La stagione del PSG non sta andando come previsto e il club deve fare i conti con diversi problemi finora rimasti nascosti sotto al tappeto
L’uscita in semifinale di Champions League del PSG, peraltro contro una grandissima squadra come il Manchester City e un anno dopo aver giocato la finale, non sembra poter essere considerata un brutto risultato. Eppure, la stagione dei parigini rischia di chiudersi incredibilmente senza alcun grosso trofeo, viste le difficoltà in campionato.
Sotto il velo degli ottimi risultati europei, con tanto di eliminazione di Barcellona e Bayern Monaco, si nascondono tutti i problemi di una società che ha speso tanti soldi sul mercato e che ancora non ha ancora rinnovato i contratti delle sue stelle, in scadenza nel 2022.
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I buchi nella rosa del PSG
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I problemi, strano a dirsi, partono proprio da una rosa che, tolto un undici titolare di altissimo livello, dimostra in realtà molte carenze in panchina – nonostante i molti soldi spesi da Leonardo in questi anni. Per dire: la scorsa estate la difesa ha perso a parametro zero il suo leader Thiago Silva (oggi pedina preziosissima nel Chelsea finalista di Champions League) e non lo ha sostituito.
Alle spalle di Marquinhos e Kimpembe ci sono solo Abdou Diallo e Thilo Kehrer, che finora non hanno mai dato l’impressione di essere allo stesso livello dei titolari, al punto che spesso si è preferito arretrare Danilo Pereira.
Infortunatosi Bernat, Pochettino ha preferito promuovere titolare il 20enne Bakker piuttosto che continuare ad affidarsi a Kurzawa, ma anche il giovane olandese non è sembrato realmente pronto per il livello tecnico a cui ambisce il PSG. Sull’altra fascia, Florenzi sta facendo bene ma è solo in prestito, e la sua riserva è il modesto Colin Dagba.
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Ma i problemi non sono solo in difesa, perché pure lo sfavillante attacco del PSG ha l’enorme problema di dipendere, specialmente nella partite importanti, in maniera quasi esclusiva dal terzetto Neymar-Di Maria-Mbappé. Praticamente, i tre non hanno alternative a parte Kean (terzo giocatore più presente del reparto avanzato e secondo miglior realizzatore stagionale).
I soldi non sono garanzia di successo
Facile pensare ai grandi investimenti del PSG riferendosi a Mbappé e Neymar: la verità è che il club francese in questi anni ha spesso molti soldi soprattutto per giocatori che si sono presto rivelati oggetti misteriosi e quasi inutilizzabili per gli allenatori.
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L’esempio migliore è Mauro Icardi, pagato 50 milioni all’Inter perché Tuchel aveva bisogno di una punta centrale: l’argentino si è presto rivelato un eccellente finalizzatore, ma tatticamente avulso dal gioco della squadra. L’allenatore tedesco ha iniziato, in questa stagione, a preferirgli sia Kean che Mbappé, spostato a fare il centravanti, e Pochettino ha sostanzialmente riconfermato queste gerarchie.
Kehrer e Diallo sono costati 59 milioni in due per essere solo delle seconde linee: il tedesco ha totalizzato poco più di 6.300 minuti di gioco in tre stagioni, con una media di 69 minuti a partita, concentrata principalmente nelle coppe nazionali; in due stagioni, invece, il senegalese ha totalizzato meno di 4.000 minuti in campo.
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Julian Draxler, costato 36 milioni nel 2017, è un altro giocatore arrivato con tante aspettative ma mai riuscito a schiodarsi dal ruolo di comprimario, tanto da essere dietro pure a Pablo Sarabia nelle gerarchie dell’allenatore.
Il tema dei rinnovi
Proprio Draxler questa estate lascerà Parigi a parametro zero, certificando il fallimento dell’operazione che quattro anni fa permise di strapparlo al Wolfsburg. Nei prossimi mesi, Leonardo dovrà anche decidere cosa fare con i tre prestiti che vanno in scadenza: Danilo Pereira dal Porto, Alessandro Florenzi dalla Roma e Moise Kean dall’Everton.
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Ma i rinnovi di cui maggiormente si parla sono quelli dei contratti in scadenza a giugno 2022: Neymar e Mbappé, che rischiano di lasciare la squadra a parametro zero. Il loro eventuale addio sarebbe un durissimo colpo per le ambizioni del PSG, che contemporaneamente dovrà trovare un accordo sul futuro di Di Maria.
Nel’ipotesi peggiore, tra un annobt i parigini potrebbero dover ricostruire tutto il loro attacco, senza aver guadagnato un euro dagli addii.
Una stagione difficile da salvare
L’immediato futuro non è certo più splendente. Nonostante il suo strapotere tecnico ed economico, il PSG sta rischiando di non vincere la Ligue 1: a tre giornate dalla fine ha un punto in meno del Lille e nessuno scontro diretto da giocare. Chiudere la stagione senza titoli di prestigio rappresenterebbe un problema non solo a livello economico, ma anche per le prospettive di convincere le stelle a prolungare i loro contratti.
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Soprattutto, qualcuno potrebbe esserci già pentito del licenziamento di Thomas Tuchel, che subito dopo ha condotto il Chelsea in finale di Champions League. In due stagioni e mezza, il tedesco ha conquistato sei titoli più la prima finale di Champions della storia del club, che ne fanno l’allenatore che ha ottenuto i risultati migliori al PSG dall’arrivo degli sceicchi. Pochettino non è ancora riuscito a trovare i suoi equilibri di gioco, ma intanto rischia di fare la fine di Ancelotti, che nel gennaio 2012 prese il posto di Kombouaré e perse clamorosamente il campionato a causa della sorpresa Montpellier.
Ciò che ormai non sembra più rimandabile è la discussione interna alla società sulla necessità di un nuovo approccio manageriale, che non si limiti a gettare milioni di euro sul mercato nella speranza di nascondere i limiti della squadra.
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