I guai di Suning non sono solo in Italia: il Jiangsu, l’altro club della famiglia Zhang, fresco campione di Cina, non paga gli stipendi ai giocatori da diversi mesi.
Cosa sta succedendo all’Inter, si domandano in molti. Ma l’improvvisa crisi economica della proprietà cinese Suning non si limita al club nerazzurro, bensì si estende anche all’altra società di calcio con sede a Nanchino, il Jiangsu Suning.
Da fine dicembre, infatti, si è iniziato a parlare di difficoltà all’interno di Suning, e a ventilare la possibilità di una cessione dell’Inter. L’ipotesi è poi stata smentita, e in questi giorni si sta invece parlando dell’ingresso di nuovi soci che possano garantire liquidità al club; tuttavia, il fondo che attualmente sta trattando coi cinesi, l’inglese BC Partners, sembrerebbe intenzionato a puntare alla maggioranza delle azioni.
Stipendi non pagati al Jiangsu
Il Jiangsu Suning ha da poco vinto il suo primo campionato cinese, frutto di una grande crescita sportiva che dura dal 2012, e che aveva già portato in bacheca una Coppa e una Supercoppa nazionale. La squadra allenata dal rumeno Cosmin Olaroiu ha una rosa composta per lo più da giocatori cinesi, ma ci sono anche alcuni importanti stranieri come gli ex-interisti Miranda ed Eder.
Già da settembre, però, in Cina girava voce che la società non stesse più pagando gli stipendi, e che l’allenatore intendesse rivolgersi alla FIFA. Suning aveva categoricamente smentito, ma la decisione, a novembre, di rinunciare alle celebrazioni per la conquista dello scudetto aveva destato ulteriori sospetti. Circa un mese dopo, la crisi dell’azienda è diventata di dominio pubblico, e adesso il quotidiano di Shanghai Oriental Sports Daily rivela che martedì scorso è stato saldato il primo arretrato, anche se mancano ancora tre mensilità.
Anche all’Inter ci sono degli stipendi arretrati, ma la situazione sembra maggiormente sotto controllo: a causa del pandemia, la dirigenza si era accordata coi giocatori per spostare al 2021 il saldo di luglio e agosto, che sarà effettuato entro metà febbraio; pare anche che nei prossimi giorni si raggiungerà una nuova intesa per posporre il pagamento delle mensilità di novembre e dicembre. In tutto questo, la famiglia Zhang assicura che gli stipendi dei giocatori non sono a rischio.
Da dove viene la crisi di Suning
Nel giro di un mese, le quotazioni in borsa di Suning – colosso cinese della vendita online al dettaglio di prodotti elettronici – sono crollate fino al minimo decennale, con perdite per diversi miliardi di dollari. Questo ha portato a dare in pegno alcune importanti proprietà, come l’Inter e il Jiangsu, al gruppo Taobao-Alibaba, cosa che aveva fatto ventilare il possibile passaggio del club nerazzurro al magnate dell’e-commerce Jack Ma.
I veri motivi della crisi di Suning non sono ancora chiarissimi, ma nei giorni scorsi il Corriere dello Sport spiegava che una contrazione del giro d’affari dell’azienda si era già verificata nel 2019, quando era stato registrato un aumento dei debiti pari al 47%. La pandemia ha peggiorato la situazione, e a fronte di queste difficoltà il governo cinese ha risposto con una stretta sugli investimenti nel calcio, ritenuti non più fondamentali, al momento, per l’espansione della propria influenza in Occidente.
E Suning deve obbedire alle decisioni del governo, sia perché in Cina il settore privato è strettamente legato alla direzione statale, e sia perché il suo presidente Zhang Jingdong è un importante esponente della politica cinese, essendo dal 2018 delegato dell’Assemblea Nazionale del Popolo, cioè del parlamento.
Il momento, per il calcio cinese, non è affatto buono. La crisi dovuta alla pandemia ha colpito duramente e a maggio il Tianjin Tianhai è divenuto il primo club della storia della Chinese Super League a dover dichiarare bancarotta; le istituzioni hanno così approvato un tetto d’ingaggi, che però sta spingendo all’addio le stelle straniere del campionato, che rischia di perdere molto del suo appeal. Per adesso, però, Suning sembra l’unica proprietà cinese nel calcio europeo a trovarsi seriamente in difficoltà.
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