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Nella notte principesca di un Parco nel quale tutti fremevano dalla voglia di vedere all’opera i magnifici quattro Neymar, Messi, Di Maria e Mbappé, ecco che ti spunta un brasiliano sbarazzino che con la testa bassa ma con il cuore in alto per poco non faceva crollare le tribune parigine.

Lucas Paquetá ha quasi da solo fatto saltare il solido banco del feudo della capitale diventando l’uomo partita di un incontro nel quale non solo il suo Olympique Lione arrivava come outsider ma nel quale il carioca non risultava di certo tra i primi a dover dettare legge, come invece ha fatto contro ogni pronostico in casa della grande favorita a dominare il calcio francese. Del resto, la scelta del selezionatore brasiliano Tité di puntare su di lui come titolare nella nazionale brasiliana è solo l’ultima delle conferme del suo status di crack.

La maturazione di Paquetá

Paquetà

Lasciato andar via frettolosamente da un Milan ancora immaturo e certamente non solido come quello che adesso si mantiene saldo nei piani alti della Serie A, il centrocampista carioca aveva lasciato sprazzi di genialità durante la sua unica stagione in rossonero, senza però impressionare più di tanto. L’arrivo a Lione, dove è stato sponsorizzato dal suo connazionale Juninho Pernambucano, gli ha permesso di sentire davvero fiducia.

Il primo ad accorgersi delle sue potenzialità come centrocampista offensivo è stato Rudi Garcia, il quale ne ha esaltato le abilità di associazione con gli attaccanti. L’arrivo dell’olandese Peter Bosz gli ha permesso di esplodere in quanto a creatività e abilità nell’inserimento, permettendo così al brasiliano di prendersi più responsabilità in fase offensiva. Una scelta che sta effettivamente pagando: nella prima annata a Lione l’ex Flamengo ha collezionato 10 reti e sei assist in 34 incontri, mentre nella stagione attuale ha già messo a referto tre reti in sette incontri.

L’ultimo spunto è arrivato proprio domenica a Parigi, teatro nel quale avrebbe dovuto recitare una parte secondaria e nel quale invece ha preteso di essere protagonista, con permesso del suo connazionale Neymar che ha salvato i suoi dalla sconfitta procurandosi e trasformando un calcio di rigore. La sensazione, tuttavia, è che ormai il classe 1997 troppo presto valutato come un mezzo giocatore a Milano abbia raggiunto una maturità tale da permettergli di trovare le migliori soluzioni in posizione da trequartista centrale dinamico, un ruolo che gli permette di spaziare sul fronte offensivo e dedicarsi anche a cercare il gol. E con notevole profitto.

La redenzione di Icardi

icardi

Fonte: @mauroicardi (Instagram)

Chi ha invece deciso l’incontro del Parco dei Principi è stato quello che ormai è una riserva di lusso al PSG. Parliamo di quel Mauro Icardi mai troppo amato in nessuno spogliatoio e chiuso dai quattro tenori, due dei quali suoi concittadini. L’ex centravanti dell’Inter, entrato a otto minuti dalla fine, è stato autore del gol del trionfo in rimonta alla sua maniera, ossia attaccando lo spazio in area piccola e trovando la rete con la malizia e la sagacia che lo contraddistingue da sempre.

Consapevole di avere poco spazio ma di poter risolvere le partite anche giocando pochissimi minuti, il rosarino meno quotato del PSG ha invece vissuto la sua notte di redenzione. E vista la lunghezza della stagione, chissà che non possa essere solo la prima di tante altre.

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