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La Premier League a rischio sospensione: i contagi da coronavirus hanno raggiunto un nuovo record, e mentre nel paese si fa largo l’ipotesi di un nuovo lockdown, il campionato inglese medita uno stop a gennaio.

“Possiamo solo fare la cosa giusta, cioè spezzare il cerchio” ha detto Sam Allardyce, con un giro di parole che sostituisce un’espressione molto difficile da pronunciare: interrompere la Premier League. Una misura che sembra divenuta ormai necessaria, dopo la rapida crescita dei casi di coronavirus nel paese e anche nel campionato, che ha portato al rinvio di Manchester City – Everton del 28 dicembre.

I casi continuano ad aumentare in Inghilterra, soprattutto copo la recente scoperta della variante del Covid-19, che si propaga più rapidamente rispetto al virus originale, e si parla di un nuovo lockdown. Nell’ultima settimana sono stati trovati 18 positivi in Premier League, tra giocatori e membri degli staff tecnici: la cifra più alta da settembre.

Il record di contagi in Premier League

Le parole di Allardyce, che dal 16 dicembre è arrivato sulla panchina del West Bromwich penultimo, rendono pubblica una preoccupazione ben presente tra gli addetti ai lavori a cui già alcuni club sarebbero favorevoli. “Ho 66 anni e l’ultima cosa che voglio è prendere il Covid. – ha detto il tecnico inglese – Sono preoccupato per me stesso e per il calcio in generale, ma se questo è ciò che occorre allora dobbiamo farlo”.

Tra i nuovi contagiati spunta il nome di Gabriel Magalhães dell’Arsenal, mentre anche l’allenatore del Southampton Ralph Hasenhuttl ha dovuto mettersi in isolamento a causa della positività di un famigliare. Le situazioni più delicate sembrano però essere quelle di Fulham e Sheffield United, nei quali sono scoppiati dei focolai e che potrebbero chiedere dei rinvii nelle prossime giornate.

Ma se la Premier League ancora stringe i denti, le cose cambiano radicalmente quando si scende nelle serie minori: nove match dell’ultimo turno, tra Championship, League One e Two, sono state rinviati; il numero arriva quasi a 50 se guardiamo tutto il mese. Le categorie inferiori della Football League sono però anche quelle che avrebbero più da perdere da una sospensione del campionato, già gravate dalle partite a porte chiuse, dalla crisi economica, e da problemi finanziari che vanno avanti ormai da anni.

L’ipotesi della sospensione

È stato il Daily Telegraph a rivelare che alcuni dirigenti dei club di Premier League potrebbero chiedere due settimane di sospensione del campionato già a gennaio, nella speranza che possano bastare a migliorare la situazione. Un brutto colpo per il calcio inglese, che solo poche settimane fa iniziava a riaprire gradualmente gli stadi ai tifosi, un gesto che avrebbe dovuto dimostrare l’efficacia della lotta al Covid da parte del governo.

Una decisione, comunque, non è ancora stata presa e non sembra nemmeno esserci un chiaro accordo nel settore. Per un Allardyce che chiede lo stop, c’è un Solskjaer che preferirebbe continuare a giocare: “Non riesco a vedere i benefit di una sospensione: quando si giocherebbero le partite? Interrompere il campionato non farà una gran differenza”. Il Manchester United del norvegese, però, è anche uno dei club al momento meno colpiti, ed evidentemente non avverte l’urgenza di uno stop quanto le squadre che, con molti casi in rosa, devono scegliere tra lo scendere in campo decimati o rischiare delle penalizzazioni. Una situazione con cui stiamo avendo a che fare anche in Italia.

In questi giorni, si sta continuando a giocare il campionato e nel weekend toccherà al turno di FA Cup, che vede anche incroci tra club di differenti categorie e con differenti situazioni di contagi a livello locale: l’Everton, ad esempio, dovrà vedersela con il Rotherham, una delle squadre con più casi registrati nella Championship.

“La Football League deve guardare il quadro generale – ha detto Wesley Tensel, il medico del Rochdale, club di League One, le cui parole stanno facendo molto discutere in Inghilterra – I calciatori che viaggiano per tutto il paese non causano dei picchi, ma possono passare il virus ai loro cari, poiché la bolla del calcio scoppia ogni volta che tornano a casa. Esistono delle conseguenze fuori dal campo”.

Nella mattinata di oggi, i vertici della Premier League hanno annunciato che nessun club ha comunque fatto richiesta di sospensione del campionato, e che l’opzione non è sul tavolo in questa stagione. Questa, però, è la posizione solo della prima serie del campionato inglese, che gode di una forte autonomia rispetto alle altre categorie professionistiche, gestite dalla Football League.

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