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Marcus Thuram è arrivato come capolavoro di mercato di Marotta ormai più di sette mesi fa e ha impattato sulla Serie A e sull’Inter in tanti modi diversi

Quando alla vigilia di una partita fondamentale per il passaggio del turno in Champions League come quella che stasera l’Inter giocherà al Wanda Metropolitano le facce in allenamento sono così rilassate da far circolare un video in cui il proprio numero nove viene preso a pallonate, i segnali di come la stagione stia andando sono chiari e ben definiti. Marcus Thuram è centrale nell’Inter di Inzaghi, e un’intervista concessa a GQ una settimana fa racconta proprio di questa simbiosi tra il campione francese e la squadra nerazzurra. 

Nel corso dell’intervista – condotta tra uno scatto alla moda e l’altro – Thuram ha spaziato fra argomenti diversi sebbene tutti collegati tra loro: moda, calcio, spirito di gruppo. Tutte tematiche che raccontano alla perfezione l’uomo Marcus Thuram e l’anima della squadra nerazzurra. Tra le roboanti vittorie di questa stagione, le maglie che grazie all’accordo con Paramount+ recano come sponsor le Tartarughe Ninja o i Transformers e i gol – tanti – segnati da titolari e co-titolari, questa prima stagione all’Inter non poteva essere migliore per l’ex Borussia Moenchengladbach. Il suo impatto è stato quindi prima di tutto calcistico: dodici gol e undici assist in trentasei gare che hanno certificato la bontà dello “scippo estivo” al Milan e assicurato ad Inzaghi il perfetto partner d’attacco per un Lautaro mai così decisivo. All’interno degli equilibri calcistici nerazzurri quindi, l’arrivo di Thuram ha permesso ad Inzaghi di dotarsi di un giocatore con caratteristiche uniche che perfettamente si integravano alla struttura costruita negli ultimi tre anni. In seconda battuta, Thuram ha impattato sui conti dell’Inter in maniera sistematica: il contratto, lungo ed oneroso, ha permesso al suo cartellino di salire vertiginosamente generando una plusvalenza nel valore della rosa pari al suo odierno valore di mercato, salito a sessanta milioni. Un’operazione che quindi ha dotato il tecnico di un giocatore classe ’97 abituato ai grandi palcoscenici ma ancora giovane per potersi migliorare, e la rosa di un valore aggiuntivo che in estate è stato acquisito a costo zero. 

Se i due aspetti economico e calcistico non bastassero, l’impatto più grande Thuram lo sta avendo sotto l’aspetto umano. Il francese è arrivato in una squadra che – parole del suo tecnico – ha una struttura che si sta componendo giorno dopo giorno da tre stagioni e che lo scorso anno ha centrato una finale di Champions League perdendo ma uscendone rafforzata nella consapevolezza di sé. Poteva essere difficile entrare in uno spogliatoio così formato, ed invece – in pochi mesi – il francese si è fatto amare prima per le sue prestazioni, e poi per ciò che rappresenta come uomo prima che come calciatore. 

Thuram black heroes

Nell’intervista a GQ due sono i passaggi fondamentali che riguardano l’impatto di Thuram sull’Inter a diversi livelli. Il primo ci parla della definizione di squadra, che il francese spiega non come una somma di individui ma come un gruppo dotato di un’anima e di obiettivi comuni in cui tutti sono coinvolti – dai giocatori ai membri dello staff – grazie all’amore per quello che fanno ogni giorno. Se si guarda l’Inter giocare in questa stagione il divertimento è quasi sempre assicurato, e lo è perché allenatore e giocatori sono i primi a divertirsi in campo, trasmettendo questo sentimento agli spettatori. 

Il secondo passaggio riguarda invece la responsabilità che un giocatore come lui – membro di una famiglia importante nel mondo del calcio e nazionale francese – ha nella lotta al razzismo e in generale in qualsiasi questione sociale possa riguardare l’inclusività e il cambiamento. Sono proprio questi i temi che la rubrica del mensile tratta e Thuram è stato scelto per la sua chiarezza in materia:

“È normale che le persone mi chiedano di essere un simbolo per la lotta contro il razzismo, perché ho una voce che può essere più ascoltata di altre. Non credo però che sia un singolo a poter cambiare le cose, è ovviamente un processo collettivo.”

Un processo collettivo, esattamente come le vittorie della sua Inter, frutto di uno sforzo collettivo di una squadra i cui valori sono condivisi e ben definiti. 

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