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Il Pnrr è al centro del dibattito politico italiano, con il governo che deve decidere come e dove investire i fondi europei. Spieghiamo di cosa si tratta.

È sempre più acceso il dibattito italiano attorno al Pnrr, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato dal governo nel 2021. Il progetto è inserito nell’ambito del più ampio Next Generation EU, noto anche in Italia come Recovery Fund: si tratta di un fondo dell’Unione Europea da 750 miliardi di euro per la ripresa dei paesi membri, dopo la pandemia del Covid-19.

All’Italia sono stati assegnati 191,5 miliardi di euro, divisi così: 70 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto e 121 miliardi in prestiti da rimborsare. Una prima versione del Pnrr è stata redatta dal secondo governo Conte nel gennaio 2021, per poi essere rivista e ufficializzata dal governo Draghi a giugno dello stesso anno. Ma fin da subito il piano ha causato molte polemiche politiche, soprattutto da parte della destra oggi al governo, ed è per questo che oggi il tema è molto dibattuto.

Perché si discute del Pnrr

I dubbi principali attorno al Pnrr riguardano il fatto che la maggioranza dei fondi stanziati dalla UE non sono a fondo perduto, ma prestiti che dovranno essere necessariamente ripagati. I principali oppositori del progetto sono stati fin da subito i partiti di destra, che oggi però si trovano al governo: per questo motivo, fino adesso l’esecutivo italiano si era tenuto alla larga dal parlare del piano.

Ora però il dibattito è divenuto necessario, poiché senza un’azione da parte del governo l’Italia rischia di dover rinunciare ad almeno una parte dei fondi europei. L’esecutivo deve infatti comunicare alla Commissione Europea come intendere usare i fondi messi a disposizione, prima di potervi avere accesso. Ma la questione è complessa, tanto che il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, ha ventilato l’ipotesi di rinunciare volontariamente a una parte dei fondi.

“Ha senso indebitarsi con l’Ue per fare cose che non servono?” ha detto Molinari. Il resto del governo ha reagito freddamente a queste parole, a partire dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Non prendo in considerazione l’opzione di perdere le risorse“. L’ipotesi di compromesso è di cercare di discutere con l’Europa un cambio di destinazione di parte delle risorse, rispetto a quanto originariamente previsto dal governo Draghi.

Quali sono i progetti previsti dal Pnrr

191,5 miliardi di euro destinati esclusivamente all’Italia: ecco quanto il nostro paese potrà investire a vari livelli con i fondi del Pnrr, per rilanciare l’economia dopo la crisi. La UE ha però previsto alcuni vincoli di spesa, ovvero alcuni obblighi che i paesi che accederanno al Recovery Fund dovranno rispettare. Ad esempio, investire almeno il 37% delle risorse in misure per l’ambiente e il clima e il 20% per la transizione digitale.

Il Pnrr si compone in totale di 6 missioni, cioè di progetti su vasta scala, ognuno con progetti specifici (per un totale di 5.246):

  • MISSIONE 1: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
  • MISSIONE 2: rivoluzione verde e transizione ecologica
  • MISSIONE 3: infrastrutture per una mobilità sostenibile
  • MISSIONE 4: istruzione e ricerca
  • MISSIONE 5: inclusione e coesione
  • MISSIONE 6: salute

Il Sole 24 Ore ha realizzato una comoda spiegazione interattiva di tutti i vari progetti e delle previsioni si spesa fatte dal governo Draghi. Questi però sono appunto i progetti originariamente previsti, e ancora non è chiaro se l’attuale governo italiano confermerà tutto o se, più probabilmente apporterà alcune modifiche, rinunciando ad alcuni progetti o destinando i fondi ad altri obiettivi.

Secondo varie fonti giornalistiche, i progetti del Pnrr che rischiano di saltare sono quelli che riguardano la realizzazione di quattro nuove linee ferroviarie: il raddoppio della Roma-Pescara e della Orte-Falconara e due tratte al Sud. Questi fondi verrebbe usati invece per potenziare le tratte esistenti. A rischio cancellazione anche i progetti relativi alla piantumazione di 6,6 milioni di alberi dal 2024 al 2025, alla rinaturazione del Po, alla costruzione e la riqualificazione degli asili nido, all’aumento delle borse di studio legate ai dottorati innovativi, agli investimenti nelle zone economiche speciali, alla realizzazione delle piste ciclabili e alla ristrutturazione degli stadi di calcio.