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Streich ha trascorso 30 anni al club tedesco, tutta la sua carriera, e da 12 era allenatore della squadra, che ha completamente rinnovato.

Per molti, i grandi allenatori si misurano dalle vittorie e da quanti trofei hanno messo in bacheca. Per altre persone, invece, conta qualcosa di diverso: l’influenza che un tecnico riesce ad avere su una squadra, e il ricordo che lascia ai tifosi dopo il suo addio. Da questo punto di vista, Christian Streich sta a tutti gli effetti nel novero dei grandi allenatori della storia del calcio, perché pochi altri suoi colleghi hanno lasciato un’impronta così importante su un club.

Negli scorsi giorni si è aggiunto alla lista degli allenatori che lasceranno la panchina attuale alla fine di questa stagione, anche se a differenza di Xavi e Klopp difficilmente lo vedremo in qualche altra squadra. Streich ha trascorso tutti i 30 anni della sua carriera al Friburgo, prima come tecnico dei giovanili, come come assistente della prima squadra e, dal 2011, come allenatore in capo. Classe 1965, è stato un discreto centrocampista che ha vestito le maglie del Freiburger FC – la seconda e meno nota squadra cittadina – e più brevemente di Stoccarda, Hornburg e proprio del Friburgo, negli anni Ottanta.

Al momento della sua promozione in panchina, al termine dell’era di Robin Dutt, il Friburgo era un club che faceva su e giù tra la prima e la seconda divisione, e il cui miglior risultato era stato un terzo posto in Bundesliga nel 1995. Già alla sua terza stagione da allenatore, Streich aveva riscritto la storia della squadra, raggiungendo il quinto posto in classifica e la semifinale di Coppa di Germania, qualificandosi dunque alla fase a gruppi dell’Europa League.

Dopo una breve crisi tra il 2014 e il 2015, con una retrocessione in 2. Bundesliga durata una stagione, Streich iniziava la sua epoca d’oro alla guida del Friburgo. Nelle successive sette stagioni si è piazzato quattro volte nella top 10 del campionato, conquistando una finale e una semifinale di coppa nazionale nelle due scorse stagioni, e due ottavi di finale di Europa League (l’anno scorso e quest’anno). Indubbiamente, anche senza trofei la sua è stata l’epoca migliore dell’intera storia del club tedesco.

L’uomo Christian Streich

Il messaggio di addio di Streich ai tifosi del Friburgo.

A 59 anni, Christian Streich ha deciso di fare un passo indietro. Lo ha fatto, come ha spiegato lui stesso, perché è convinto che sia arrivato il bisogno forze fresche e idee nuove. Il messaggio con cui ha annunciato la fine del suo lungo e fortunato ciclo al Friburgo mostra, per l’ennesima volta, il volto di un uomo che ha saputo conquistare i tifosi grazie ai risultati ma anche a uno stile misurato e sincero.

L’allenatore tedesco è stato bravo nell’individuare e nel valorizzare alcuni talenti (Soyuncu, Schlotterbeck, e soprattutto Vincenzo Grifo), ma soprattutto nel creare un gruppo efficiente e unito. Ha saputo trasmettere all’ambiente valori umani, sempre troppo spesso sottovalutati nell’ambiente, e anche valori sociali. Streich è sempre stato pubblicamente schierato contro il dilagare delle idee di estrema destra nel calcio e, in generale, nella società tedesca. Solo lo scorso gennaio parlava pubblicamente contro il pericolo rappresentato dal partito neonazista AfD: “Chi non si oppone ora, non ha capito nulla. E chi oggi non ha capito non ci ariverà mai, perché non stava attento a scuola durante le lezioni di storia.”

La testata tedesca Stern ha scritto appunto: “Se ne va la buona coscienza dell’industria del calcio”. Di Streich restano le tante brillanti riflessioni fatte in questi anni nelle conferenze stampa e nelle interviste, sia sulla politica che sul gioco del calcio. Una su tutte, contro l’ossessione per le vittorie nello sport: “Solo una cosa dobbiamo fare per forza, nella vita: morire”.

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