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Il Parma sarà il quarto club a finire in mani americane: la famiglia Krause, 3 miliardi di euro di patrimonio, ha acquistato il club ducale

A poche ore dall’esordio in campionato, i tifosi del Parma possono cominciare a mettere in fresco lo spumante. No, il motivo non è da ascrivere alla possibile presenza di qualche fan gialloblu allo stadio Tardini nel match di domenica contro il Napoli, bensì dalla fumata bianca per il passaggio di proprietà del club dalle mani di Pietro Pizzarotti, attuale numero uno della società, a quelle dei Krause, potente famiglia americana di imprenditori amanti dell’Italia.

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L’accelerata decisiva è arrivata negli ultimi giorni, quando un blitz via videoconferenza da parte di Kyle Krause, referente e figura centrale del nuovo progetto imprenditoriale legato ai Ducali, ha di fatto orientato l’attuale proprietario verso l’accettazione dell’offerta americana. I Krause rileveranno il 90% delle quote societarie e voleranno in Italia al più presto, forse già per assistere live al lunch match del weekend. Con Kyle saranno presenti anche i due figli, che avranno un ruolo attivo nel nuovo Parma.

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Prima di parlare di soldi ed eventuali disponibilità economiche, è la stessa famiglia Krause a meritare un approfondimento a parte. Kyle, 57 anni, ha già in essere vari rapporti con l’Italia, visto che pochi anni fa si è gettato a capofitto nel mercato nostrano rilevando due aziende operanti nel settore vitivinicolo come la Vietti e la Enrico Serafino, entrambe piemontesi. Per fare business sul calcio, però, meglio la tranquillità di Parma.

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Con la moglie Sharon, anche lei molto appassionata di vini, e i figli Tanner e Oliver ha girato la penisola, passando dal Chianti e fermandosi a Collecchio, sede del centro sportivo attorno al quale Kyle Krause potrà finalmente dare attivamente sfogo al suo fanatismo per il calcio. In un’intervista rilasciata poco tempo fa, il nuovo azionista di maggioranza del Parma ha fatto sapere che, da casa sua in Iowa, spesso si svegliava in piena notte per vedere quella Serie A che, da ora in poi, potrà godersi live.

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Il Parma si appresta quindi a diventare il quarto club di Serie A con proprietà americana dopo Roma, Milan e Fiorentina. Krause, nella sua scalata ai Ducali, ha battuto in volata la famiglia qatariota Al Mana, e verserà nelle tasche dell’attuale board circa 100 milioni di euro. Una volta assunto il controllo sfruttando la propria posizione di maggioranza, la nuova presidenza potrà progettare il prossimo futuro del club, che passa dalla possibilità di ampliare le infrastrutture a tutta una serie di investimenti per la prima squadra.

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Negli Stati Uniti, il gruppo Krause è molto quotato: secondo le ultime stime pubblicate da Forbes, nel 2019 la famiglia americana ha fatturato circa 2,9 miliardi di dollari, una cifra impressionante che nasce da investimenti mirati e vincenti, avviati a cavallo tra il vecchio e nuovo secolo con l’acquisto e rilancio della catena “Kum and Go”, oggi presente su suolo americano con più di 400 negozi. Solo successivamente il fondo ha puntato sulla produzione di vino.

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La presenza massiccia nella zona delle Langhe ha portato a un’impennata dell’importazione negli USA di Barolo e Barbera pari al 114%. Il patrimonio stimato è di 3 miliardi di euro, la sede dalla quale viene coordinata ogni operazione si trova a Des Moines, nell’entroterra statunitense, ma quella che fino a 20 anni fa era solo un’impresa di famiglia pare ormai essersi trasformata in una vera e propria realtà mondiale.

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I soldi non si fanno per caso. Viceversa, per creare profitto è necessaria una gestione oculata con conseguente ottimizzazione delle risorse. I Krause lo sanno e, proprio per questo motivo, hanno già tracciato le linee guida per provare a far fare al Parma un ulteriore salto di qualità. Se la gestione uscente ha permesso alla città di confermarsi in Serie A, con i capitali freschi degli americani si proverà a crescere ulteriormente.

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Il tutto, con coerenza, managerialità e progettualità. In primis, il Parma ha già dato il via a un progetto di ringiovanimento e abbattimento del monte ingaggi massiccio, motivo per il quale l’ormai ex allenatore Robero D’Aversa ha salutato la città dopo tre anni. Al suo posto è stato chiamato Fabio Liverani, reduce da una sfortunata retrocessione con il Lecce, il quale ha chiarito – durante la conferenza stampa di presentazione – che sul mercato non imporrà alcuna decisione.

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Poi, come sempre, si parlerà dell’eventualità di costruire uno stadio di proprietà o, in alternativa, intervenire sul Tardini. Se Collecchio è già un centro sportivo all’avanguardia, lo stesso non si può dire dell’impianto comunale che ospita le partite del Parma. Basta voli pindarici, sì a spese sostenibili e con la totale approvazione degli azionisti: i Krause gestiscono così anche i Des Moines Menace, franchigia americana che milita in USL, con buoni risultati. La strada, dunque, sembra tracciata.

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