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Lo scandalo del calcioscommesse che si abbattè sul calcio italiano nel 1980, coinvolgendo anche Paolo Rossi, è una di quelle storie che hanno segnato il nostro sport e anche l’intero paese. Ecco cosa accadde.

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Il 1° marzo del 1980 scoppiava il primo grande scandalo del calcio italiano, noto all’epoca come Totonero sulle pagine dei giornali, ma passato alla storia come lo scandalo del calcioscommesse. Causò pesanti squalifiche di giocatori e dirigenti ai più alti livelli del campionato, penalità in classifica e addirittura retrocessioni: se vi sembra che Calciopoli fu clamoroso, questa storia vi farà cambiare idea.

Tutto partì da due signori romani, Massimo Cruciani e Alvaro Trinca, che in quella data si presentarono alla Procura della Repubblica capitolina per un esposto, sostenendo di essere vittime di una truffa: i colpevoli erano 27 calciatori di Serie A e B e diversi dirigenti sportivi. Poche settimane dopo, alcuni di questi accusati venivano arrestati direttamente sui campi da gioco, alla fine delle partite.

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Le origini dello scandalo del calcioscommesse

Massimo Cruciani – potrebbe farvi sorridere – era un commercianti di ortofrutta. Si occupava di vendite all’ingrosso e uno dei suoi principali clienti era Alvaro Trinca, il proprietario de “La Lampara”, un ristorante sito vicino a Piazza del Popolo, a Roma. Il ristorante di Trinca era abbastanza noto in città, e tra i suoi clienti più assidui c’erano i calciatori, sia della Roma che della Lazio. Proprio per via di questa conoscenza diretta con tanti importanti giocatori di Serie A, a Trinca e Cruciani venne in mente di combinare alcune partite.

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Il piano dei due trovò subito una sponda in alcuni giocatori biancocelesti – Massimo Cacciatori, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Giuseppe Wilson – che strinsero accordi con colleghi e dirigenti di altre squadre. La prima partita combinata del futuro scandalo del calcioscommesse si disputò il 1° novembre 1979 tra Palermo e Lazio, e altre seguirono, coinvolgendo un gran numero di figure delle prime due serie professionistiche italiane.

Il 13 gennaio 1980, però, Lazio-Avellino si concluse sull’1-1, contravvenendo quanto stabilito dalla cricca. Ben presto, l’organizzazione si rese conto che controllare il risultato delle partite era molto più complesso di quanto potesse sembrare; e mentre i match iniziavano sempre più spesso a sfatare i “pronostici”, Cruciani e Trinca perdevano centinaia di milioni di lire.

A marzo, esasperati, presero l’incredibile decisione di denunciare per truffa diversi giocatori e i dirigenti di 12 club. Quasi sicuramente, entrambi sapevano quali sarebbero state le conseguenze: l’accusa di truffa non poteva far riavere a Cruciani e Trinca i loro risparmi, ma sarebbe stata una sorta di vendetta contro il mondo del calcio.

Cosa successe in tribunale

Lo scandalo del calcioscommesse del 1980 si palesò così davanti agli occhi del pubblico con le immagini trasmesse in tv da 90° Minuto, con le camionette della Polizia e della Guardia di Finanza dentro agli stadi.

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Furono coinvolti nomi molto importanti del calcio italiano di quegli anni, come i già citati giocatori della Lazio, il bomber del Bologna Giuseppe Savoldi, il centrocampista della Fiorentina e della Nazionale Giancarlo Antognoni (poi assolto), e la stella del Perugia Paolo Rossi. Chi sembrò fin da subito avere una posizione molto compromessa fu il Milan: il presidente Felice Colombo era indicato come uno dei più attivi nelle combine, assieme ai giocatori Enrico Albertosi e Giorgio Morini. In particolare, Colombo aveva affidato a Morini 20 milioni da consegnare a Roma a Cruciani e Trinca a gennaio, per convicerli a non denunciare tutto dopo che il Milan aveva fatto saltare il risultato concordato della partita contro la Lazio.

La giustizia sportiva agì prontamente in estate, per stabilire le responsabilità e rendere possibile la stagione successiva. Il processo d’appello si concluse il 31 luglio con pesanti decisioni: mentre Juventus, Napoli e Pescara venivano assolte; Bologna, Avellino e Perugia avrebbero subito 5 punti di penalità nel nuovo campionato; Lazio e Milan, invece, furono addirittura retrocesse in Serie B. Nella categoria cadetta, 5 punti di penalizzazione furono comminati a Palermo e Taranto.

Diversi giocatori vennero squalficati, con sentenze che andavano dai tre mesi del napoletano Oscar Damiani ai 6 anni dell’avellinese Stefano Pellegrini. Morini fu punito con 10 mesi di sospensione; Rossi due anni; Wilson con tre anni; Savoldi, Manfredonia e Giordano 3 anni e 6 mesi; Albertosi quattro anni. Felice Colombo venne addirittura radiato dal calcio.

Le conseguenze

Il volto del calcio italiano cambiò radicalmente, da allora. C’erano già stati alcuni piccoli casi di combine, ma lo scandalo del calcioscommesse fu tutta un’altra cosa, e di fatto apriva una nuova fase non solo nella storia sportiva dell’Italia, ma anche in quella politica: i giudici divennero sempre più protagonisti del dibattito quotidiano sui giornali, e questo avrebbe portato, dodici anni dopo, a Tangentopoli.

scandalo del calcioscommesse

Fonte Immagine: La Stampa

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Le conseguenze in ambito calcistico furono considerevoli. Il Milan si ritrovò distrutto dall’onta della prima retrocessione della sua storia, entrando in una crisi che lo avrebbe riportato in B nel 1982, e che si sarebbe conclusa solo con l’arrivo di Berlusconi nel 1986. Similarmente, la Lazio, che nel 1974 era divenuta campione d’Italia, declinò inesorabilmente, e dovette attendere fino al 1983 per tornare in Serie A.

Il grave danno d’immagine al campionato italiano, i cui club negli ultimi anni avevano ottenuto pochi successi a livello internazionale, finì per coincidere con la riapertura delle frontiere dopo quattordici anni, tornando a consentire l’acquisto degli stranieri. Così, a partire dagli anni Ottanta, i grandi campioni internazionali come Platini, Maradona, Zico e Van Basten portarono la Serie A nel suo periodo di massimo splendore.

Splendore che coinvolse anche la Nazionale, che nel 1982 si presentava ai Mondiali con la coraggiosa decisione del ct Bearzot di convocare anche Paolo Rossi, reduce da due anni senza calcio e che aveva disputato appena una manciata di partite a fine stagione, conclusa la squalifica. Rossi, invece, fu protagonista del titolo iridato, capocannoniere della competizione e a fine anno vinse il Pallone d’Oro.

Il successo dell’Italia convinse la FIGC a rimettere inaspettatamente mano alle sentenze del Totonero, condonando due anni di squalifica a quei giocatori che ancora non avevano potuto tornare all’attività. Nel frattempo, nel dicembre del 1980 la giustizia ordinaria aveva comunicato una sentenza altrettanto clamorosa: tutti gli imputati per lo scandalo del calcioscommesse erano assolti dal processo penale perché il fatto non sussisteva.

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