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Un’inchiesta di Pitch Invasion ha stimato le perdite di Euro 2020, dovute alla pandemia e all’apertura parziale delle città

A poco più di un mese dal fischio di inizio ufficiale di Euro 2020, le varie città coinvolte nell’organizzazione del torneo cominciano a stimare le inevitabili perdite. La situazione legata alla pandemia mondiale, d’altronde, non lasciano molti margini di movimento, chiarendo una volta per tutte come sarà praticamente impossibile far sì che il torneo si giochi secondo quelli che erano i progetti originali.

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Davvero un peccato, perché il progetto della manifestazione itinerante era davvero interessante. Euro 2020 si giocherà comunque, seppure con un anno di ritardo, dovendo quindi accettare il fatto che i vari settori collegati all’indotto non potranno lavorare a pieno regime. A risentirne, in primis, sarà il turismo, perché per i tifosi delle nazionali interessate sarà praticamente impossibile muoversi tra i vari paesi coinvolti.

stadio olimpico

Fonte: @dna_biancoblu (Instagram)

Ricavi e perdite Euro 2020: l’analisi di Pitch Invasion

Il sito Pitch Invasion ha analizzato, mettendoli a confronto, i ricavi che ogni città ospitante Euro 2020 avrebbe dovuto avere se la manifestazione si fosse giocata lo scorso anno con quelli previsti nel 2021. Il risultato, ovviamente, è catastrofico, visto che in alcuni casi vengono stimati guadagni più che dimezzati. Le città, comunque, hanno dovuto fornire adeguate garanzie per mantenere il posto, nonostante le difficoltà.

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Entrando nello specifico, dei 4,597 milioni di euro circa calcolati solo per gli spostamenti, ne verranno ‘salvati’ complessivamente poco meno di 1,796 milioni di euro, mentre per quanto riguarda i pernottamenti la cifra passa dai 5,141 milioni di euro previsti a 1,987 milioni di euro. Un vero e proprio bagno di sangue economico, stimato in quasi 118 milioni di euro totali di spese totali (contro i 331 milioni previsti), verso il quale non è possibile prendere altri provvedimenti.

 

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Stadi aperti, ma solo in parte

A tutte le città coinvolte in Euro 202 è stata inoltre chiesta la garanzia di poter aprire gli stadi almeno per il 25% della loro capienza. Budapest, capitale dell’Ungheria, non ha problemi di questo tipo visto che la Puskas Arena sarà fruibile al 100% della capienza, causa restrizioni pressoché inesistenti previste dal governo Orban.

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Al 50% apriranno invece Baku, in Azerbaijan, e San Pietroburgo, in Russia, altri due paesi dell’est Europa nei quali la pandemia è stata gestita diversamente. Poi ci sono una sfilza di città che riapriranno gli stadi al 25%: tra questi c’è Roma, grazie al nuovo decreto in vigore dal 1 giugno, accompagnata da Amsterdam, Bucarest, Copenaghen, Glasgow e Londra. Diversa la situazione per la Spagna, con Siviglia aperto al 30% e Bilbao, che dipende dal regolamento interno dei Paesi Baschi, ancora chiuso alla pari di Dublino.

 

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Quanto perdono le città

Molto interessante è il grafico nel quale vengono stimate le perdite per singola città a livello di turismo e indotto. Infatti, le restrizioni causa pandemia incideranno maggiormente sui paesi del Regno Unito, con Londra in cima alla classifica (calcolata una perdita di circa 65 milioni di euro) seguita da Glasgow (-25,329 milioni) e Dublino (-19,274 milioni). Subito dopo troviamo Bilbao e Monaco di Baviera, dove attualmente i regolamenti sono a tutt’oggi molto rigidi.

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Roma si stanzia più o meno a metà classifica, con perdite stimate per circa 11,455 milioni di euro e una città che in questi anni si era preparata diversamente per accogliere Euro 2020. Curiosamente, ci sono anche due città in attivo: la prima è Siviglia, nella quale addirittura viene stimato un guadagno di oltre 5 milioni di euro, seguita da San Pietroburgo. Entrambe guadagneranno molto meno di quanto previsto, ma di questi tempi va bene così.

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