Paul Pogba è riapparso nei radar del calcio mondiale per alcune dichiarazioni social e una comparsata in uno stadio di Londra, quanto basta per farci abbandonare alla nostalgia.
Parlare di Pogba è difficile in un periodo simile. Con la squalifica per doping che lo terrà lontano dai campi per quattro anni, ogni tipo di analisi sportiva lascia il tempo che trova, e il dispiacere per quel talento ammirato soprattutto al mondiale in Russia monta debordante. L’ultima volta che lo abbiamo visto fare per davvero il calciatore era il 2018, con Ole Solskjaer sulla panchina dello United e Paul in campo per quarantadue partite con il numero sei sulle spalle. I sedici gol e gli undici assist con i quali Pogba si ripresentò al calcio europeo da campione del mondo, lo resero il migliore giocatore di Premier League, con tutto quello che consegue da un titolo simile. Da quel momento l’arrivo del buio sulla sua carriera tra infortuni, statistiche non adatte al suo talento, partite saltate, un’estorsione subita, la vicenda maledizione con la Francia ed Mbappé e la rottura del menisco che ne ha impedito la ripartenza alla Juventus dopo il trasferimento dall’Inghilterra.
Il declino è stato così sofferto che tutti gli estimatori del dominio che Pogba esercitava sul campo e sugli avversari hanno sofferto insieme a lui, trovando speranza nei pochi gol segnati, cercando un modo per chiudere una ferita che di partita in partita si allargava sempre di più. Pogba ci manca davvero tanto, o almeno quel Pogba manca al calcio internazionale in maniera incredibile. E non perché manchino talenti simili al suo, ma perché la generazionalità del suo era così enorme da non poterla arginare, talmente dominante da renderlo superiore a qualsiasi avversario, così bello da vedere da sembrare un calciatore di livello completamente differente rispetto ai suoi avversari, anche in Premier League. Per questo, il mondo si è interrogato quando in uno degli ultimi post social si è letto “Expected the Unexpected”, ovvero “Aspettatevi l’inaspettato”, perché all’interno di quelle tre parole si è palesata la speranza che il tempo possa tornare indietro e che Pogba possa tornare a fare il calciatore come in quella stagione agli ordini di Solskjaer, in cui il suo talento dominava il campionato più competitivo del mondo.
Dobbiamo dimenticarci di Pogba?
Solo che il tempo non torna indietro e anche se lo facesse le lancette di Paul sono da tempo ferme perché il corpo non gli ha più risposto come avrebbe dovuto. Il talento si è trovato incatenato ad un involucro fragile, che il paio ha fatto con la testa, protagonista di montagne russe di attenzione e di dedizione, che ne hanno limitato carriera e vita sportiva.
Per questo la nostra nostalgia dovrebbe forse fermarsi qui, smettere di agitare i nostri sogni e consegnarci ad una realtà in cui Paul Pogba non è più un calciatore – quanto meno per adesso – e il suo talento è svanito nel Lete di carriere che dovremmo accantonare. Dobbiamo farlo anche con Paul? Dobbiamo smettere di sperare che un giorno potremo rivedere Pogba sui livelli promessi e quasi mai rispettati? Forse dovremmo per smettere di farci del male, rimanendo però consapevoli del fatto che al primo accenno di ritorno di quel talento, ci volteremmo con gli occhi pieni di speranza per un futuro che non esisterà mai.
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