Cosa sta succedendo al reparto offensivo della Roma? I numeri impietosi dell’attacco giallorosso
In casa col Napoli è un’arrivata una sconfitta che, sebbene sia giunta grazie a un eurogol di Osimhen e a fronte di poche altre occasioni per i partenopei, ha messo in luce, ancora una volta, un grande problema per la squadra giallorossa. L’undici di José Mourinho ha infatti chiuso la partita con zero tiri in porta: un dato assurdo, che non si verificava dal 2015, nello specifico da un altro Roma-Napoli, terminato però quello 0-0. Stavolta è arrivata la magia di Osimhen a far crollare i giallorossi, ma al di là della singola partita, a preoccupare sono i numeri, in generale, dell’attacco della Roma.
In questo campionato la Roma ha segnato appena 13 gol in 11 gare, poco più di un gol a partita. Escludendo Paulo Dybala, il reparto offensivo giallorosso è stato in grado di confezionare appena 3 reti: due con Abraham e una con Pellegrini. Il solo Smalling, da solo, ha segnato lo stesso numero di gol. Ancora a secco Zaniolo e Belotti, che quantomeno ha realizzato due reti in Europa League e ha giocato quasi la metà dei minuti del 22 e quasi un terzo rispetto ad Abraham. Polveri bagnatissime per l’attacco della Roma, per cui il gol sta diventando davvero un problema enorme.
Perché la Roma non segna
A inizio anno, l’attacco sembrava il fiore all’occhiello della squadra giallorossa, con i famosi fa four più Belotti pronti a mettere a ferro e fuoco le difese avversarie. La realtà, invece, si è rivelata molto diversa. La squadra di Mourinho è molto solida in difesa, ma tremendamente sterile in avanti. Queste difficoltà si riconducono a diversi motivi. Innanzitutto lo scadente stato di forma di alcuni interpreti, su tutti Abraham e Zaniolo, che faticano a trovare continuità e lucidità. Tuttavia, questa mancanza di efficacia è da ricondurre anche a un eccessivo sforzo fisico richiesto ai calciatori, che spesso si trovano a dover compiere strappi di 30-40 metri per arrivare in porta, perdendo inevitabilmente lucidità.
La Roma è una squadra che bypassa completamente il centrocampo e quindi non accompagna l’azione. Lo fa molto poco anche con gli esterni, con Spinazzola ancora alla ricerca della forma giusta e gli altri alle prese con troppi guai fisici. Il problema della Roma è in fase di costruzione: manca fluidità di manovra e la squadra finisce per affidarsi alle giocate dei singoli. Non a caso, l’unica luce finora è stata quella di Dybala, giocatore di classe superiore, capace di predicare nel deserto. Senza l’argentino la Roma ha perso la bussola e anche quel poco che creava davanti. Si possono parlare degli errori dei singoli, sicuramente, dello scarso momento di forma di Abraham e Zaniolo e della stanchezza di Pellegrini, chiamato ogni volta a fare da collante col centrocampo e ad allontanarsi dalla porta. La realtà, però, è che la Roma non arriva a tirare in porta perché non crea le condizioni per fare male, ma si affida solo a giocate estemporanee e individuali. Ma non sempre c’è Dybala a tirare fuori il colpo o un calcio d’angolo per risolvere la partita.