Sarri espugna il Maradona e porta la Lazio momentaneamente al secondo posto, con una rosa costruita con piccoli investimenti e tante scommesse.
Quanti potevano prevedere che, a inizio marzo della sua secondo stagione in biancoceleste, Maurizio Sarri avrebbe potuto trovarsi a questo punto della classifica. La sua Lazio è divenuta la prima squadra a vincere al Maradona quest’anno e, in attesa dei risultati di Milan e Inter, si triva seconda in classifica.
L’anno scorso aveva chiuso quinta, e ora punta a tornare in Champions League, dopo aver assorbito pienamente i dettami tattici del suo allenatore. Merito anche di un sapiente lavoro di scouting e selezione dei giocatori operato dalla dirigenza, ormai specializzata in questo genere di trattative low cost. Ma stavolta la sfida era più complessa: rivoluzionare la rosa per passare dal 3-5-2 di Simone Inzaghi al 4-3-3 di Sarri. E il merito dell’allenatore è stato anche di riuscire a valorizzare subito i nuovi arrivi.
La Lazio di Sarri: rosa low cost
Si è parlato molto dell’abilità di Giuntoli e De Laurentiis nel costruire, assieme a Spalletti, un Napoli low cost, ma la squadra biancoceleste, che ieri sera si è imposta al Maradona, ha fatto anche meglio da questo punto di vista. La squadra schierata da Sarri ieri sera a Napoli è costata 51,6 milioni di euro, contando anche le tre riserve subentrate dalla panchina: numeri nemmeno confrontarbili con la rosa dei partenopei, se consideriamo che il cartellino del solo Osimhen è stato pagato una cifra superiore.
Specialmente nella scorsa stagione, la Lazio era stata costruita con impeccabile precisione e contenendo le spese. Elementi preziosi sono arrivati gratuitamente o quasi: Hysaj e Pedro sono stati dei parametri zero, Felipe Anderson è costato appena 3 milioni di euro, mentre Zaccagni e Basic sono arrivati per delle cifre attorno ai 7 milioni.
La scorsa estate Tare e Lotito hanno deciso di investire indubbiamente qualcosa in più sul mercato, considerando anche il dover far fronte alle coppe europee, ma non sono mai state stanziate cifre esagerate. I più costosi, con circa 10 milioni di cartellino complessivo, sono stati Luis Maximiano e Casale, e poco meno sono stati pagati Marcos Antonio (7,5 milioni più 2 di bonus) e Cancellieri (7 + 1,5). Mario Gila è arrivato per 6 milioni, Provedel per poco più di 2, mentre Romagnoli e Vecino, ieri autore del gol che ha sconfitto il Napoli capolista, sono altri due parametri zero.
Tutto ciò è andato a innestarsi su una rosa che aveva già dei pilastri ben solidi, su tutti Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Ciro Immobile (anche loro tutti costati cifre molto contenute: il serbo è stato preso per 12 milioni dal Genk nel 2015, gli altri due per meno). Una differenza, però, che ieri sera in campo non si è vista.