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Il governo spagnolo, dopo anni di resistenze, apre a una selezione dei Paesi Baschi: un tema di cui si parla da tempo e che di recente è tornato al centro del dibattito. La regione produce un gran numero di giocatori di talento, e la sua squadra esiste da oltre un secolo, anche se non riconosciuta

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Lo scorso 16 novembre, la nazionale dei Paesi Baschi ha ottenuto una importante vittoria a Eibar contro la Costa Rica, vale a dire una formazione che partecipa regolarmente ai Mondiali ed è tra le più forti del Nord America. Un risultato considerevole, per una squadra ufficialmente non riconosciuta che proviene da una zona a cavallo tra Spagna e Francia, e che gioca solamente amichevoli occasionali (il precedente incontro risaliva al maggio 2019) con avversari di scarso livello.

Nella penisola iberica, questo risultato ha riportato in auge un discorso di lunga tradizione: i Paesi Baschi dovrebbero ottenere il riconoscimento di FIFA e UEFA e prendere parte ufficialmente alle competizioni internazionali? A gennaio 2021, il governo spagnolo ha accettato di discutere la cosa.

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Euskadi, la storia della nazionale dei Paesi Baschi

La nazionale dei Paesi Baschi, detta anche Euskadi, ha disputato il suo primo match nel 1915, vincendo contro un’altra selezione iberica, quella della Catalogna. Soprattutto nelle prime decadi del calcio spagnolo, la selezione comprendeva quelli che erano all’epoca i migliori giocatori del paese, per lo più militanti nel fortissimo Athletic Bilbao, e ben dodici giocatori della fortissima Spagna del 1934 erano baschi.

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La nazionale basca visse il suo momento di gloria durante il periodo più difficile della storia spagnola, quello della guerra civile: i Paesi Baschi erano uno dei cuori della Repubblica, e la selezione di Euskadi venne scelta per fare da portavoce della causa repubblicana in giro per il mondo, andando a giocare diverse amichevoli internazionali per raccogliere fondi per la lotta anti-franchista.

Sotto la dittatura, la nazionale venne soppressa, per poi tornare a giocare dal 1979, formando anche una propria Federcalcio. Tuttavia, i rapporti politici tra baschi e spagnoli sono sempre stati piuttosto complicati, e la squadra dei Paesi Baschi non è mai stata resa ufficiale, limitandosi a incontri amichevoli saltuari e, per lo più, di tipo dimostrativo.

Una formazione piena di talento

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Tuttavia, il calcio basco rimane uno dei più prolifici di Spagna: sono cinque i club attualmente presenti in Liga (di cui uno, la Real Sociedad, è in testa alla classifica) e diversi noti giocatori baschi fanno parte della nazionale spagnola. Nell’ultima travolgente vittoria sulla Germania, Luis Enrique ha schierato dal primo minuto il portiere dell’Athletic Bilbao Unai Simon, e successivamente ha fatto subentrare la promessa della Real Sociedad Mikel Oyarzabal, ma a disposizione c’erano anche Iñigo Martinez, Kepa Arrizabalaga e Mikel Merino.

Per il match con la Costa Rica, il ct basco Javier Clemente (ex-allenatore dell’Athletic Bilbao e della Spagna) ha dovuto fare, come al solito, convocazioni di fortuna, scegliendo solo quei giocatori disponibili a giocare un’amichevole sostanzialmente inutile in periodo di riposo, ma dovendo fare a meno dei selezionati da Luis Enrique. Nella sua rosa figurano comunque giocatori noti come Iker Muniain, Iñaki Williams e Yuri Berchiche.

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Ma il potenziale di una nazionale dei Paesi Baschi è ben più alto. Sebbene non sia più l’epoca di giocatori come Fernando Llorente e Xabi Alonso, Clemente potrebbe potenzialmente convocare gente esperta come Javi Martinez, Ander Herrera, Asier Illaramendi e Cesar Azpilicueta, ma anche degli “insospettabili” come Marco Asensio, il cui padre è originario della provincia di Biscaglia, Aymeric Laporte, anche lui di lontana origine basca e cresciuto all’Athletic Bilbao, fino addirittura ad Antoine Griezmann, che ha vissuto e giocato a San Sebastian tra i 14 e i 23 anni.

Le implicazioni politiche

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Ieri, il presidente della Federcalcio basca Luis Mari Elustondo ha annunciato a sorpresa l’esistenza di un pre-accordo con il governo di Madrid per la nascita di una selezione ufficiale dei Paesi Baschi. Una dichiarazione che ha causato un certo trambusto in Spagna, costringendo Elustondo, il cui mandato scade a fine anno, a fare marcia indietro e scusarsi, dicendo di essersi spiegato male.

I Paesi Baschi godono di una forte autonomia dal governo centrale spagnolo, ma come per la Catalogna anche questo rapporto è controverso e spesso criticato, con alle spalle un passato difficile fatto anche di lotta armata da parte di gruppi indipendentisti come ETA. Il fatto che i Paesi Baschi non abbiano un’indipendenza riconosciuta in alcun modo a livello internazionale è un ostacolo, ma di certo non insormontabile: anche le nazionali britanniche, pur facenti tutte parte di un’unica entità politica, giocano separatamente nelle competizioni UEFA e FIFA.

Tuttavia, un’eventuale selezione ufficiale dei Paesi Baschi non è una cosa da prendere alla leggera. Sul piano sportivo, comporterebbe alcuni sommovimenti non da poco, ad esempio abbassando il potenziale delle Furie Rosse, ma avrebbe anche conseguenze sullo statuto partecipativo dei club baschi nella Liga. Ma il vero nodo è a livello politico: la piena indipendenza calcistica potrebbe fare da volano a quella politica, sull’esempio del Kosovo, mettendo in difficoltà il governo di Madrid e aprendo un precedente che potrebbe essere sfruttato dagli altri indipendentisti, in Catalogna e Galizia.

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I passi avanti del governo spagnolo

Nel gennaio 2021, il presidente del consiglio spagnolo Pedro Sanchez si è impegnato con il Lehendakari Iñigo Urkullu (cioè, il presidente della Comunità Autonoma dei Paesi Baschi) a portare avanti un negoziato per il riconoscimento della nazionale basca, dopo le richieste fatte a FIFA e UEFA da parte dell’assessore allo Sport basco Jon Redondo lo scorso dicembre.

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