Gli stadi di proprietà in Italia sono un problema quanto mai attuale. Solo quattro società di Serie A – e una di Serie B – hanno la proprietà dello stadio in cui giocano.
Numeri in totale contrasto con quanto accade nelle massime serie europee, dove più della metà degli stadi è di proprietà dei club.
Stadi di proprietà: il report della Serie A
La scorsa estate, in un report commissionato dalla Lega Calcio e organizzato dal Direttore Generale della Fiorentina Joe Barone, si è analizzato lo stato degli stadi del calcio italiano fino al 2018. Un modo per ottemperare alle richieste di Commisso, ma anche per valutare il ritardo delle strutture nostrane rispetto a quelle europee.
Secondo tale report, il 70% degli stadi in Serie A è di proprietà comunale, il 10% (quindi solo l’Olimpico di Roma) è di proprietà del Coni, e il restante 20% – i 4 stadi rimasti – sono di proprietà dei club.
In Europa le percentuali cambiano radicalmente: se solo la Ligue 1 ha una percentuale inferiore di stadi in mano ai club (il 5%), nelle altre grandi nazioni le cose sono strutturate diversamente.
In Spagna il 40% degli stadi è di proprietà dei club, con templi come il Camp Nou di Barcellona o i due impianti di Madrid (Santiago Bernabeu e Wanda Metropolitano) a regnare incontrastati sia dal punto di vista dei ricavi, sia da quello dell’affluenza.
In Germania, patria degli impianti di nuova generazione con ben 11 nuove costruzioni dal 2000 in avanti, la percentuale di stadi detenuti dai club sale al 61%. L’esempio più avveniristico è certamente quello del Westfalen Stadium di Dortmund, casa del Borussia e del famoso muro giallo.
In Inghilterra, per concludere il giro delle grandi d’Europa, la percentuale sale all’80%. Su venti squadre, ben 16 impianti sono di proprietà, partendo dai più antichi Old Trafford e Anfield, fino ad arrivare ai nuovi Emirates Stadium e Tottenham Hotspurs Arena di Londra.
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Ricavi e futuro
Per terminare questa premessa, il report della Serie A ha anche incluso nelle proprie valutazioni i ricavi che gli stadi di proprietà portano ai club che hanno il privilegio di possederli. Investimenti ingenti per la costruzione – l’Arsenal ha investito più di 400 milioni di sterline per la costruzione dell’Emirates Stadium – che corrispondono a ricavi nuovi, derivati dall’utilizzo dell’impianto non solamente per la partita.
Di seguito la tabella stilata nel report che riguarda non solo i ricavi – dai quali si può dedurre una sproporzione importante tra la Serie A e le tre leghe di riferimento – ma anche il riempimento medio degli stadi e la costruzione di nuovi impianti nell’ultimo ventennio.
L’Italia si trova dunque due passi indietro rispetto alle grandi d’Europa. Per questo, i cinque esempi di stadi di proprietà che di seguito riportiamo dovranno essere la base da cui far ripartire il nostro calcio, anche dal punto di vista delle infrastrutture.
Serie A | Premier League | Liga | Bundesliga | Ligue 1 | |
Ricavi medi per club | 15 | 38 | 26 | 30 | 10 |
Ricavi medi per spettatori | 32 | 52 | 50 | 39 | 22 |
Spettatori medi per gara | 25 | 38 | 27 | 45 | 23 |
Riempimento medio | 59% | 96% | 70% | 90% | 72% |
Nuovi stadi dal 2000 | 3 | 6 | 3 | 11 | 4 |
Ammodernamenti | 10 | 8 | 15 | 6 | 12 |
Fonte dati: report Serie A estate 2020
Gli Stadi di proprietà in Italia: quali sono?
Cinque sono gli stadi di proprietà in Italia, quattro appartenenti a compagini di Serie A e uno appartenente al Frosinone, che oggi milita in Serie B. Tutti acquistati e rimessi a nuovo nel corso degli ultimi vent’anni, gli stadi di Juventus, Atalanta, Sassuolo, Udinese e Frosinone rappresentano il primo passo di un’evoluzione, che presto dovrebbe coinvolgere anche Milan, Inter, Roma, Fiorentina, Cagliari e Bologna tra le altre.
Gli stadi di proprietà in Italia sono dunque:
- Allianz Stadium (Juventus Stadium) di Torino, Juventus
- Mapei Stadium (ex città del Tricolore) di Reggio Emilia, Sassuolo
- Atleti Azzurri d’Italia (futura Gewiss Arena) di Bergamo, Atalanta
- Dacia Arena (ex Stadio Friuli) di Udine, Udinese
- Benito Stirpe di Frosinone, Frosinone
Juventus Stadium: lo stadio del futuro
Inaugurato nel settembre 2011 dopo due anni di lavori, l’attuale Allianz Stadium sorge sulle ceneri del vecchio Delle Alpi, a seguito di un investimento di 155 milioni di euro. La Juventus iniziò le opere di costruzione dello stadio due anni dopo il ritorno in Serie A, dando vita ad un centro dalle potenzialità economiche futuribili.
