La memorabile semifinale di Champions della Roma nel 2018 passa per il grande salvataggio di Bruno Peres nell’ottavo d’andata contro lo Shakhtar Donetsk.
La stagione 2017-2018 è abbastanza particolare, per usare un eufemismo, in casa Roma. La prima senza Francesco Totti, senza l’eterno capitano. La prima in cui Daniele De Rossi, alla tenera età di 34 anni, cessa finalmente di essere capitan futuro e diventa il vero padrone di quella fascia da stringere al braccio. La prima di Eusebio Di Francesco sulla panchina della Roma, della squadra con cui da calciatore ha vinto lo scudetto. Una stagione del tutto nuova, imprevedibile, disorientante, ma anche eccitante. Una stagione che si rivelerà come una delle più emozionanti della storia recente del club giallorosso.
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L’impresa della Roma nel girone
La stagione 2017-2018 parte in realtà dall’ultima gara dell’anno precedente, dall’addio al calcio di Totti, ma anche da quel gol allo scadere di Perotti che, oltre a non rovinare la festa al capitano, ha il discreto merito di portare la Roma in Champions League. Con la vittoria in extremis contro il Genoa, i giallorossi si assicurano un posto nella più prestigiosa competizione europea.
L’avventura continentale dei giallorossi però si prospetta non semplice, visto che l’urna accoppia i capitolini con l’Atletico Madrid, semifinalista l’anno precedente, e il Chelsea, campione d’Inghilterra in casa. A completare il raggruppamento il timido Qarabag.
Proprio gli azeri risulteranno decisivi, favorendo una clamorosa qualificazione di una Roma che gioca un girone pazzesco. Le parate di Alisson tengono in vita i giallorossi all’esordio con l’Atletico, le prodezze di Dzeko valgono un punto a Stanford Bridge, mentre la serata del Faraone propizia un clamoroso 3-0 rifilato al Chelsea. La squadra di Di Francesco riesce, contro ogni pronostico, non solo a superare il girone, ma anche a vincerlo, mettendosi alle spalle i Blues ed eliminando i Colchoneros, terzi nel gruppo.
Una grande impresa per i giallorossi, un primo posto che potrebbe valere un sorteggio quantomeno abbordabile. Agli ottavi, infatti, la Roma pesca lo Shakhtar Donetsk, squadra sicuramente alla portata dei giallorossi. Gli ucraini, però, sono sempre un osso duro da battere e ben presto i capitolini se ne renderanno conto.
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La sfida con lo Shakhtar
Dopo lo spettacolare girone vinto, la Roma torna in campo per la fase finale della Champions League il 21 febbraio 2018. Si parte con l’andata in Ucraina, a Kharkhiv e non a Donetsk perché il conflitto in atto tra Ucraina e Russia imperversa nella regione del Donbass, che ospita appunto le partite dello Shakhtar, costringendo quest’ultimi a migrare altrove.
I neroarancio anche vengono da un’ottima fase a gironi, passando il turno al secondo posto alle spalle del City, ma davanti a Napoli e Feyenoord. L’immagine del tecnico degli ucraini, Paulo Fonseca, vestito da Zorro dopo la vittoria col City è una delle più iconiche della recente storia della Champions League.
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Il portoghese, che ironia della sorte di lì a poco più di un anno avrebbe guidato proprio la Roma, schiera la propria squadra con un 4-2-3-1, marchio di fabbrica della storia dello Shakhtar. Di fronte una Roma col proverbiale 4-3-3 difranceschiano. Il match parte forte per i giallorossi, che passano in vantaggio poco prima della fine del primo tempo con la firma di Cengiz Ünder, imbeccato con una splendida palla da Edin Dzeko solo davanti al portiere ucraino.
Una rete che rompe il ghiaccio e forse fa rilassare troppo la Roma, che s’inebria nell’estasi di un girone quasi perfetto e di un vantaggio molto rassicurante, rischiando di pagarne il pesantissimo dazio nella ripresa.
Il salvatore inaspettato
Dopo appena 7 minuti di gioco il centravanti degli ucraini, Facundo Ferreyra, viene lanciato in profondità , approfitta di un buco di Florenzi, scarta Manolas rientrando verso l’interno e batte Alisson, riportando l’equilibrio nel match. Da quel momento, la Roma cala tremendamente e lo Shakhtar imperversa, rendendosi pericoloso soprattutto con l’apporto di Ismaily sulla sinistra. Ci pensa Alisson a tenere viva la Roma, con due grandi interventi prima su Marlos, poi su Taison. Al minuto 71 però nemmeno l’estremo difensore verdeoro può niente sulla punizione chirurgica di Fred, che porta avanti lo Shakhtar.
Sotto 2-1, la squadra di Di Francesco prova a difendere quel risultato, sperando di assorbire i colpi sempre più tremendi e potenti degli ucraini. In grandissima difficoltà , la Roma però trova un protagonista completamente inaspettato, che tiene vive le speranze qualificazione. Al 91’ Taison penetra in area, mette un pallone in mezzo che capita sui piedi di Ferreyra, il quale tira a botta sicura, da due passi, trovando però l’opposizione miracolosa di Bruno Peres.
Il piede del brasiliano, alzato in maniera quasi innaturale, devia la palla e salva la Roma. Il 3-1 avrebbe definitivamente tagliato le gambe alla squadra di Di Francesco, complicando non poco il discorso qualificazione. Col 2-1 invece tutto rimane aperto e, al ritorno, un gol di Dzeko basterà per conquistare i quarti. Il resto poi è storia, col clamoroso 3-0 al Barcellona e l’approdo in semifinale. Senza però quel piede a mezza altezza di Bruno Peres, probabilmente non ci sarebbe stata una delle imprese più grandi della storia della Roma. Non ci sarebbe stato quel sensazionale Roma-Barcellona.
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