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Caso Juventus: le motivazioni ufficiali della Corte federale dopo la sentenza che ha condannato i bianconeri sul caso plusvalenze a 15 punti di penalizzazione.

Sono infine arrivate le motivazioni della sentenza di venerdì 20 gennaio sul caso plusvalenze, che aveva condannato la sola Juventus a 15 punti di penalizzazione in Serie A. Come detto, la Corte federale aveva fino a 10 giorni di tempo per comunicare le motivazioni della sentenza, un passaggio fondamentale dopo il quale la società bianconera ha già annunciato che farà ricorso al Collegio di garanzia del CONI.

La Juventus era accusata di aver falsificato i propri bilanci attraverso un uso diffuso del sistema delle plusvalenze, praticato gonfiando i valori dei giocatori. In questi dieci giorni si è però creato un grande dibattito, principalmente su due punti: la violazione contestata alla Juventus (non esistendo un reato specifico sulle plusvalenze fittizie) e la mancata condanna degli altri club coinvolti del processo, che sono stati invece tutti assolti.

Penalizzazione Juventus: le motivazioni della Corte federale

La società bianconera, si legge nelle motivazioni della Corte federale diffuse oggi pomeriggio, è stata condannata per aver “commesso un illecito grave, ripetuto e prolungato“. Un primo punto abbastanza significativo, che conferma i ragionamenti fatti subito dopo la sentenza: è stato punito l’uso sistematico e prolungato, che spiega l’assoluzione delle altre società coinvolte. Infatti, “non sussistono evidenze dimostrative specifiche che consentano di sostenere efficacemente l’accusa” nei confronti di Sampdoria, Genoa, Pro Vercelli, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara, che non risultano coinvolte nei nuovi elementi acquisiti dalla Procura di Torino.

“I nuovi atti provano l’intenzionalità della Juventus – continua il documento – Intercettazioni inequivoche ed evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture.” La Corte federale riconosce la “valenza confessoria” dei nuovi elementi emersi, cioè appunto le intercettazioni degli stessi dirigenti bianconeri, che confermano, secondo i giudici, la volontà di alterare illecitamente i bilanci del club.

Pur in assenza di una norma contro le plusvalenze fittizie, la Corte individua il reato commesso dalla Juventus attraverso altri aspetti. La società torinese “programmava plusvalenze prescindendo dall’individuazione di un giocatore stesso (indicato con una X) ma per il valore economico finale da conseguire”, e i suoi dirigenti “hanno provato a nascondere le operazioni correggendo ‘a penna’ le fatture ricevute“. Queste operazioni si inscrivono “in un quadro chiaramente sintomatico di una ricerca artificiale di plusvalenze artificiali (come definite dal ‘Libro Nero di FP’), in alcun modo conseguenza di operazioni di effettivo mercato”.

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