Durante Napoli-Milan è andata in scena una pesante protesta dei tifosi partenopei contro De Laurentiis: cosa è successo
Dopo gli episodi di violenza tra tifosi della stessa fede calcistica allo stadio Maradona ci si chiede della protesta dei tifosi del Napoli contro De Laurentiis. Secondo quanto raccontato dal quotidiano La Repubblica è stata aperta un’inchiesta per violenza privata verso i tifosi costretti al silenzio perché costretti con la forza ad assistere alla partita di spalle, decisione che in tanti hanno contestato e che ha portato così ad aggressioni. Questa particolare iniziativa è da ricondurre ad alcune scelte del presidente del Napoli che non sono state affatto digerite da alcune frange di tifosi. Innanzitutto c’è, ormai da tempo, il regolamento d’uso dello stadio che la società ha introdotto, che vieta l’utilizzo di determinati attrezzi come tamburi e megafoni, ma anche di bandiere che superano una certa grandezza. In realtà per introdurre striscioni e bandiere è necessario inviare un apposito modulo come segnalato dalla stessa società sul suo sito ufficiale.
Questo regolamento è stato adottato all’interno del disegno di De Laurentiis di far diventare il Maradona uno stadio per famiglie, ma lo spettacolo di domenica è sicuramente il bigliettino da visita peggiore possibile per sostenere quest’intento. Poi, più contingente, c’è la protesta contro il prezzo dei biglietti per la delicata ed elettrizzante gara di Champions League contro il Milan: un quarto di finale che può valere la storia. Prima della sfida di campionato con i rossoneri, infatti, il tifo organizzato napoletano aveva annunciato una protesta proprio contro la gestione dei prezzi di De Laurentiis, riprendendo il suo obiettivo di rendere lo stadio idoneo alle famiglie, ma rimproverandolo poi di intendere, evidentemente, solo le famiglie ricche. La protesta indetta, in teoria, doveva essere silenziosa, poi però evidentemente qualcosa non è andato come previsto.
Contestazione tifosi Napoli: cosa è successo
Qui, dunque, arriviamo a Napoli-Milan e alle brutte immagini di domenica sera 2 aprile. La protesta organizzata all’insegna del silenzio non è stata, evidentemente, rispettata e sostenuta da tutti e allora specialmente in Curva B è andata in scena una vera e propria guerriglia tra i diversi gruppi ultras, tra chi costringeva i tifosi al silenzio e chi invece voleva protestare in altro modo, facendo sentire forte e chiara la propria voce al patron dei campani. C’era anche una grossa fetta di sostenitori che non voleva protestare e voleva semplicemente assistere alla partire e supportare la propria squadra. Tutto questo accumulo di tensione ha portato agli scontri che hanno fatto il giro dei social e di cui si è parlato moltissimo, anche più della preoccupante sconfitta, che in vista di un altro, ancora più importante, doppio confronto col Milan in Europa sicuramente non può far piacere.
A margine della partita sono arrivate molte testimonianze di quei momenti concitati, molti hanno raccontato di essere stati costretti a lasciare i propri posti o addirittura lo stadio per sfuggire agli scontri tra gli ultras. A coronamento di questa degenerazione, come anticipato La Repubblica ha riportato la notizia che è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Napoli con l’obiettivo di capire se ci sono i presupposti per configurare il reato di violenza privata ai danni dei tifosi costretti a non tifare o ad abbandonare lo stadio o, addirittura, se ci siano anche tentativi di esercitare pressioni ed estorsione proprio allo stesso club campano. La situazione è più tesa che mai, il Napoli ora deve ritrovare la bussola per non rischiare di macchiare una stagione davvero storica ed esaltante.