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Il derby del Nord di Londra sta cambiando padrone, e il Tottenham ha superato l’Arsenal dopo molti anni vissuti nell’ombra dei rivali.

Il 2-0 del Tottenham sull’Arsenal, nel derby giocato domenica 6 dicembre in Premier League, è stato lo specchio di una partita quasi senza storia e, soprattutto, di un cambio nelle gerarchie ormai definito.

Per anni, e decenni, nell’ombra dei rivali biancorossi, gli Spurs sono riusciti finalmente a confermarsi “più forti” dell’Arsenal non solo negli scontri diretti, ma proprio nella continuità del progetto sportivo e nelle ambizioni a medio termine.

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Da Pochettino a Mourinho, la stabilità ritrovata

Molto del merito di questa crescita, il Tottenham lo deve a Mauricio Pochettino. Nei suoi cinque anni di gestione (2014-2019), il manager argentino è stato in grado di dare un’identità forte alla squadra, guidando le scelte di mercato e costruendo un pezzo alla volta una rosa talentuosa e internazionale.

tottenham mourinho

fonte: @TheSpursExpress (twitter)

Sono mancate le vittorie, è vero, con il clou della finale di Champions League persa contro il Liverpool nel 2019 (allo stesso tempo, il momento più alto e più sconfortante della storia del club), e allora è entrato in gioco José Mourinho, capace di proseguire il lavoro di Pochettino, aggiungendo una quadratura tipica di chi deve puntare a vincere con la concretezza, e non soltanto grazie agli svolazzi della tecnica.

Kane e Son stanno trascinando il Tottenham di Mourinho a suon di gol

St. Totteringham’s Day

Proprio nello stesso periodo, l’Arsenal si è letteralmente incartato su sé stesso. Gli ultimi anni della gestione-Wenger (che ha lasciato nel 2018) sono stati un annebbiato epilogo che ha lasciato dietro di sé una rosa di giocatori assemblata in modo sconclusionato, la cui ricostruzione non è riuscita né a Unai Emery (penalizzato oltremodo dal contraccolpo della finale di Europa League 2019 persa contro il Chelsea, ed esonerato dopo solo un anno e mezzo) né, almeno per il momento, a Mikel Arteta.

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Sono lontani i tempi in cui i tifosi Gunners, anche nelle stagioni senza trofei, avevano la certezza di festeggiare il cosiddetto “St. Totteringham’s Day”, il turno di campionato in cui matematicamente l’Arsenal era sicuro di stare davanti al Tottenham in classifica. Un’abitudine dagli anni ‘90 in poi (e piuttosto frequente anche in precedenza), che gli Spurs hanno cancellato negli ultimi quattro anni, finendo sempre davanti ai Gunners come mai prima.

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Il derby, poi, era diventato una partita marchiata di biancorosso, ma ora non lo è più: l’Arsenal ha vinto 26 volte il derby (con 25 pareggi) su 67 gare totali dal 1992/93 (prima stagione con il nuovo format Premier League) ad oggi, ma ha messo insieme solo tre successi su 15 partite dal 2014 in poi.

tottenham son arsenal

fonte: @SpursOfficial (twitter)

Un segnale evidente del graduale cambio al vertice nella rivalità del “North London derby”, nata nel 1913 (quando l’Arsenal si trasferì dal suo originario quartiere del sud-est di Londra) e passata attraverso ben due campionati vinti matematicamente dai Gunners battendo il Tottenham in casa sua (1971 e 2004), oltre a un palmares clamorosamente sbilanciato verso la parte biancorossa: l’ultimo campionato vinto dagli Spurs risale alla stagione 1960/61, a cui hanno fatto seguito solo 5 FA Cup e 2 Coppe Uefa, a fronte di 6 campionati, 11 FA Cup e 1 Coppa delle Coppe vinti dall’Arsenal nell’ultimo mezzo secolo.

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Ma la realtà ora è diversa. Il Tottenham sta seriamente puntando alla vittoria di questa Premier League 2020/2021, qualcosa che non aveva mai pensato di poter fare negli ultimi quarant’anni (escludendo lo sbiadito tentativo del 2016 in scia al Leicester City). L’Arsenal, invece, è fermo a metà classifica, non sa come o dove ritrovarsi e ha davanti a sé almeno altri 2-3 anni di lunga ricostruzione. È davvero una svolta storica, dopo cinquant’anni le gerarchie nel nord di Londra sono cambiate.

di Antonio Cunazza

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