Si è ritirato Franck Ribery a 39 anni, dopo una lunga e importante carriera. Dice di essere stato uno dei migliori calciatori al mondo, ma è davvero così?
La domanda può nascere spontanea per vari motivi. Innanzitutto, tra gli appassionati più giovani, che lo hanno conosciuto soprattutto come veterano dal volto inquietante e spesso infortunato con le maglie di Fiorentina e Salernitana. Lui, però, ha una considerazione di sè ben diversa, dato che alla Gazzetta dello Sport ha detto candidamente: “Sono stato uno dei primi 5 giocatori al mondo”.
A 39 anni, ieri, Franck Ribery ha annunciato il suo addio al calcio giocato, dopo l’ennesimo infortunio che gli ha permesso di scendere in campo in appena due occasioni da agosto a oggi. Entrerà nello staff della Salernitana, che resterà così il suo ultimo club da giocatore. Ma quale eredità lascia al mondo del calcio?
Cosa resta di Ribery
Sicuramente il ricordo di un campione sfortunato. Se oggi a qualcuno può stonare sentirlo inserito in una top 5 mondiale, è anche perché ha vinto meno di quanto avrebbe meritato, a partire dalla Nazionale, dove ha fatto da filo di collegamento tra la generazione d’oro di Zidane e Thuram a quella di Pogba e Griezmann. Ma alla fine dopo la finale del 2006, giocata quando aveva 23 anni, i suoi anni d’oro hanno rappresentato quelli in cui la Francia si stava riassestando.
Meglio gli è andata coi club, o meglio col club: il Bayern Monaco, con cui ha dominato a lungo il calcio tedesco tra il 2007 e il 2019, lavorando agli ordini di allenatori eccezionali come Hitzfeld, Heynckes, Van Gaal, Guardiola e Ancelotti. Tre finali di Champions League, di cui una vinta, e numeri sempre estremamente rilevanti, ma senza mai riuscire ad affermarsi come il simbolo di quella squadra: più spettacolare Robben, più essenziale Muller, più rivoluzionari Neuer e Lahm, più geniali Schweinsteiger e Kross.
Eppure che sia stato uno dei migliori al mondo non dovrebbe essere veramente fuori discussione. Non solo per una questione tecnica, ma anche di importanza nello spogliatoio (e se ne sono accorti anche a Salerno), Ribery è sempre stato l’uomo giusto al momento giusto: linfa fresca e imprevedibilità nella Francia dei veterani di Domenech, figura fondamentale del rilancio del Bayern dopo la disastrosa stagione 2006/2007.
Nel 2013 arrivò terzo nella classifica del Pallone d’Oro: se non ci fossero stati Messi e Cristiano Ronaldo (e quell’assurdo duopolio che era prima di tutto mediatico e solo secondariamente tecnico), avrebbe ora un trofeo in più a ricordare a tutti il suo immenso valore. Non è un caso se, nell’ultimo decennio, l’unico altro francese ad avere fatto meglio di lui in questa classifica è stato Benzema, pochi giorni fa.