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La Superlega europea fa discutere e attira critiche anche da parte di un mostro sacro del calcio spagnolo come Andoni Zubizarreta, che su El Pais ha pubblicato una lettera contro il calcio moderno

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Periodicamente si torna a discutere della Superlega europea, il progetto di un campionato continentale che porterebbe ulteriori guadagni al calcio e che per questo piace molto ai grandi club rappresentati dall’ECA, ma è per contro avversato dalla FIFA e dalle federazioni nazionali.

Oggi El Pais ospita un duro intervento in proposito da parte di Andoni Zubizarreta, dirigente sportivo spagnolo ed ex-portiere di fama mondiale, che ha esposto dettagliatamente le proprie ragioni critiche verso la Superlega.

Un calcio sempre più dominato dal denaro

La principale critica dell’ex-portiere e dirigente di Athletic Bilbao e Barcellona consiste nel ruolo sempre più rilevante che l’aspetto economico ha conquistato nel calcio. “Vedo che l’argomento che decide tutti i dibattiti è quello economico, sono le immense entrate che, si dice, arriveranno con questo formato di competizione europea” scrive.

Il calcio sta affrontando da circa un anno una profonda crisi dovuta alla pandemia, che ha rivelato le grandi fragilità del suo sistema economico, eppure l’unica soluzione che si prospetta sembra essere quella di aumentare il giro d’affari, invece che di ridurlo per renderlo più sostenibile. “Potrebbe esistere la possibilità di ricalcolare e ridurre, – dice Zubizarreta – ma sembra che l’unica via d’uscita sia aumentare, salire, crescere“.

Il dirigente spagnolo critica quindi non solo il progetto Superlega, ma un’intera tendenza del calcio europeo. Che in primo luogo esclude dal dibattito alcuni dei suoi principali attori, ovvero i calciatori (“Dei giocatori non sappiamo nulla perché non abbiamo potuto sentire la loro posizione su un calendario ancora più carico”), e poi va di pari passo con l’ingresso sempre più presente dei fondi d’investimento nelle proprietà dei club.

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Zubizarreta spiega che questi nuovi investitori sono ricchissimi proprio perché pensano prima di tutto al guadagno, e non all’aspetto sportivo, e che per tanto sarebbero ben disposti verso una competizione che, ad esempio, non prevede le retrocessioni. “Ho la certezza che al denaro piacciano poco le incertezze. Dalle promozioni e retrocessioni al fatto che il pallone possa colpire il palo e il pubblico inizi a protestare perché si è perso una partita”.

Il valore della sconfitta

La storia di Zubizarreta parla per lui: i club in cui ha giocato, e il periodo in cui ha vestito le loro maglie, sono sempre stati legati a un forte senso identitario. L’Athletic Bilbao è, tra i club professionistici di alto livello, quello che maggiormente va in controtendenza rispetto alle novità finanziarie del sistema calcio.

Un altro discorso che il dirigente spagnolo affronta nella sua lettera riguarda proprio una questione sportiva che lui ritiene di fondamentale importanza: il progetto di una Superlega chiusa, senza promozioni e retrocessioni, orientata al guadagno collaterale, annulla il valore della sconfitta. “Vincere e perdere diventano quasi la stessa cosa perché le entrate economiche sono garantite, e si arriva al paradosso che è meglio perdere e arrivare ultimi per avere la migliore opzione di reclutare il miglior talento della prossima generazione”.

Il riferimento, neanche troppo velato, è al sistema degli sport americani a cui guarda proprio la Superlega. Non è chiaro, al momento, se ci sia veramente la possibilità e l’interesse di introdurre qualcosa simile al Draft NBA anche nel calcio (non è così facile, vista la tradizione radicata dei settori giovanili, che spesso sono anche grande fonte di guadagno dei club), ma Zubizarreta lo indica come un possibile punto d’approdo della deriva che vede nel calcio di oggi.

“E se sarà uguale vincere o perdere – continua – non sarà più calcio. Come è accaduto per tante altre cose nella nostra società che hanno smesso di essere quello che erano. Suppongo che questo sia ciò che alcuni chiamano progresso” ha concluso.

Non solo Zubizarreta contro la Superlega

Non è solo l’ex-portiere spagnolo a non amare il progetto della Superlega: Richard Masters, CEO della Premier League, è intervenuto a un evento organizzato dal Financial Times e ha definito il nuovo progetto delle big del calcio “distruttivo per i valori del calcio domestico in Europa. Uno dei motivi per cui la Premier League è così competitiva è la lotta che ogni anno si ripetere per la qualificazione ai tornei europei, mentre qualsiasi proposta di una Superlega di cui abbia letto o sentito parlare non ha un accesso dai campionati locali”.

Anche il suo omologo tedesco Christian Seifert non è stato tenero con la Superlega, e ancor di più con i club che la spalleggiano, che secondo lui sono “macchine brucia-soldi e mal gestite che non sono state in grado di raggiungere un modello di business sostenibile”.

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