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Dopo anni, finalmente il Torino sembrava aver trovato una certa stabilità tecnica sotto la guida di Juric. Un anno dopo, il progetto granata è già cancellato.

Nemmeno un anno fa, Ivan Juric sbottava ai microfoni televisivi contro il non-mercato del Torino: “Io e il mio staff siamo rimasti sorpresi, non si fanno investimenti nonostante la squadra si sia salvata all’ultima giornata“. Era il settembre 2021, il campionato era appena iniziato, e il croato era da poco arrivato sulla panchina granata dopo due miracolose stagioni al Verona. Oggi, la situazione sembra di nuovo tornata indietro a quel punto.

In mezzo c’è stata un’annata sorprendente sia per risultati che per livello del gioco, il cui il Toro ha chiuso in decima posizione con la quinta miglior difesa della Serie A. Un enorme passo in avanti, dopo due annate di confusione tattica e societaria e invetsimenti sbagliati, che avevano fatto pensare che la squadra piemontese fosse finalmente sulla strada giusta per la ressurrezione.

Questo è avvenuto anche perché, dopo le lamentele dell’allenatore, Cairo era corso ai ripari, portando in rosa giocatori come Praet, Brekalo e Zima. Per la prima volta, dirigenza e panchina sembravano aver trovato un equilibrio abbastanza stabile, e il presidente celebrava questa ritrovata armonia definendo la stagione che stava iniziando come “un anno di transizione”: dalle delusioni delle ultime due annate verso un nuovo ciclo. Quasi dieci mesi dopo, però, il Torino è di nuovo un cantiere aperto.

Lo smembramento del Torino di Juric

La squadra che pochi mesi fa è tornata dopo tre anni a piazzarsi nella metà sinistra della classifica, oggi non c’è praticamente più. Il mercato non è di fatto ancora iniziato, ma il Torino è già irriconoscibile rispetto a solo un mese fa: 7 componenti della squadra titolare non sono destinati alla riconferma, e altri due potrebbero essere ceduti.

Subito dopo la chiusura del campionato è diventato palese che Josip Brekalo (33 presenze e 7 gol) non sarebbe stato riscattato dal Wolfsburg, a causa delle richieste troppo alte dei tedeschi, ma già da tempo si sapeva che anche il giocatore più rappresentativo della squadra, Andrea Belotti (23 presenze e 8 gol), non avrebbe rinnovato il contratto, svincolandosi dal 1° luglio.

belotti

Fonte: Instagram @futbolera10

Il resto è seguito a valanga: nessun riscatto per Ola Aina e Marko Pjaca, non titolarissimi ma comunque capaci di mettere assieme più di 3.000 minuti in due. Ma il vero problema si è fatto notare a centrocampo, in quello che era stato uno dei settori più convincenti del gioco del Torino di Juric: presto si è iniziato a capire che non sarebbe stato economicamente sostenibile riconfermare alcuni dei suoi elementi più importanti.

A inizio giugno si sono spente le speranze di trattenere Tommaso Pobega (33 presenze e 4 gol), anche se già nel corso della stagione era divenuto chiaro che il suo futuro sarebbe stato al Milan. Poi, si è realizzato che anche il riscatto di Dennis Praet (24 presenze e 2 gol) sarebbe stato impraticabile, con il giocatore molto più interessato a passare alla Fiorentina. La stessa Fiorentina che, poco fa, hanno concluso la trattativa per Rolando Mandragora (23 presenze e 1 gol).

Quali prospettive per il Torino 2022/2023

Il futuro dei Granata sembra tutt’altro che positivo: con attacco e centrocampo da rifare, la squadra di Juric rischia di dover presto riempire altri due buchi: il primo potrebbe essere quello del portiere, che già ha dato problemi anche nella scorsa stagione, ma ora vede Vanja Milinkovic-Savic prossimo all’addio, conteso tra la Premier e la solita Fiorentina. Poi, ovviamente, c’è la quasi certa partenza di Bremer, ma lì almeno il Toro dovrebbe incassare una buona cifra.

Sembra chiaro che, in questa fase, Cairo non voglia o non possa permettersi investimenti tali da soddisfare i desideri del suo allenatore, se non altri colpi last-minute e in prestito, come l’estate scorsa. Per adesso, infatti, non risulta nessun obiettivo concreto e a portata di mano, e il timore è che la pazienza del tecnico croato stia per finire.

Juric non ha mai nascosto di non essere d’accordo con la strategia dei prestiti adottata dalla dirigenza, perché impedisce di programmare seriamente gli sviluppi del progetto (come in effetti l’ultimo mese ha dimostrato).

Già lo scorso gennaio, era tornato a tuonare contro il proprietario (“Non ha fatto niente di quello pensato in estate, perché in generale il mio obiettivo era tutto diverso: la mia idea non è stata accolta e non c’è stata intenzione di farlo”), e Cairo aveva provato a calmarlo portandogli in dono Samuele Ricci dall’Empoli nel mercato di gennaio, un giocatore che poi Juric ha usato con parsimonia (724 minuti totali).

A inizio maggio, Tuttosport ribadiva la delusione dell’allenatore in merito alle sue richieste, ma aggiungeva che un addio a breve era difficilmente immaginabile, anche se una rottura in estate avrebbe probabilmente sancito la fine del rapporto nella prossima. A fine mese, Juric dichiarava che avrebbe richiesto a Cairo 10 giocatori nuovi, e invece dopo un altro mese il croato si ritrova senza l’ombra di un rinforzo e anzi con una rosa ancora più indebolita.

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Fonte: Insidefoto

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