L’accesso ai prestiti garantiti dallo Stato, attraverso la SACE, è stata una delle operazioni che il governo ha messo in piedi in questi mesi di pandemia, e di cui hanno potuto usufruire anche i club di calcio. Ma chi vi ha fatto ricorso, alla fine?
L’ultimo anno è stato molto difficile, economicamente parlando, e ha spinto molte attività a fare richiesta di contributi statali di vario tipo. Un problema che ha ovviamente toccato anche il calcio, non solo italiano, fin dai primi mesi della pandemia, e di cui si è discusso molto.
Il governo ha messo a disposizione dei club, mesi fa, la possibilità di accedere a dei prestiti garantiti dallo Stato, per sostenersi nel momento più difficile – quello del lockdown e della sospensione delle competizioni – e alcune società di Serie A hanno deciso di farvi ricorso. Di chi si è trattato?
Prima di tutto: cosa sono i prestiti garantiti SACE
SACE sta per Sezione speciale per l’Assicurazione del Credito all’Esportazione: si tratta di un organismo statale nato nel 1977 sotto il controllo del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che attualmente è quotato in borsa. Con il decreto dell’8 aprile scorso, il governo ha approvato un progetto chiamato Garanzia Italia, che consente alla SACE di fare da garante per prestiti ad aziende private (con la controgaranzia dello Stato).
Questo significa che, dalla scorsa primavera, qualsiasi azienda, non solo del mondo del calcio, ha potuto fare richiesta per accedere a dei prestiti garantiti dallo Stato presso i principali istituti bancari. Operazioni simili sono state ovviamente elaborate in ogni paese nei mesi scorsi.
Il calcio e la crisi della pandemia
L’iniziale stop delle competizioni ha causato grossi problemi economici ai club in tutto il mondo, generando una crisi che sebbene attenuata prosegue tutt’oggi, visto che non si può più fare affidamento sugli introiti degli ingressi negli stadi. Il sostegno statale al mondo del calcio ha una certa rilevanza, visto che stiamo parlando di un settore che fattura 4,7 miliardi l’anno nella sola Italia, di cui 1,2 vanno nelle casse dello Stato.
Sono state approvate, nel nostro paese e anche all’estero, diverse misure per fare fronte alla crisi economica, come ad esempio l’estensione della cassa integrazione in deroga, utilizzata soprattutto nel calcio delle serie minori o in ambito femminile (se n’è fatto largo uso, ad esempio, in Spagna).
I prestiti garantiti dallo Stato, invece, sono stati una delle misure a cui hanno fatto maggiormente ricorso i club della Premier League. Ad esempio, Arsenal e Tottenham hanno ottenuto, da soli, 295 milioni di sterline dalla banca centrale britannica.
Chi ha usufruito dei prestiti garantiti in Serie A
Calcio Finanza segnala che, in Italia, la soluzione dei prestiti garantiti non ha riscosso particolare successo tra i club di calcio: solo tre società hanno infatti fatto richiesta di sostegno. Si tratta di Udinese, Genoa e Sampdoria, che avrebbe ricevuto il finanziamento più cospicuo, pari a 20 milioni di euro.
Parliamo, non a caso, di tre club pensantemente indebitati e, non essendo tra le grandi della Serie A, con un giro d’affari relativamente ridotto; in particolare, le due genovesi sono state da tempo messe in vendita dai rispettivi proprietari.
Perché così tanti club non hanno fatto richiesta
Può stupire che così pochi club, pur nella complicata situazione attuale, abbiano fatto richiesta per i prestiti garantiti, ma Calcio Finanza spiega anche i motivi di questa scarsa partecipazione all’iniziativa del governo: la SACE non garantisce tutta la cifra del finanziamento (ma solo una parte che va dal 70 al 90%), e ciò ha fatto sì che le banche chiedessero condizioni particolarmente stringenti per assumersi il rischio delle operazioni.
Il Torino, ad esempio, nonostante una situazione di bilancio migliore rispetto a gran parte degli altri club, aveva avviato la procedura di prestito garantito SACE, ma poi non l’ha portata a termine.
In generale, le società della Serie A avevano fatto richiesta al governo per una soluzione diversa e più concreta, quella dei famosi ristori: cioè, non dei prestiti (che devono poi essere restituiti), ma dei contributi a fondo perduto. Lo scorso novembre, la risposta dello Stato su questo fronte era però stata negativa, e da allora la questione non è più stata discussa.
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