Spagna, Real Madrid senza convocati per gli Europei: ecco perché Luis Enrique ha tenuto a casa i giocatori delle Merengues
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La Spagna stecca all’esordio agli Europei contro una Svezia decisamente abbordabile, e tra i tifosi ci si torna a chiedere come mai il ct Luis Enrique non abbia convocato nemmeno un giocatore del Real Madrid, da sempre un pilastro del calcio spagnolo.
La decisione dell’allenatore era nota da tempo e aveva già fatto discutere, anche perché l’ex-tecnico di Roma e Barcellona ha convocato molti giocatori giovani per Euro 2020, stabilendo inoltre il record di giocatori militanti all’estero della storia delle Furie Rosse. “Io un rivoluzionario? L’unica realtà è che il tempo passa, arriva il momento del ricambio generazionale e c’è bisogno di inserire giocatori giovani su cui si può lavorare più a lungo per costruire un progetto importante” ha spiegato nella conferenza stampa prima della Svezia.
Spagna Real Madrid: questione di ricambio generazionale
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Le dichiarazioni di Luis Enrique sono state abbastanza eloquenti: dopo il ciclo d’oro 2008-2012, prima con Aragones e poi con Del Bosque, la Spagna ha vissuto un calo, passato per un’eliminazione al primo turno e due agli ottavi di finale tra Mondiali ed Europei. La discussa fine della gestione Lopetegui ha portato in dote la necessità di una rivoluzione, che Luis Enrique ha scelto di incarnare in pieno.
El seleccionador #LuisEnrique tenía claro que era necesario un cambio de generación en #España. Dicho y hecho.
Ahora es el momento de la verdad. Pasar del discurso a la alta competición.
¿Crees que esta generación podrá lograr grandes resultados como la anterior?
🔁Sí
❤No pic.twitter.com/gIDVFD9cws— Sportium (@sportium) June 14, 2021
L’allenatore delle Furie Rosse ha rinunciato a tanti storici giocatori, a prescindere dal club per cui giocano. Manca il 35enne Sergio Ramos così come pure il 34enne Gerard Piqué, e non sono stati convocati nemmeno altri veterani come Diego Costa, Nacho Monreal, Iago Aspas, David Silva o Pepe Reina.
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L’assenza dei giocatori del Real Madrid comunque spicca, e ha ben altre motivazioni che non il solo ricambio generazionale. Prima di tutto, bisogna riconoscere che nella rosa del Real ci sono appena 10 calciatori convocabili per la Spagna, e tre di questi (Hugo Duro, Sergio Arribas e Miguel Gutierrez) sono giovani che Zidane è stato costretto a promuovere in prima squadra in questa stagione per allungare la rosa.
Florentino Perez non è mai stato famoso per valorizzare i canterani, e il suo Real Madrid da tempo si concentra sui campioni affermati, ai quali vengono affiancati per lo più promesse straniere (Vinicius Junior e Rodrygo, per intenderci). I tre giovani mardileni sopracitati, nell’ultimo anno in bianco hanno totalizzato complessivamente appena 20 presenze.
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A ciò si aggiunge che, dei restanti sette spagnoli della rosa delle Merengues, molti hanno giocato pochissimo in stagione: a causa di diversi infortuni, Dani Carvajal ha disputato appena 15 partite; Alvaro Odriozola è arrivato a quota 16, ma giocando complessivamente meno minuti; Isco, ormai avviato a una spirale discendente, ha raccolto meno di 1.000 minuti in Liga. L’esempio più importante è quello di Sergio Ramos, che tra un infortunio e l’altro ha disputato appena 5 partite nel 2021 ed è infine stato scartato dallo stesso Real, che non gli rinnoverà il contratto.
Ne restano allora tre, ma subito occorre mettere da parte Lucas Vazquez, indisponibile da aprile per una rottura del legamento crociato. Luis Enrique ha quindi potuto considerare appena due convocabili del Real Madrid, Nacho Fernandez e Marco Asensio: il primo ha 31 anni, ha disputato una buona stagione ma non è certo un giocatore imprescidibile. Nei Blancos sarebbe una riserva e difficilmente lo si potrebbe ritenere preferibile ad altri connazionali come Laporte, Eric Garcia o Pau Torres.
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Per quanto riguarda Asensio, decisamente il più papabile tra i possibili nomi per la rosa di Luis Enrique, è un giocatore che viene da stagioni piene di alti e bassi e paga, nonostante abbia solo 25 anni, il fatto di non essersi mai trasformato nel leader che ci si aspettava. Inoltre, occupa il ruolo in cui la Spagna ha maggiormente l’imbarazzo della scelta in quanto a talento, per cui anche la sua assenza non dovrebbe sorprendere più di tanto.
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