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L’impianto accoglie dal maggio 2012 anche il J-Medical, centro in cui i neo giocatori bianconeri si sottopongono alle visite di rito, e il J-Museum, formato da 14 stanze e due piani dove sono presenti gigantografie dei campioni della storia bianconera e frasi iconiche della cultura sportiva della Juventus.
- Capienza: 41.507 spettatori.
- Inizio lavori: giugno 2009.
- Costo: 155 milioni di euro (compresi il J-Museum, il J-Medical, il “Cammino delle stelle” e il centro commerciale Area 12).
Mapei Stadium di Reggio Emilia
La famiglia Squinzi ha messo in ballo la propria azienda, la Mapei, per far fronte alla acquisizione e alla ristrutturazione dello stadio Città del Tricolore: 3,75 milioni spesi tra il 2010 e il 2012 per l’acquisizione dopo il fallimento della Reggiana e per il primo ammodernamento.
Manto sintetico, spogliatoi e panchine nuove, impianto Led pubblicitario e una struttura adatta alla visione dei match, il Mapei Stadium ha ospitato la finale di UEFA Women’s Champions League tra Wolfsburg e Lione nel 2016.
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- Capienza: 23.717 spettatori.
- Inizio lavori: 1994.
- Costo: 11 milioni di euro.
Atalanta: futura Gewiss Arena
Acquistato il vecchio Atleti Azzurri d’Italia nel 2015 per 8,75 milioni di euro, la famiglia Percassi ha iniziato i primi lavori di ristrutturazione nello stesso anno, per poi continuarli nel 201 e poi nel 2019. Il prossimo ampliamento, ottenuto grazie agli investimenti della Gewiss – che si è così appropriata dei naming rights – avverrà nel corso dei prossimi mesi, per una spesa complessiva di 35 milioni di euro.
Dal suo approdo stabile in Europa l’Atalanta ha dovuto fare i conti con spostamenti in altri siti per le partite europee (prima Mapei Stadium a Reggio Emilia, poi San Siro a Milano), e con il nuovo ammodernamento è riuscita a spostarsi definitivamente a Bergamo anche per le partite Europee.
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- Capienza: 21.300 spettatori (attuale) / 24.000 spettatori (con il restyling del 2019).
- Inizio ristrutturazione: 2019.
- Costo ristrutturazione: 35 milioni.
Dacia Arena di Udine: sfida alla tradizione
Nata dopo l’acquisto della superficie per 100 anni dello Stadio Friuli nel 2013 da parte della famiglia Pozzo, la Dacia Arena è stata costruita in tre anni, con una spesa complessiva di 25 milioni i euro.
Lo scontro nato in seno a questa decisione – la scelta di scegliere uno sponsor per il naming dello stadio – ha visto il sindaco di Udine difendere le tradizioni del precedente stadio Friuli, sottolinenando una volta di più il grande scompenso esistente tra la necessità di impianti nuovi e funzionali per il proiettare i club in un futuro che sempre di più si sta trasformando in presente, e il movimento di protezione del passato che in Italia funziona tanto bene.
L’Udinese è comunque riuscita ad inaugurare il suo nuovo impianto nel 2016: un complesso che assomma il Museo dello sport friulano, il fitness center, lo shopping center e uffici di rappresentanza in modo da renderlo attivo sette giorni su sette.
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- Capienza: 25.132 spettatori.
- Inizio ultima ricostruzione: giugno 2014.
- Costo ultima ricostruzione: 25 milioni di euro.
Benito Stirpe di Frosinone
Unico a non figurare tra le squadre di Serie A, il Benito Stirpe di Frosinone nasce da una gestazione di quasi quarant’anni. Iniziati i lavori negli anni ottanta, lo stadio ha visto la luce nel biennio 2015-2016, quando il Frosinone è riuscito ad approdare in Serie A.
Inserito nella classifica dei 27 impianti più belli costruiti nel 2017, il Benito Stipre ha una capienza di circa 16 mila posti ed è concepito per essere utilizzato tutto l’anno. Al suo interno infatti, sono presenti uffici, una palestra, aree di incontro, servizi di ristorazione e il museo del club.
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- Capienza: 16.125 spettatori.
- Inizio lavori: 1974.
- Costo: 20 milioni di euro
Il prossimo passo dell’Italia
Come anticipato, oltre a questi primi cinque esempi di stadi di proprietà, l’Italia si sta muovendo in direzione della costruzione – o dell’acquisto con relativa ristrutturazione – di impianti nuovi adatti all’evoluzione del mondo del calcio mondiale.
Roma, Fiorentina, Bologna e Cagliari paiono essere le compagini più avanti per la costruzione di stadi moderni e polifunzionali, rigorosamente di proprietà e volti a proiettare i club nel nuovo modello di business.
Milan e Inter invece, restano al soglio della decisione del comune di Milano riguardo il futuro di San Siro, anche se i progetti per due nuovi impianti nel 2026 sono pronti e attendono decisioni in merito.
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