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Pickford non sta vivendo un gran momento, ma il ct Southgate si trova a corto di alternative: si ripresenta così la cara vecchia maledizione del portiere dell’Inghilterra, incapace di trovare un erede affidabile di una lunga tradizione di campioni.

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Negli scorsi giorni, Gareth Southgate ha chiarito che al momento il posto Jordan Pickford come portiere dell’Inghilterra non è messo in discussione da nessuno. E tanti tifosi hanno sbuffato: le recenti prestazioni del portiere dell’Everton, al di là del famigerato intervento che ha causato l’infortunio di Van Dijk, sono state alquanto deludenti.

Ma d’altronde il ct inglese può fare poco: il vice di Pickford, Nick Pope (portiere del Burnley penultimo in classifica) sta facendo anche peggio, e il terzo sostituto, Dean Henderson fa panchina nel Manchester United. Si ripresenta così un vecchio problema dell’Inghilterra: l’incapacità di esprimere estremi difensori all’altezza del resto della squadra.

L’inghilterra e il portiere: un problema storico

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Sembra incredibile che la nazione che ha espresso fenomeni come Gordon Banks e Peter Shilton oggi non riesca a trovare un numero 1 veramente convincente, ma questo è un dilemma che i vari ct che si sono succeduti sulla panchina dei Three Lions hanno dovuto spesso affrontare, almeno fin dal 2002, con l’addio alla Nazionale di David Seaman.

Dopo quella data, Eriksson fu costretto ad affidarsi al 34enne David James del West Ham, un giocatore il cui soprannome dice già tutto: a Londra era noto come Calamity James. Dopo gli Europei, l’allenatore svedese lo mise da parte per il giovane del Tottenham Paul Robinson, ma anche lui durò il tempo di una competizione, i Mondiali 2006, e dopo la débacle della mancata qualificazione ad Euro 2008 fu accantonato dal nuovo ct Fabio Capello, che scelse di puntare su Robert Green.

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Purtroppo, anche il portiere del West Ham si rivelò una pessima scelta e, dopo una papera clamorosa nell’esordio ai Mondiali del 2010 contro gli USA, Capello mise al suo posto il redivivo James, convocato a 39 anni per carenza di alternative. Il nuovo nome per la porta divenne così Joe Hart del Manchester City, le cui prestazioni durante la gestione Hodgson sembrarono aver finalmente messo fine a una maledizione.

Ma anche Hart subì, nel 2016, un improvviso calo di rendimento: un suo clamoroso errore negli Europei contro l’Islanda causò l’eliminazione dell’Inghilterra e lo rese il bersaglio favorito dalla stampa; subito dopo il City, sulla cui panchina si era appena seduto Pep Guardiola, decise di sbarazzarsene e lo cedette al Torino. Nel mentre, Southgate diventava il nuovo ct e sceglieva Pickford come nuovo portiere della Nazionale.

Perché in Inghilterra non nascono più grandi portieri?

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Negli ultimi anni, i numeri 1 inglesi sono divenuti sempre più una rarità in Premier League: al momento ci sono solo 25 portieri di nazionalità inglese in Premier League, 18 dei quali giocano in club che occupano le ultime dieci posizioni in classifica; solo 5 sono attualmente titolari nelle proprie squadre, e di essi Pickford è l’unico impegnato nella metà alta della classifica.

Già nel 2011 il Guardian metteva in evidenza il problema. Peter Shilton sosteneva che un giovane portiere inglese non venga allenato tecnicamente quanto i suoi colleghi all’estero, ma ci sono anche altri fattori da considerare. A livello strategico, investire nella crescita di un portiere in casa può non essere considerato tanto conveniente: si tratta di un giocatore destinato a rivestire un solo ruolo, e club ricchi e potenti potrebbero ritenere più vantaggioso acquistarne uno già formato da un campionato straniero.

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Un altro fattore riguarda il fatto che il portiere è un ruolo quasi insostituibile. Accade facilmente che gli allenatori, nel corso di una partita, possano togliere dal campo un giocatore di movimento esperto per sostituirlo con una giovane promessa: è un piccolo rischio che sono disposti a correre. Ma sostituire un portiere è molto più difficile, poiché è un ruolo in cui si accusa meno la fatica e pertanto non ha senso sprecare un cambio così. Un giovane, quindi, può fare esperienza solo partendo dal primo minuto, il che significa che l’allenatore deve prendere una decisione rischiosa che potrebbe influire notevolmente sulla partita.

Ma questi sono problemi che hanno tutti, non solo i club inglesi. Un’altra possibilità, forse la più concreta, riguarda la fortissima pressione che un portiere subisce in Inghilterra da stampa e tifosi. Come diceva Ben Foster, ex-estremo difensore del West Bromwich Albion e oggi del Watford, non importa quanto tu possa giocare bene in Premier League, perché ti basta un piccolo errore con la maglia della Nazionale per mandare tutto a monte. Il peso mediatico di errori del genere ha schiacciato tre portieri affermati come Robinson, Green e Hart, e potrebbe essere anche peggio con un giovane.

Le difficoltà di Pickford

Southgate ha provato a rassicurare Pickford, cercando di proteggerlo dallo scetticismo dei media. Il portiere dell’Everton si è trovato infatti in mezzo a una tempesta di critiche per il suo fallo su Van Dijk, al punto da aver ricevuto minacce di morte, ma lo scorso 14 ottobre era già stato accusato per il rigore che ha permesso alla Danimarca di espugnare Wembley in Nations League.

Qualche giorno prima, il 3 ottobre, il portiere dell’Everton aveva commesso un grossolano errore contro il Brighton. In questa stagione le papere di Pickford che hanno condotto a un gol avversario sono quattro, più di qualsiasi altro portiere della Premier League. Ancelotti ha deciso di tenerlo fuori nel match contro il Newcastle, ma lo ha subito fatto tornare disponibile contro il Manchester United, cercando di dargli fiducia.

Però il suo pessimo stato di forma è evidente e l’unico motivo per cui il suo posto in Nazionale non è a rischio è solo perché non ci sono alternative. Pickford deve però stare attento al giovane Aaron Ramsdale, emergente numero 1 dello Sheffield United e attualmente portiere titolare dell’Under-21, che scalpita per affermarsi come next big thing tra gli estremi difensori inglesi. Sperando che anche lui non faccia la stessa fine dei suoi predecessori.

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