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La quasi fine del progetto Tor di Valle porta la Roma a considerare altre ipotesi per la costruzione del nuovo stadio. Rispunta il nome del Flaminio, per il quale Friedkin avrebbe voluto coinvolgere anche Renzo Piano

Negli ultimi anni la vicenda dello stadio della Roma ha tenuto banco quasi più dei risultati sportivi della stessa compagine giallorossa. La proposta portata avanti dalla politica romana e da quella che ormai è la ex proprietà romanista, di recente, è probabilmente incappata nell’ennesimo: con il progetto Tor di Valle nuovamente in stand-by, la Roma dovrà valutare una nuova casa.

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Avere uno stadio nuovo, innovativo e in grado di produrre utili – anziché rappresentare solo un inutile costo – è tassativo all’interno del tanto agognato processo di crescita. Lo sapeva James Pallotta, a maggior ragione lo sa Dan Friedkin, fresco numero uno della società. Che, incassata la delusione per l’ennesimo no della burocrazia capitolina, ha deciso di studiare una soluzione alternativa in modo da riprendere in mano il discorso stadio.

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Lo stadio della Roma? Friedkin pensa al Flaminio

La soluzione potrebbe essere il dismesso Stadio Flaminio, una delle costruzione storiche della capitale nonché un monumento dall’importanza non solo sportiva. Progettato da Pier Luigi Nervi in occasioni delle Olimpiadi del 1960, il Flaminio giace abbandonato da tempo tra rifiuti, macerie e ruggine. Pensare di rimodernarlo, però, potrebbe aiutare questo piccolo gioiello a rifiorire definitivamente.

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Dal punto di vista economico, sistemare il Flaminio sarebbe sicuramente più conveniente rispetto a edificare un’intera zona partendo da zero. Secondo Radio Colonna, il progetto potrebbe costare sui 350 milioni di euro e prevederebbe la ricostruzione di un impianto che verrebbe portato a una capienza di circa 45mila spettatori.

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In tal modo, si potrà ridare vita a una zona di Roma abbastanza morta e abbandonata, facendola rinascere tramite il calcio e vari eventi sportivi collaterali. Inoltre, la società giallorossa risolverebbe definitivamente l’annoso problema dello Stadio Olimpico, ormai ritenuto inadeguato dal punto di vista logistico per pensare di rimanerci a giocare ancora a lungo.

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Renzo Piano dice no

Nel nuovo progetto per lo stadio della Roma sarebbe potuto entrare in gioco anche Renzo Piano. Il famoso architetto, che all’Italia ha dato una grossa mano negli ultimi decenni, si sarebbe occupato della progettazione del nuovo stadio. Secondo quanto riportato da La Repubblica, il nome di Piano era stato fatto durante una call tra Italia e Stati Uniti.

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L’archistar aveva dato disponibilità ad incontrare la Roma, ma poi ha dovuto declinare a causa dei troppi impegni già in essere. Un lavoro troppo dispendioso: il suo compito, infatti, non sarebbe stato solo quello di progettare il nuovo stadio della Roma al Flaminio – dove, nel 1990, i giallorossi hanno già giocato per un breve periodo mentre l’Olimpico veniva sistemato per il Mondiale – ma si sarebbe dovuto occupare di alcuni nodi da sciogliere quali parcheggi, mezzi pubblici e sicurezza.

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Stadio della Roma: situazione Tor di Valle

Mentre la Sindaca Virginia Raggi depositava in Campidoglio un nuovo Piano di Conservazione dello Stadio Flaminio, il progetto Tor di Valle subiva un nuovo ed ennesimo stop. Questa volta, a fermare l’iter burocratico che ancora non ha consentito alla Roma di poggiare la prima pietra, è stato il pignoramento dei terreni facenti parte dell’area in cui lo stadio sarebbe dovuto sorgere.

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Secondo il Comune, “il complesso immobiliare non è nella libera disponibilità dell’attuale proprietaria Eurnova Spa”. Per questo motivo Dan Friedkin e il figlio stanno cercando di vederci chiaro: dopo aver acquistato una società oberata dai debiti, gli americani non vogliono anche essere obbligati ad affidarsi a un intermediario fallito, mentre il Comune pretende che nei documenti continui a figurare Eurnova Spa.

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Viriginia Raggi aveva promesso ai tifosi della Roma un bel regalo di Natale, ma è evidente come – ancora una volta – le promesse verranno tradite. Nel frattempo Tor di Valle, a oggi, alle tasche dei contribuenti è già costato ben 93 milioni di euro. Una cifra impressionante per un progetto di fatto abortito. Quando ci si chiede per quale motivo in Europa sia molto più semplice fare business, basti pensare alla situazione dello stadio della Roma. Le risposte verranno di conseguenza.

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