L’ascesa di Fernando Torres nei suoi primi anni con l’Atletico Madrid, tra il rilancio del club e i record personali.
Sembra difficile da credere, ma scorrendo la classifica del primo campionato spagnolo di inizio secolo balza subito agli occhi qualcosa di insolito. La sensazione è che ci sia qualcosa di sbagliato, qualcosa che non va. Magari ci vuole un attimo per realizzare, ma è impossibile non notare l’assenza di una squadra come l’Atletico Madrid. Già, eppure non c’è alcun errore. Nella stagione 2000-2001 i Colchoneros giocano in Segunda Division, reduci dalla controversa retrocessione di un anno prima. È uno dei momenti più bui della storia del club, ma una luce s’intravede, accecante e di buon auspicio per il futuro dell’Atletico Madrid.
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Un Niño per il futuro
Gli anni ’90 sono un’altalena di emozioni per i Colchoneros. L’avvento del Presidente Gil, con la rinascita del club fino allo storico doblete del 1996, quando l’Atletico Madrid si aggiudica sia il campionato che la coppa nazionale. Poi un’improvvisa crisi tecnica, accompagnata dal caos societario che ha visto il numero uno del club madridista finire avvolto in uno scandalo politico per alcuni suoi agganci con la mafia.
Arriva dunque un vero e proprio tracollo per l’Atletico Madrid, che nella stagione 1999-2000 retrocede, clamorosamente. Mentre il presente del club è nerissimo, il futuro brilla di una luce promettente. Un luccichio che proviene dall’aura di un ragazzino prodigio, che dall’età di 11 anni veste la maglia rojiblanca e che si sta affermando con un’importanza sempre crescente nelle giovanili del club mardileno.
Fernando Torres ha solo 17 anni quando, allo stadio Vicente Calderon di Madrid, fa il suo ingresso in campo con i grandi. Con la maglia dell’Atletico Madrid. Ha 17 anni ed è il più giovane esordiente della storia del club. È un bambino, un niño. Ma è già un prodigio. La settimana dopo arriva anche il gol contro l’Albacete, la prima di tantissime firme con la maglia che sta per consegnare al mondo uno dei centravanti potenzialmente più forti del calcio spagnolo.
Gli anni di Torres all’Atletico
La storia di Torres con l’Atletico è un racconto di prime volte, di record e di crescita. L’esordio il 27 maggio 2001, poi il ritorno in Liga, con Torres che nella stagione seguente contribuisce con 6 reti in 36 partite. Passano due anni e, nella stagione 2003-2004, el Niño diventa il più giovane capitano della storia dell’Atletico Madrid, chiudendo l’annata con ben 21 gol in 40 partite.
Torres si afferma come l’immagine della rinascita dell’Atletico Madrid. I Colchoneros, dopo l’inferno della retrocessione, vogliono tornare a rivivere i fasti del decennio precedente e si aggrappano a quel bimbo prodigio, a quell’attaccante col volto angelico, ma spietato come il più cinico dei diavoli.
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Dal canto suo, Torres si afferma subito come uno degli attaccanti più promettenti del panorama mondiale. Ha tutto: rapidità, fisicità, senso del gol. È un attaccante moderno in un calcio che ancora deve vivere quella transizione che scombinerà i ruoli classici, ma che si sta preparando a farlo. E Torres sembra veramente un attaccante venuto dal futuro.
Le sue straordinarie prestazioni gli valgono la chiamata del Liverpool, che è alla disperata ricerca del successo in Inghilterra. I Reds decidono di puntare forte sullo spagnolo, acquistandolo per ben 20 milioni di sterline più il cartellino di Luis Garcia. Il 3 luglio 2007, quindi, Torres diventa un nuovo calciatore del Liverpool e lascia l’Atletico Madfrid dopo 91 gol in 244 presenze.
Destini incrociati
Fernando Torres è il volto della rinascita dell’Atletico Madrid nei primi anni duemila. Dopo la promozione, infatti, il club di Madrid viene rilevato, nel finale della stagione 2002-2003, dal produttore cinematografico Enrique Cerezo Torres, che favorisce il rilancio dell’Atletico dandogli un nuovo, importantissimo, slancio.
Torres è un astro nascente del calcio mondiale quando lo è anche l’Atletico di quello spagnolo. El Niño e il suo club sembrano avere un legame viscerale e simbiotico, certificato appunto da quella volonta di affermazione che guida entrambi. Nonostante però la potenza di questo rapporto, le strade di Torres e dell’Atletico finiscono per dividersi.
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Lo spagnolo cerca il successo oltremanica, finendo per non rivivere più, salvo in alcune occasioni, i fasti di Madrid. Al Liverpool, Torres vive grandi anni dal punto di vista personale, ma non raggiunge successi di squadra. Al contrario, al Chelsea avrà un rendimento molto altalenante, ma la sua esperienza londinese sarà contrassegnata dai titoli più importanti della sua carriera, togliendo ovviamente quelli con la Nazionale.
L’Atletico invece prenderà la strada dell’affermazione sia in campo internazionale che nazionale, finendo per diventare di lì a poco una vera e propria potenza mondiale. Torres farà poi ritorno a Madrid, vivendo i migliori anni dei Colchoneros, ma non i suoi. Riscuotendo in parte ciò che ha dato nei suoi primi anni di carriera.
Ma poco importa se il miglior Torres non ha vissuto i migliori anni dell’Atletico. Il centravanti iberico è stato comunque decisivo per il suo club, perché il rilancio dei Colchoneros è passato per la luce splendente di quel bambino col volto angelico. D quel Niño che forse dalla carriera non ha avuto quello che le sue enormi qualità gli potevano permettere di avere, ma che resta comunque una leggenda dell’Atletico Madrid e del calcio spagnolo.
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