L’arrivo di Sampaoli rilancia la figura di Florian Thauvin, stella dell’OM e uno dei nuovi obiettivi di mercato del Milan
Nel 2010 l’Olimpique Marsiglia festeggiava quello che, fino a poche ore fa, era l’ultimo Classique vinto sul campo del PSG. Al Parco dei Principi, quella sera ci pensarono Ben Arfa, Lucho Gonzalez e Cheyrou a rendere gelida una già freddissima nottata di febbraio. A distanza di dieci anni, un nuovo idolo ha avuto l’onore di regalare un derby all’OM: si chiama Florian Thauvin, ha la faccia da bad boy e la grinta di un guerriero, di quelli che piacciono particolarmente alla sempre focosa tifoseria marsigliese.
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Qualche mese fa Thauvin regolò il PSG in un match terminato con la classica rissa finale e cinque espulsi a corredo. Ma, a prendersi la scena, è stata proprio la sua rete, arrivata poco dopo la mezz’ora di un primo tempo nervoso e molto tirato: “Siamo felici – ha detto a l’Equipe nel post partita – volevamo fare un regalo ai nostri tifosi. Sappiamo che contro il PSG le partite vanno sempre a finire così: non volevamo ma siamo caduti nelle loro provocazioni, però alla fine abbiamo vinto noi”.
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Marseille have the lead in Le Classique!
Florian Thauvin slots the ball home from Dimitri Payet's inch-perfect set-piece 👌
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— Football on TNT Sports (@footballontnt) September 13, 2020
Da Orleans a Grenoble, una carriera fatta di bivi
Quando si parla di Florian Thauvin, si discute di un calciatore dalle enormi qualità tecniche, probabilmente di uno dei più grandi ‘what if’ del calcio mondiale. La sua carriera è piena di bivi e scelte completamente sbagliate, comportamenti assurdi e poco professionali, ma anche gol, giocate di altissima scuola e un amore viscerale per il ‘suo’ Marsiglia. Thauvin è così, o lo ami o lo odi. Dalle parti del Velodrome gli hanno dedicato anche un murales, un riconoscimento che possono vantare in pochi.
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La prima scelta dolorosa Thauvin la compie a 13 anni di età: a Orleans, città nella quale è nato, le prospettive non sono buone, visto che i genitori si sono separati e si stanno dando battaglia per la sua custodia, mentre calcisticamente parlando non sembrano esserci sbocchi. Il ragazzo va quindi allo Chateauroux, che ne intravede potenzialità importanti. Il salto al Grenoble, seconda divisione, è solo la naturale conseguenza. Tre spezzoni bastano al Bastia per convincersi a portarselo in Corsica.
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Marsiglia e il fallimento di Newcastle
Tre stagioni al Bastia gli bastano per diventare l’idolo locale. A un certo punto, sembra quasi che lo stadio Furiani si riempia principalmente per vedere le giocate di quel ragazzino tutto mancino che sterza, dribbla e provoca gli avversari seminandoli come coriandoli. L’OM intuisce l’affare e prova ad acquistarlo, ma la volata alla fine la vince il Lille, dove però Thauvin non giocherà mai. Perché, nel frattempo, Rudi Garcia lascia il nord della Francia e il calciatore, alla fine, preferisce la Costa Azzurra.
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Scelta corretta? Questa volta sì, ma la carriera del talento di Orleans ha ormai imboccato un loop distopico per il quale a ogni azione corrisponde una conseguenza contraria. I litigi con i compagni, i problemi con i tifosi e la necessità di fare cassa di un OM economicamente disastrato portano il ragazzo ad accettare – contro voglia, come rivelerà lui in un’intervista – Newcastle. Un calcio diverso, quello inglese, fisico e poco consono alle sue attitudini. Un fallimento annunciato, prima di tornare all’OM.
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Thauvin piace in Italia: c’è il Milan su di lui
Capitolo mercato. La sua ultima stagione, nonostante l’OM abbia avuto diversi problemi, non è affatto passata inosservata, a tal punto che l’Atalanta in estate lo aveva inserito nella lista di papabili rinforzi per il reparto offensivo. Poi, causa pretese di club ed entourage del calciatore, non se n’è fatto nulla, fatto sta che Thauvin può diventare un’occasione ghiotta per molti, visto in contratto in scadenza nel 2021.
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In questi giorni, del francese ha parlato Paolo Maldini: “È un calciatore di livello e a costo zero – ha dichiarato il dirigente del Milan – lo seguiamo con molta attenzione”. Ma una cosa è certa: se Thauvin lascerà quella che ormai è casa sua, lo farà solo per un club che possa garantirgli scenari top in assoluto. Vincere, ecco la prospettiva che servirebbe per farlo schiodare dalla straordinaria metropoli della Costa Azzurra.
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Scenate, insulti e botte
Il carattere, insomma, è quello che è. Lo sa Thauvin, ma lo sanno soprattutto a Marsiglia, dove il figliol prodigo ritorna nel 2016 per fermarsi definitivamente in città. I tifosi dell’OM non si scordano dei pregressi e si legano al dito alcune dichiarazioni del passato. Dopo una sconfitta per 5-2 al Velodrome contro il Rennes, la parte calda del tifo si scaglia proprio contro di lui: lo contestano perché non è un leader e, durante il gioco, una bottiglia lo colpisce in testa poco prima di una punizione.
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Thauvin individua i colpevoli, calcia in porta e mette la palla all’incrocio, prima di rivolgersi verso la curva e portarsi le mani alle orecchie. Il gol è fantastico, ma in pochi se lo ricorderanno perché ormai il rapporto sembra definitivamente incrinato. Alla ripresa degli allenamenti, il giocatore arriva scortato, e non può immaginare che, di lì a poco, gli scenari sarebbero cambiati. Il passaggio di azioni dalla vecchia gestione all’americano Mc Court, in tal senso, è stato propedeutico, così come l’arrivo di Rudi Garcia.
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— Florian Thauvin (@FlorianThauvin) August 2, 2020
L’ex allenatore della Roma ne ha smussato i comportamenti e incanalato la vérve, cosa che per esempio non era riuscita a Marcelo Bielsa. I due hanno legato e le prestazioni sono nuovamente tornate a crescere. Nella stagione 2017/18, le giocate di Thauvin sono state decisive per portare l’OM in finale di Europa League, poi persa contro l’Atletico Madrid.
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Ma, anche di recente, non sono mancate le dichiarazioni al vetriolo dopo un OM – Bordeaux di un paio di anni fa: “Sono stanco, siamo stati penosi in questa stagione. È sempre la stessa storia, ne ho abbastanza. La corsa al terzo posto è finita: siamo spazzatura”. Questo, nel bene e nel male, è Florian Thauvin. Tanto odiato quanto amato, ora leader di una città intera che ha deciso, dopo varie schermaglie, di adottarlo. E in fondo, è giusto che sia così.
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