Le piccole della Premier League insorgono contro le big e il governo britannico: al centro della polemica c’è un provvedimento considerato particolarmente iniquo
Il Banco di Inghilterra, uno dei principali gruppi finanziari del Regno Unito, interviene per aiutare la Premier League. Nelle ultime ore è stato reso noto un prestito da 135 milioni di euro che la famosa banca d’Oltremanica avrebbe concesso all’Arsenal, uno dei club più colpiti dalla crisi economica scatenata dall’emergenza sanitaria mondiale. I Gunners hanno potuto avvalersi di tale prestito aderendo al CCFF, ovvero un piano delineato dal governo britannico per aiutare le imprese colpite dai danni del CoVid-19.
D’altronde, lo scenario che si staglia sullo sfondo è tutt’altro che incoraggiante: era infatti dal post Seconda Guerra Mondiale che l’indebitamento pubblico non toccava certi apici e, proprio per questo, l’intervento del governo era quasi obbligato. Prima dell’Arsenal, a usufruire del CCFF sono stati i “cugini” del Tottenham che, secondo il Financial Times, avrebbero usufruito di un prestito pari a 197 milioni di euro.
Perché il CCFF fa discutere
“O a tutti i club di Premier League viene garantito l’accesso al CCFF o altrimenti questo è un provvedimento che falsa ulteriormente la competizione“. A pronunciare queste parole parrebbe essere stato un presidente di un club di prima divisione, la cui identità non è stata però svelata. La frase di cui sopra è stata sempre riportata dal Financial Times, che ha seguito la vicenda da vicino. In effetti, per come stanno le cose, non tutte le società possono accedere al prestito con gli stessi presupposti.
Per esempio, secondo l’interessante approfondimento pubblicato negli scorsi giorni, The Athletic sostiene che club come Leicester, West Ham, Sheffield, Burnley e Southampton – tutti sulla carta abilitati ad accedere al CCFF – si siano invece indebitati privatamente, con altre banche e, soprattutto, a tassi di interesse decisamente più alti. Per esempio, i Saints attualmente hanno ricevuto un prestito da 80 milioni di euro, che dovranno ripagare con un interesse del 9,14%.
Il tutto, mentre Arsenal e Tottenham sfruttano un interesse dello 0,5% – in sostanza, quindi, il prestito ricevuto dai club londinesi è a tasso zero – e in più, se la situazione non dovesse migliorare, prorogabile per un altro anno. Il governo si è difeso, dicendo che chiunque – previa richiesta – può accedere al CCFF, un provvedimento che, da Londra, fanno sapere andrebbe sfruttato di più e meglio dalla totalità delle società della Premier League.
“Il proposito di questa opportunità – dicono dal Ministero dell’Economia – è quello di aiutare le grandi imprese a mantenere posti di lavoro: speriamo che il denaro venga usato con intelligenza”. Inoltre, sempre da Londra, il governo esorta tutti a utilizzare parallelamente il CLBILS, un altro ammortizzatore sociale che prevede il prestito di denaro riservata a chi, durante la pandemia, ha dovuto stoppare la propria attività. Insomma, il messaggio è chiaro: non si fanno preferenze.
Le perdite gravi della Premier League
Gli aiuti governativi al calcio più ricco del mondo si incastrano in un preciso momento storico molto delicato, nel quale tutti i club della Premier League sono – chi più chi meno – in estrema difficoltà. Secondo The Athletic, le perdite per quanto riguarda la stagione 2018/19 sarebbero pari a 670 milioni di euro, una cifra mostruosa che porta la soglia del debito complessivo a circa 6000 milioni di euro. Contestualmente, il debito pubblico britannico ha raggiungo di 2 bilioni di euro, roba da post guerra.
Il provvedimento CCFF, tuttavia, non prenderà in considerazione la compravendita di calciatori, ed è quindi un altro punto a favore di Tottenham e Arsenal che, nella sessione estiva, si sono lasciati comunque andare a spese pazze, aumentando il proprio debito, salvo poi chiedere il prestito governativo per riequilibrare parzialmente la situazione. Anche questo non è andato giù alla middle class della Premier League, travolta dagli effetti di una pandemia che, al momento, non sembra ancora volerci liberare della sua presenza.
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