene economicamente. Oltre a Balcea saluta anche Ion Radu, girato al Râmnicu Vâlcea: si tratta di un giocatore sicuramente più interessante, dato che le Viperele Albastre (le “Vipere Blu”) devono versare allo Jiul la bellezza di due tonnellate di carne.
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Il caso Ali Dia
Un caso che entra nella leggenda del calcio inglese è quello che riguarda Ali Dia, aspirante calciatore con alcune esperienze nei dilettanti di Francia, Germania e persino Finlandia: una sera, quasi per scherzo, un amico che è riuscito a ottenere il numero del tecnico del Southampton Graeme Souness chiama, si finge George Weah e raccomanda al manager dei Saints un suo cugino senegalese casualmente svincolato.
Incredibile ma vero lo scherzo non solo va in porto, con Ali Dia che a 31 anni si trova ad avere un contratto di prova con una squadra di Premier League, ma il 23 novembre 1996 riesce anche clamorosamente a scendere in campo, subentrando al leggendario Matthew Le Tissier uscito per infortunio e dando vita a quella che saranno definiti “i 53 minuti più comici nella storia del calcio inglese”.
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Pur palesemente inadeguato sotto ogni standard, riesce addirittura a sfiorare il gol, quindi viene sostituito e la storia finisce lì, anche se l’eco dell’impresa resterà per sempre. In un’intervista di molti anni più tardi Souness racconterà la sensazione di chiunque era presente allo stadio quel giorno, quella di assistere alla prova di un ragazzo che non aveva mai visto un vero campo di calcio in vita sua.
Made in England
Ma non c’è solo Ali Dia nella storia dei trasferimenti più strani nella storia del calcio. C’è, questo è innegabile, tanta Inghilterra: nel 1889 il capocannoniere dei campioni del Preston North End è John Goodall, uno dei più forti calciatori della sua epoca che però decide di lasciare il club per accasarsi nel modesto Derby County a patto che i Rams acquistino un pub per lui e il fratello Archie.
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Si tratta comunque di un calciomercato ancora non regolamentato, mentre le regole su cartellini e ingaggi esistono già verso la fine degli anni ’20 del XX secolo: il Manchester United acquista tuttavia il promettente centrocampista Hugh McLenahan dallo Stockport County senza sborsare una sterlina, ma rifornendo gli Hatters con un freezer pieno di gelati fornito dal cugino dell’allenatore in seconda dei Red Devils Louie Rocca.
Può far sorridere, ma ai tempi le entrate dei bar sono importanti anche per i club di prima e seconda divisione, e un freezer non costa poco: McLenahan non farà sfracelli all’Old Trafford, ma pur operando come un jolly di riserva per il centrocampo certo dimostrerà di valere più di quanto è costato.
Sapete qual è una delle più grandi plusvalenze di sempre? Quella che realizza il Fulham nel 2006 cedendo il possente difensore Zat Knight all’Aston Villa per 5 milioni di sterline. Una cifra non sconvolgente, ma di certo ampiamente superiore alle 30 tute sportive che i Cottagers hanno dovuto girare al Rushall Olympic per acquistarlo nel 1999.
Barnes, Wright e Schwarz: ecco i grandi nomi
Ancora più clamoroso l’inizio dell’avventura calcistica di John Barnes: uno dei più grandi calciatori inglesi di tutti i tempi viene acquistato giovanissimo dal Watford di Elton John con una fornitura di magliette, mentre è un set di pesi da palestra il valore che il Greenwich Borough attribuisce a Ian Wright, destinato a segnare valanghe di gol, nella trattativa con il Crystal Palace.
E chi si ricorda Stefan Schwarz? Ottimo centrocampista svedese passato anche da noi – alla Fiorentina dal 1995 al 1998 – nel 2000 si accorda con il Sunderland: per prelevarlo dal Valencia i Black Cats hanno investito ben 4 milioni di sterline, una cifra importante ma che fa sembrare che in questa trattativa non ci sia niente di strano.
Ma aspettate a parlare: nel contratto che il Sunderland sottopone a Schwarz c’è una specifica clausola anti-spazio, che impedisce cioè al giocatore di salire su uno shuttle, un desiderio espresso più volte in carriera.
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Se pensate che quella di Schwarz fosse una clausola strana da inserire nei trasferimenti più strani pensate a questa storia: nel 1996 Giuseppe Reina, attaccante tedesco di chiare origini italiane, per accettare il trasferimento all’Arminia Bielefeld esige che il club costruisca una casa per lui ogni anno. Peccato che si scordi di specificare materiali e dimensioni, con il risultato che l’Arminia – probabilmente con gran gusto – finisce per donargli ogni anno una casa in miniatura costruita con il Lego.
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Due promesse mancate e Gazza
Chiudiamo i trasferimenti più strani con due giovani promesse non mantenute e un grande ex: le carriere di Franco Di Santo e Collins John non sono andate come molti esperti si aspettavano, ma si può senz’altro dire che i club che per primi hanno investito su di loro non ci sono andati a rimessa.
Per Di Santo i cileni dell’Audax Italiano costruirono nel 2005 due porte da calcio, acquistando anche 40 litri di vernice per pitturare le stesse: tre anni più tardi sarebbe arrivata la cessione al Chelsea per 7 milioni di euro. Collins John vola invece in Inghilterra dall’Olanda per sole 600mila sterline, ma bisogna anche considerare che il Twente lo ha prelevato da ragazzo in cambio di una fornitura di enciclopedie.
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Che Paul Gascoigne sia stato un fenomeno invece nessuno lo discute, peccato che il suo carattere incostante e i tanti infortuni non gli abbiano mai permesso di esprimersi al 100%, senza considerare la ben nota dipendenza dall’alcol che lo ha frenato in più occasioni. Ritiratosi nel 2004, dieci anni più tardi sembra pronto per tornare in campo con l’Abbey.
Ad annunciarlo è il presidente del club, tassista di professione, che dopo aver intercettato in un club Gazza distrutto da una serata di bagordi lo ha riaccompagnato a casa convincendolo lungo il tragitto a firmare un contratto con il suo club. Naturalmente l’accordo non può essere valido e il ritorno in campo non si concretizzerà mai.
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