Da tempo la stampa iberica critica Luis Enrique per aver plasmato una Spagna senza centravanti. Solo che non è totalmente vero
Nonostante la Spagna sia davvero a un passo dalla qualificazione a Qatar 2022 – in tal senso, la sconfitta della Svezia in Georgia e la contemporanea vittoria delle Furie Rosse in Grecia sono stati risultati fondamentali -, Luis Enrique continua a essere al centro della polemica per la stampa locale.
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Il ct asturiano prima è stato criticato per i risultati dell’ultimo Europeo, poi perché alcune sue scelte in fase di convocazione non sono state capite né tanto meno condivise. Infine, pare che la Spagna, almeno per chi si occupa del tema, abbia un problema con il ruolo di centravanti. Ma è davvero così?
La stampa contro Luis Enrique: polemiche strumentali?
Tra le accuse imputate a Luis Enrique c’è infatti anche quella di giocare volutamente senza un numero nove di riferimento, nonostante lo schema di base delle Furie Rosse sia il 4-3-3 e, a logica, questo modulo si adatterebbe perfettamente alle skills di un vero attaccante centrale.
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Queste polemiche nascono da retaggi del passato difficili da sconfiggere, perché effettivamente la nazionale spagnola storicamente ha sempre avuto un interprete di medio o buon livello da schierare lì davanti.
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Inoltre, c’è una crociata comune a giornali e tv secondo la quale la Spagna segnerebbe poco. In realtà, rimanendo a queste qualificazioni mondiali, i 14 gol segnati in 7 partite non sono pochi. Vero, vanno contestualizzati alle avversarie, ma le Furie Rosse attualmente stanno avendo numeri offensivi migliori di tante selezioni che hanno giocato un match in più.
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Il centravanti serve davvero?
Inoltre, nessuno si è mai chiesto se alla Spagna serva davvero un centravanti, visto che la nazionale allenata da Lucho da tempo si ispira evidentemente al Manchester City di Guardiola, quindi schierandosi spesso con un falso nueve e giocatori offensivi capaci di intercambiarsi tra loro.
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E, in tal senso, di giocatori in grado di svolgere tale ruolo ce ne sono davvero tanti, partendo da Ferran Torres, passando dai vari Oyarzabal, Dani Olmo, Rodrigo, Fornals, la new entry Brahim Diaz, lo stesso Gerard Moreno – bomber implacabile in Liga, ma non un vero centravanti -, Ansu Fati oppure Sarabia.
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Ergo, quello dell’attaccante centrale vero e proprio, alla fine, potrebbe anche essere considerato un falso problema, utilizzato come strumentalizzazione per andare contro a un allenatore che alla stampa non è mai piaciuto fino in fondo.
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Detto di Gerard Moreno, attaccante sì ma che ama partire più da posizione esterna, un discorso parallelo va fatto per Morata: lo juventino è più una punta da attacco a due e, nonostante venga spesso utilizzato, non è uno con troppi gol nei piedi.
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Contro la Grecia Luis Enrique ha finalmente concesso una chance a Raul de Tomas, che bene sta facendo all’Espanyol, ma di numeri nove con queste caratteristiche, anche volendo, non è che ce ne siano così tanti come si pensa.
Un altro è Rafa Mir, ottimo nel suo primo impatto al Siviglia, che probabilmente vedremo prossimamente nelle liste delle Furie Rosse. Poi, però, c’è il vuoto, a meno nel lotto non si voglia considerare anche Abel Ruiz, punta del Braga con due presenze all’attivo in nazionale.
I tempi dei Fernando Torres e dei Villa – anche lui atipico, ma adattabile ovunque – sono dunque terminati, almeno per il momento, e la contemporanea esplosione di tanti centrocampisti offensivi, trequartisti ed esterni ha fatto il resto. Per questo la Spagna al bomber vecchio stampo può rinunciare. Almeno per adesso.
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