Tra Atalanta e Roma, Ibañez non è mai sceso in campo prima del lockdown. Poi, l’improvvisa esplosione con i giallorossi e la consacrazione contro l’Inter. Fonseca potrebbe aver scovato in casa un potenziale futuro titolare per la sua retroguardia.
Ventuno presenze con la maglia del Fluminense prima del grande salto nel calcio europeo. Un accordo importante con quell’Atalanta che, nel gennaio del 2019, ha deciso di investire 4 milioni di euro su di lui. Roger Ibañez si è presentato al nostro campionato con l’etichetta del giocatore qualitativamente dotato e di grande prospettiva. Un centrale classe ’98 pronto a confrontarsi coraggiosamente con uno dei campionati più competitivi al mondo.
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Soltanto 2, tuttavia, le presenze con il nerazzurro bergamasco addosso. Dopo l’esordio in massima serie dell’11 maggio 2019 contro il Genoa, il ragazzo di Canela – centro di circa 40 mila abitanti nello Stato del Rio Grande do Sul – è stato impiegato da Gasperini nella sfida di Champions dell’11 dicembre scorso contro lo Shakhtar Donetsk. Sedici minuti sul terreno di gioco che hanno poi assunto il retrogusto dell’addio con la Dea.
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Acquisto oneroso
“Più di 10 milioni spesi e solo una presenza in Serie A”. Immaginiamo fosse questo il pensiero ricorrente nella testa di tanti tifosi giallorossi al momento dell’acquisto di Ibañez nella scorsa sessione di mercato. Arrivato a Roma con la formula del prestito per 18 mesi con obbligo di riscatto fissato a 9 milioni più 2 di bonus, il giovane brasiliano ha però immediatamente goduto dell’assoluta fiducia societaria. Il sentore di una sorta di déjà vu dopo quanto accaduto col precedente – e azzeccatissimo – acquisto di Nicolò Zaniolo.
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Potenzialità e qualità. Sono probabilmente questi i due principali elementi che hanno convinto il club capitolino ad investire in maniera decisa su Ibañez. Tutt’altro che facile, tuttavia, l’inizio dell’avventura giallorossa per il brasiliano, mai sceso in campo nel periodo antecedente al lockdown. Poi, la maglia da titolare contro la Sampdoria e quel posto dal primo minuto conquistato lentamente con sudore e allenamento.
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In panchina contro il Milan – seconda uscita degli uomini di Fonseca dopo la ripresa – il centrale brasiliano ha poi collezionato 6 presenze consecutive in campionato, incrementando esponenzialmente il livello delle proprie prestazioni.
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Ibañez, regista basso
Cresciuto nelle giovanili del Grêmio Atlético Osoriense prima e del PRS Futebol Clube poi, Ibañez nasce calcisticamente come centrocampista centrale, arretrando poi il proprio raggio d’azione nel corso delle sue successive esperienze. Un processo esattamente inverso rispetto a quello che ha visto protagonista il connazionale ed ex Roma Marquinhos, ora perno della mediana del Paris Saint-Germain.
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Il passato da centrocampista di Ibañez è facilmente riscontrabile nelle grandi doti di impostazione evidenziate dal centrale nelle sue ultime uscite in giallorosso. Il ventunenne è infatti capace di gestire con sicurezza e precisione il pallone, facendo ripartire al meglio l’azione dalle retrovie e servendo gli esterni o gli attaccanti con tocchi e lanci calibrati al millimetro. Bravo negli anticipi e nelle letture, Ibañez è inoltre provvisto di un ottimo colpo di testa, qualità resa possibile dalla sua buona struttura fisica (186 cm per 73 kg).
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Difesa a 3 o a 4: Ibañez è in grado di adattarsi al meglio a diverse soluzioni tattiche. E contro l’Inter di Antonio Conte, con accanto Mancini e Kolarov nel 3-4-2-1 di Fonseca, il classe ’98 si è reso protagonista di una delle prestazioni migliori da quando veste la maglia giallorossa.
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Futuro roseo
Secondo gli ultimi rumors, la società capitolina dovrebbe presto inserire Ibañez nella lista per la prossima Europa League. Il giusto premio per un giocatore che, all’età di 21 anni – saranno 22 il prossimo 23 novembre – pare aver trovato la sua giusta dimensione calcistica.
Mancini, Smalling, Fazio e, ora, Ibañez. Dopo essersi preso con forza la maglia da titolare, il giovane brasiliano ora non vuole più fermarsi. Il sogno? Quello di scrivere la storia della Roma e della sua nazionale. Ambizioni più che legittime per un ventunenne promettente e in piena rampa di lancio.
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