La seconda parentesi di D’Aversa sulla panchina del Parma non sta dando i frutti sperati. Anzi, rispetto alla gestione Liverani i numeri sono anche peggiori
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Quando dopo la brutta doppia sconfitta maturata contro Torino e Atalanta il Parma ha deciso di richiamare Roberto D’Aversa, in pochi pensavano che le cose sarebbero potute andare peggio. Invece, almeno a oggi, i numeri ci dicono che il ritorno in sella del vecchio allenatore non ha dato i risultati sperati.
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Il tecnico di Stoccarda, con la sconfitta maturata contro l’Inter, incappa nella sesta sconfitta da quando è tornato in panchina e la crisi, per i Ducali, sembra aperta più che mai. Per questo motivo la società dovrebbe interrogarsi sul lavoro fatto a monte e su alcune scelte estive, che evidentemente, non stanno pagando. I frutti di una certa semina non si vedono, forse perché ci vuole più tempo, che per ora non c’è e anzi stringe, in un percorso che potrebbe terminare con una – inaspettata? – retrocessione.
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D’Aversa contro Liverani
Parlando di numeri, D’Aversa in nove partite di Serie A non ha ancora mai vinto e nemmeno ci è praticamente mai andato vicino, collezionando 3 punti frutto di altrettanti pareggi più una serie di risultati abbastanza netti, ovviamente a sfavore. La sua media punti, senza mettere in mezzo la sconfitta con relativa eliminazione in Coppa Italia contro la Lazio, restituisce uno scarno 0.33 di media.
Troppo poco, soprattutto per pensare di potersi salvare. Non che le cose con il suo predecessore andassero molto meglio: il Parma, infatti, anche con Fabio Liverani imbarcava acqua quasi sempre, ma paradossalmente – al momento dell’esonero – l’ex allenatore del Lecce aveva una media punti a partita di oltre il doppio.
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Liverani, infatti, è stato mandato via dopo 12 punti in 16 partite, con un coefficiente di 0.75 ogni novanta minuti. Non un granché, ma fino a quel momento il Parma era ancora – nonostante tutto – aggrappato al treno salvezza. Oggi la situazione sembra disperata, perché da una parte c’è un D’Aversa che pare non saper più che direzione prendere, dall’altra va registrato un Cagliari in netta ripresa. E, proprio per questo, i Ducali e il Torino sembrano i maggiori indiziati per accompagnare in B il Crotone.
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Cosa non funziona
D’Aversa ha rivoluzionato il Parma studiato da Liverani, che a sua volta si era subito dovuto snaturare per mancanza oggettiva di interpreti in grado di giocare il calcio delineato in estate. Il 4-3-1-2 non è stato abortito subito ma senza un vero trequartista era complicato praticarlo, così Liverani è passato prima al 3-5-2 e poi al 4-3-3, modulo mantenuto anche da D’Aversa.
Almeno nel primo periodo, perché in queste nove uscite di campionato il Parma ha abbozzato anche una difesa a tre e il cosiddetto albero di Natale nel match contro l’Inter, nel quale a livello offensivo i Ducali sono stati pressoché nulli. Inoltre, con il tecnico della doppia promozione, il Parma ha praticamente dato il benservito ad alcuni senatori del gruppo, uno su tutti Gervinho. Ma il problema di fondo, ed è evidente, resta la poca qualità.
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Gli errori a monte del Parma
Tutto infatti è cominciato con il passaggio della società alla famiglia Krause. Gli americani, appena insediati, hanno subito tracciato una linea societaria improntata sull’abbattimento del monte ingaggi e lo svecchiamento della rosa, con tutto ciò che ne consegue. Va da se che alcuni ragazzi sbarcati in Italia sembrerebbero anche interessanti, ma in chiave lotta salvezza serve più gente simile agli scorsi anni, ottimizzata al massimo da D’Aversa.
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Detto questo, sulla carta ci sono ancora punti sufficienti per tentare di ribaltare il trend, ma a posteriori andrebbe – per onestà intellettuale – riabilitata almeno in parte la figura di Liverani, il cui mezzo fallimento gestionale non può a questo punto essere imputabile solo a colpe sue personali, ma anche al fatto di avere a disposizione una rosa incompleta e con diversi problemi palesemente figli di scelte effettuate a monte.
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