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ChatGPT è il più famoso e discusso software per la creazione di testi disponibile al momento. Ma nonostante la sua fama, non risulta più accessibile dall’Italia.

È stato uno dei grandi protagonisti degli ultimi mesi in ogni angolo del mondo, ma se oggi volete provare ad accedere dall’Italia a ChatGPT vi accorgerete che non è possibile. Infatti l’azienda che gestisce il più popolare e avanzato dei chatbot in circolazione ha deciso di sospendere il servizio nel nostro paese fino a tempo indeterminato. Questo perché pochi giorni fa, venerdì 31 marzo, il Garante della Privacy ha contestato a questa società, OpenAI, alcuni punti poco chiari in merito all’utilizzo dei dati degli utenti. Per evitare di incorrere in sanzioni, l’azienda che gestisce il chatbot ha deciso di renderlo inaccessibile in Italia. Al momento non è chiaro fino a quanto durerà questo stop, ma nel frattempo il servizio è comunque accessibile in modalità alternative.

Perché ChatGPT è stato bloccato

Venerdì scorso il Garante della Privacy italiano ha disposto la sospensione del servizio, in attesa che OpenAI risponda ad alcune domande in merito alla gestione dei dati degli utenti. ChatGPT è infatti accessibile liberamente, ma prevede anche la possibilità di sottoscrivere abbonamenti per ottenere servizi aggiuntivi. Il sito raccoglie ovviamente i dati degli utenti che si iscrivono, sia gratuitamente che ha pagamento, per utilizzare il chatbot. Nonostante questo, però, non è presente alcuna informatva a riguardo, ma ancora di più il Garante ritiene manchi un’adeguata base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione dei dati personali degli utenti. Il rischio è che ChatGPT e OpenAI non gestiscano in maniera legale queste informazioni private. Inoltre, sebbene l’utilizzo del servito sia limitato ai maggiori di 13 anni, non esiste alcun sistema di verifica dell’età. Per questi motivi, il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria per approfondire la questione. OpenAI ha 20 giorni di tempo, a partire dallo scorso 31 marzo, per rispondere ai quesiti posti, altrimenti potrebbe rischiare una sanzione che andrebbe dai 20 milioni di euro fino al 4% del suo fatturato. Proprio per cautelarsi da questa eventualità, l’azienda ha reso inaccessibile il servizio dall’Italia già da ora.

Come usare ChatGPT nonostante il divieto

Questo però non significa che ChatGPT è realmente irraggiungibile e inutilizzabile da parte degli utenti italiani. Ciò dipende dal modo in cui un computer può identificare la provenienza di un utente su internet, ovvero analizzando il suo indirizzo IP per capire da dove si sta collegando. Da tempo esistono dei servizi chiamati VPN (virtual private network, cioè rete privata virtuale) che consentono di aggirare il problema. Le VPN fanno da tramite tra il computer dell’utente e i siti (o i servizi) utilizzati, “camuffando” il tuo indirizzo IP. In pratica, possono far sì che tu ti colleghi da dove vuoi, ma risultando collegato da un’altra nazione, evitando in questo modo il blocco di ChatGPT, che vale solo per i collegamenti identificati come provenienti dall’Italia. I servizi di VPN sono assolutamente legali. La loro nascita, infatti, è stata motivata da ragioni di sicurezza, per proteggere chi si collega a internet utilizzando reti Wi-Fi trovate in giro, ad esempio quelle di alcuni locali o degli edifici e luoghi pubblici, che potrebbero essere meno sicure. Ne esistono di vari tipi, sia a pagamento che gratuiti: basta fare un po’ di ricerca online e scegliere quella più adatta alle tue esigenze, e potrai tornare a utilizzare liberament ChatGPT.