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Rodrigo De Paul è migliorato tanto dopo il Mondiale, il timido trequartista dell’Udinese è ora un calciatore completo e utile alle grandi squadre

Nell’estate 2021 nessuna delle protagoniste del nostro campionato ha deciso di investire trentacinque milioni per Rodrigo De Paul, reduce da un’annata incredibile in maglia bianconera ma deciso a provare qualcosa di nuovo per la sua carriera. Fino a quel momento il suo talento si era limitato a percorrere la strada tra Valencia e Udine, due città in cui il calcio si vive visceralmente ma dove la sua crescita veniva arginata dai limiti che piazze di questo livello impongono per ambizione e storia. Nei cinque anni da tuttocampista – un po’ mezz’ala, un po’ trequartista – dell’Udinese il classe ’94 argentino ha dimostrato qualità offensive importantissime, segnando tanti gol – trentaquattro – e creando gioco per i compagni arrivando a quota trentasette assist in quasi duecento partite. Numeri che lo rendevano un importante creatore di gioco per una media squadra del nostro campionato e che nascondevano ciò che all’Atletico è poi diventato palese al mondo del calcio europeo. 

Nell’estate 2021 infatti si è presentato un bivio per la carriera e per le qualità di De Paul: se una grande del nostro campionato ci avesse investito i denari sufficienti a incorporarlo nella propria rosa molto probabilmente le sue qualità offensive sarebbero cresciute proporzionalmente alla qualità del gioco della nuova squadra. In Serie A avrebbe potuto imporsi come trequartista capace anche di rendersi utile in fase di non possesso, migliorando i numeri già ottimi in fase realizzativa. Dall’altra parte, con l’’approdo all’Atletico Madrid altre statistiche sono diventate fondamentali per la sua crescita. Dal recupero dei palloni alla capacità tattica di posizionamento in campo, dalla qualità nel palleggio in uscita al controllo della situazione contro avversari lanciati in possesso. La strada presa alle dipendenze di Simeone ha quindi tagliato con l’accetta i numeri offensivi del calciatore, rendendolo utile al progetto Atletico Madrid al punto da renderlo titolare fisso nell’Argentina campione del Mondo. 

La sua crescita in termini europei lo ha reso uno dei soldati del Cholo, che a Madrid ha sempre voluto giocatori e uomini capaci di dedicarsi a pieno ai compiti assegnati, in grado di piegare i propri desideri personali alle necessità della causa comune, quella religione dell’Atleti che tutti coinvolge e che non eleva nessuno all’infuori del tifo del Wanda Metropolitano. Paradossalmente, spostando il proprio baricentro di azione dalla trequarti avversaria alla mediana del campo, De Paul ha compiuto un salto di qualità incredibile che gli sta permettendo di far parte di grandissime squadre – Atletico e Argentina – dove altrimenti avrebbe avuto poco spazio. 

Da trequartista le qualità dell’argentino non si discutono, ma il loro trasposto numerico non sarebbe stato sufficiente per renderlo protagonista in una big europea come l’Atletico Madrid o – ancor di più – nell’Argentina campione del Mondo. Per questo il suo talento è un rimpianto della Serie A, per quel bivio che – fosse rimasto nel nostro campionato – avrebbe preso forse in una direzione diversa

De Paul e la Serie A 

Arrivato a Udine nel 2016, De Paul ha tempestato il campionato con prestazioni di livello fino all’ultimo momento utile per convincere Milan, Intero Juventus a puntare su di lui. Nonostante i numeri ottimi e il palese impatto che il calciatore aveva sulla Serie A, nessuna tra le tre contendenti ha avuto il coraggio (o la forza economica) di puntare su di lui, rinunciando implicitamente ad una versione di De Paul più creativa e meno tattica. Ci hanno provato un po’ tutte nel corso degli anni: prima la Juventus, poi l’Inter e per ultimo il Milan – proprio nel 2021 e nell’estate successiva al trasferimento all’Atletico – senza mai scegliere per davvero il prospetto creativo del ragazzo cresciuto nel Racing. 

Forse però, è stato meglio così. É stato meglio così perché De Paul è diventato un calciatore più forte andando all’Atletico Madrid, è cresciuto mentalmente e fisicamente cambiando la propria presenza in campo per adattarsi alle richieste del Cholo, richieste che gli hanno permesso di diventare un cardine dell’Argentina e di vincere quello storico mondiale che lo ha reso uomo oltre che calciatore internazionale. 

E allora la mancanza di tempestività nelle decisioni di mercato, la scarsità di risorse e – forse – anche la parziale incompetenza di dirigenze capaci di lasciar andare un talento di questo livello hanno permesso a De Paul di crescere e migliorare, e di vivere l’avventura più importante della sua carriera: il mondiale in Qatar da protagonista. 

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