Victor Osimhen ha rimediato la lussazione alla spalla destra a novembre durante una partita con la Nigeria, ma il Napoli non sembra aver risentito troppo della sua assenza
L’assenza che sembrava ingombrante, pesante fino a diventare insopportabile, s’è rivelata un leggero disagio: senza Victor Osimhen, statistiche alla mano, il Napoli segna di più. Il singolo gol di differenza, 17 contro 16, dà la misura della crescita collettiva, conferma che l’impronta di Gattuso – comunque personalissima grazie all’inserimento del nigeriano – è solida e nitida anche quando il suo principale interprete offensivo viene a mancare.
L’infortunio alla spalla rimediato in Nazionale poteva rappresentare un limite per le ambizioni del Napoli, invece la squadra ha saputo costruire ugualmente la sua classifica e la sua qualificazione ai sedicesimi di Europa League senza risentirne in modo particolare. Certo augurandosi al più presto di ritrovare Osimhen, giocatore unico, per caratteristiche, in grado di allungare la squadra, permettendo ai suoi compagni di approfittare di invitanti varchi che si vengono a formare alle sue spalle.
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Il Napoli con o senza Osimhen
Partiamo da un semplice dato: Osimhen, in otto partite, ha segnato appena due gol. Non una media da goleador, ma era appena all’inizio della sua avventura italiana ed è sempre un centravanti giovane, di anni 21, alla sua seconda vera esperienza da protagonista tra i professionisti. Ma con lui in campo il Napoli cambia pelle, grazie al suo lavoro sporco, al suo contributo fisico, la manovra è fluida, gli esterni si divertono, i centrocampisti s’inseriscono, la difesa avversaria soffre. Basti pensare al primo tempo con l’Atalanta (4 gol) o alle 6 reti contro il Genoa, seppur in una domenica segnata, poi, dal virus.
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Nelle 8 gare con Osimhen in campo, il Napoli ha segnato 16 gol. Senza di lui, nelle successive 8 partite, 7 per infortunio e 1 di Europa League per squalifica, le reti sono state 17. Una in più, appunto. Un dato interessante che non sminuisce il valore di Osimhen ma, al contrario, amplifica le soluzioni offensive del Napoli, squadra capace di alimentarsi con nuove fonti realizzative.
Come ha giocato il Napoli senza Osimhen
Mertens, con l’assenza forzata di Osimhen, è diventato il nuovo (vecchio) centravanti del Napoli, status che gli appartiene ormai da quattro anni. Il belga è partito sempre titolare, alternandosi nel ruolo di prima punta e sottopunta, mentre Petagna, bomber di scorta, ma che ha già segnato 3 gol, è stato premiato con una maglia dal primo minuto contro Rijeka e Crotone. Cambia il Napoli se gioca l’uno o l’altro: con Mertens, la squadra ritrova il fraseggio e occupa bene gli spazi che ‘Ciro’ lascia liberi con movimenti ormai oliati che hanno reso grande il tridente dei piccoletti.
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Petagna è uomo d’area di rigore con licenza di abbassarsi, fa densità a ridosso della porta avversaria ma è anche bravo col fisico a difendere palla ovunque serva, permettendo alla squadra di guadagnare punizioni o secondi preziosi. Non è da sottovalutare il suo score: nonostante le critiche, l’ex Spal ha già segnato un gol in più di Osimhen (giocando meno) e ha ammesso, dopo la partita con la Samp, di essere al centro di una trasformazione nel suo stile di gioco voluta da Gattuso.
Decisivo anche il rientro in pianta stabile di Piotr Zielinski, centrocampista indispensabile per accelerare la manovra e per creare superiorità in zona offensiva. Fermato dal Covid, dal suo ritorno tra i titolari sono arrivate 6 vittorie e 2 pareggi (con 22 gol fatti e 3 subiti). Un fattore determinante per dare equilibrio e più soluzioni sul fronte offensivo.
I tempi di recupero di Osimhen
Mertens e Petagna rappresentano un lusso per il Napoli, ma Gattuso spera di ritrovare al più presto Osimhen. Il medico del club azzurro, intervenuto alla radio ufficiale, ha spiegato che la speranza è di rivederlo in campo prima di Natale, ma ha anche aggiunto che gli infortuni alla spalla hanno tempi di recupero variabili, per cui non è sempre facile stabilire in anticipo l’esatto rientro.
Il Napoli, comunque, non ha fretta. Senza Osimhen ha saputo cambiare pelle, è tornato all’antico ma proiettandosi al futuro, ha smesso ormai da tempo di palleggiare senza troppa profondità e, anche grazie agli spunti di Lozano o Politano, oltre alla regia di Insigne, sa essere letale in zona realizzativa.