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Un anno fa l’Italia calcistica scopriva definitivamente Sebastiano Esposito, probabilmente il migliore tra i giovani prospetti del nostro calcio in ottica futura. Con il calcio di rigore realizzato al Genoa, su gentile e nobile concessione di Lukaku, all’età di 17 anni e 172 giorni era diventato il secondo giocatore di sempre nella storia dell’Inter ad aver segnato un gol in serie A. Il più giovane nerazzurro nel ventunesimo secolo ad aver disputato una partita dal primo minuto strappando il primato a Mario Balotelli.

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Quel giorno la sua parabola sembrava soltanto all’inizio. Il predestinato capace di polverizzare ogni record di precocità anche a livello giovanile, era finalmente approdato nel calcio dei grandi. Parte integrante della rosa della prima Inter di Antonio Conte, l’allenatore che quasi per caso se l’era ritrovato a disposizione e aveva deciso di tenerlo con se nel ruolo di quarto attaccante alle spalle di Lukaku, Lautaro Martinez e Alexis Sanchez, autentici mostri sacri dai quali imparare il più possibile con l’obiettivo di crescere.

Sebastiano Esposito, un anno dopo

365 giorni dopo molte sono cose cambiate per il classe 2002. Il prestito in B alla Spal, tra le principali candidate alla promozione, ma soprattutto il primo vero momento di oggettiva difficoltà in una carriera che sin qui aveva conosciuto esclusivamente momenti esaltanti.

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Dopo la retrocessione della scorsa stagione, la società guidata dal presidente Mattioni, ha scommesso fortemente su un immediato ritorno in A. Per farlo ha puntato su Pasquale Marino, grande conoscitore della categoria, mantenendo pressoché intatta l’ossatura della squadra protagonista del triennio nella massima serie. L’inserimento di alcuni giovani interessanti ha completato il quadro di un progetto ambizioso, arricchitosi della sua ciliegina proprio negli ultimi giorni di trattative della sessione di mercato estiva.

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Alla ricerca di una squadra che potesse garantirgli una certa continuità utile a proseguire il proprio percorso di crescita, Sebastiano Esposito e il suo entourage hanno deciso di sposare la causa della Spal. Una scelta necessaria per il ragazzo, chiuso dalla folta concorrenza in nerazzurro e ritenuto ancora troppo acerbo da Antonio Conte. A Ferrara avrebbe ritrovato il fratello maggiore Salvatore, reduce dalla positiva esperienza al Chievo Verona, ulteriore motivazione per propendere verso una discesa di categoria piuttosto restare nel massimo campionato in un club medio piccolo.

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Le prime difficoltà

Il debutto in under 21 di inizio settembre sembrava il preludio a una stagione da protagonista e in effetti anche il primo approccio con la nuova realtà lasciava pensare che tutto andasse in quella direzione. Fino a questo momento tuttavia, i numeri della sua stagione raccontano di un giocatore che non è riuscito a incidere quando è stato impiegato dal primo minuto, scivolando pian piano indietro nelle gerarchie del suo allenatore. 470 minuti disputati in 10 presenze in campionato (47 minuti di media a partita), un gol segnato e tanta, troppa panchina. Questo fino al momento il magro bilancio di Esposito in maglia biancazzurra, anche se fermarsi soltanto alle apparenze non rende evidentemente pieno merito al ragazzo.

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Chi conosce il campionato di serie B saprà certamente delle tante insidie che questo nasconde. In questo senso, il torneo cadetto non ha mai fatto prigionieri e nella sua storia ha mietuto vittime illustri. Non è semplice calarsi nella realtà delle serie minori, laddove la classe e il talento rischiano di essere vanificate dalla mancanza del giusto atteggiamento mentale. La lunghezza di un campionato altamente livellato nei suoi valori assoluti, con la contemporanea presenza di tante squadre attrezzate e soprattutto affamate, contribuiscono ulteriormente a dare al contesto un innegabile fascino.

Sebastiano Esposito, un talento da non disperdere

Con questo non si vuole affermare che Sebastiano Esposito abbia approcciato la sua nuova avventura in modo sbagliato, ma piuttosto riaffermare le tante difficoltà che possono aver contribuito ad alimentare il momento delicato. L’ultima presenza da titolare risale ormai allo scorso 6 novembre nel match vinto dalla Spal con la Salernitana, mentre l’unica rete messa a segno resta quella al Pescara da subentrato. Un gol tanto atteso che si immaginava potesse contribuire a garantirgli più minutaggio e considerazione, oltre evidentemente ad accrescerne l’autostima.

Le quattro esclusioni successive (compresa l’ultima di Venezia nella quale non è nemmeno entrato) fanno rumore e stridono con i 270 minuti di astinenza da gol di una squadra dal potenziale offensivo enorme come la Spal. Possibile che Marino stia pensando di rilanciare Esposito al fianco di una prima punta, ma è chiaro che ulteriori panchine alimenterebbero i dubbi e i chiacchiericci riguardo la bontà della scelta fatta in estate. E così, con le aspettative restano alte, occorrerebbe trovare la giusta soluzione per un ragazzo che ha voglia e bisogno di giocare.

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