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I nomi dei ruoli nel calcio femminile sono spesso oggetto di dubbi e fraintendimenti: portiere o portiera? Arbitro o arbitra? Vediamo di capirci qualcosa con il supporto della linguistica e di qualche esempio.

Il calcio femminile sta ottenendo sempre più spazio in tv e su internet, anche in Italia, e tra le tante questioni sociali che porta a galla, che in questi anni sono arrivate al centro del dibattito, ce ne sono anche alcune di carettere linguistico: qual è il nome corretto dei ruoli nel calcio femminile?

Ovvero, in campo c’è il portiere o la portiera? Il tema sembra banale ma non lo è affatto, perché non si tratta solo di come chiamare le calciatrici, ma ha anche implicazioni sociali. Ed è un problema che dovrebbe interessare soprattutto chi, per mestiere, si occupa di calcio e sport, e che quindi scrive articoli o commenta partite.

Un problema italiano

La questione dei nomi dei ruoli del calcio femminile ha una rilevanza maggiore in Italia che in altri paesi. Nel mondo anglosassone, infatti, i nomi tendenzialmente non hanno genere: non sono, cioè, maschili o femminili, ma neutri (anche se non è sempre così). Goalkeeper, di per sé, non indica un maschio o una femmina, ma assume un genere a seconda del contesto. Si tratta di un punto fondamentale, visto che il calcio nasce in Inghilterra, e i ruoli hanno quindi nomi neutri, successivamente tradotti nelle altre lingue. L’inglese è anche la lingua della nazionale di calcio femminile che detiene il titolo mondiale, gli Stati Uniti.

nomi dei ruoli nel calcio femminile

Fonte Immagine: @uswnt (Instagram)

L’italiano non prevede però un genere neutro, ma solo maschile e femminile. Nella nostra società siamo abituati a sentire usare spesso il cosiddetto “maschile neutro”, cioè il maschile riferito anche alle donne. Così, quando assistiamo a una telecronaca di calcio femminile, in campo c’è un portiere, o un difensore; quando si scrive di Stéphanie Frappart si parla di un arbitro (“donna” aggiungono i più accorti): i ruoli e i mestieri vengono tradizionalmente mantenuti al maschile, anche se le regole della lingua italiana permetterebbero la formazione del femminile.

Nella lingua spagnola (la seconda più parlata al mondo, dopo il cinese, e che riguarda alcuni dei paesi calcisticamente più sviluppati), è abbastanza comune declinare i nomi dei ruoli al femminile. Christiane Endler è l’aquera del PSG e della nazionale cilena, mentre Claudio Bravo è l’arquero del Betis e del Cile; Marta Torrejon è la defensora del Barcellona e della Spagna, mentre Sergio Ramos è il defensor del Real Madrid e delle Furie Rosse; Estefania Banini è la delantera del Levante e dell’Argentina, mentre Leo Messi è il delantero del Barcellona e dell’Albiceleste.

Quindi, le resistenze presenti in Italia sono culturali, e non dovute alle regole della lingua. Basti pensare alla polemica sorta, qualche anno fa, sull’uso di ministra e sindaca al posto dei termini maschili. Ancora lo scorso settembre Luca Serianni, uno dei più noti linguisti italiani, ha ribadito che i termini al femminile sono assolutamente corretti, “Le perplessità che nascevano dal fatto che si trattasse di ruoli un tempo esclusivamente o prevalentemente maschili, oramai vanno considerate del tutto superate”. Perplessità che sopravvivono, però, in ambito calcistico, dal quale a lungo le donne sono state escluse (anche a livello legale: in molti paesi, tra cui l’Italia, furono emanate leggi per vietare la pratica calcistica alle donne).

I nomi dei ruoli nel calcio femminile

Alcuni, va detto, sono abbastanza ovvi: “centrocampista” e “attaccante” restano uguali, cambia unicamente l’articolo che li precede (la centrocampista e l’attaccante, in quest’ultimo caso la differenza è praticamente invisibile). Altri sono abbastanza comuni, dato che il termine femminile è già diffuso (la mediana) se non addirittura usato come variante anche nel calcio maschile (punta al posto di attaccante, ala al posto di esterno). Ma per altri la questione è più complessa.

nomi dei ruoli nel calcio femminile

Fonte Immagine: @giulianilaura1 (Instagram)

Nell’estate del 2019, Laura Giuliani, giocatrice della Juventus e della Nazionale italiana, ha precisato di voler essere chiamata portiere e non portiera. Giulia Siviero, giornalista del Post, riportò allora in un suo articolo un dialogo avvenuto tra le telecroniste di Sky Gaia Brunelli e Martina Angelini che, su questo tema, definivano “una forzatura” la declinazione al femminile, sostenendo fosse più corretto il maschile neutro (perché il portiere sarebbe il ruolo in sé, “la persona che sta in porta”).

Siviero sosteneva invece che il problema fosse unicamente di abitudine: “Per molti mestieri e professioni in cui la presenza delle donne è consolidata e la vecchia abitudine è già stata sostituita, la declinazione al femminile non suscita (più) alcuna obiezione e viene usata (ora) in modo automatico: infermiera, maestra, operaia, modella, cuoca”. Citava anche quanto scritto da Aldo Gabrielli nel suo Grande Dizionario Italiano nel 1976, quando indicava che il femminile di portiere (il mestiere di chi custodisce la porta d’ingresso di un palazzo, termine identico a quello usato nel calcio maschile) è portiera.

Sempre nell’estate del 2019, quella dei Mondiali femminili in Francia, la sociolinguista Vera Gheno pubblicò un articolo per Zanichelli che si occupava proprio dei nomi dei ruoli nel calcio femminile, spiegando come siano assolutamente corretti, in italiano, portiera, difensora (o difenditrice, “essendo un femminile per ora poco usato, le due forme sono in concorrenza”), terzina, capitana e ovviamente arbitra. Termini, peraltro, tutti contenuti nel Dizionario Zanichelli fin dagli anni Novanta.

Il ruolo dei media

Quindi, abbiamo appurato alcune cose: che questi termini femminili, anche se ci suonano male, sono assolutamente corretti nella nostra lingua; che la declinazione al femminile dei nomi dei ruoli e dei mestieri, oltre a essere corretta, è una questione sociale e non puramente terminologica; che se ci suonano male è solo per un fatto di abitudine, e che la stessa cosa è avvenuta in passato per altre parole.

nomi dei ruoli nel calcio femminile

Fonte Immagine: @juventuswomen.fc (Instagram)

Gheno precisa che l’utilizzo del femminile, comunque, non è un obbligo, “devono essere i parlanti a decidere se, come e quando adottare queste forme”. L’importante è avere consapevolezza che questi ruoli al femminile sono corretti e possono essere usati; sarà poi probabilmente l’uso da parte dei media a creare quell’abitudine che al momento manca.

Così, magari, anche per i giornalisti sarà più semplice capire come comportarsi quando si scrive o si parla di calcio femminile, evitando situazioni come quella del sottoscritto che, scrivendo un articolo sull’arbitra Stéphanie Frappart e non essendo sicuro del termine più corretto da usare, è stato costretto a continue perifrasi per aggirare un possibile errore.

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