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Il Tottenham di José Mourinho esce dall’Europa League dopo la sconfitta in Croazia subita dalla Dinamo Zagabria, ora il futuro del tecnico è in bilico.

Lontano ventisei punti dalla vetta della Premier League, fuori dall’FA Cup al quinto turno contro l’Everton e ora eliminato da quello che sembrava essere l’obbiettivo numero uno della stagione degli Spurs: Mourinho dovrà fare i conti con le decisioni di Daniel Levy, chairman del Tottenham che non si aspettava di trovarsi fuori da tutto a questo punto della stagione.

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In Inghilterra non hanno preso bene l’uscita del Tottenham dall’Europa League, obbiettivo dichiarato di inizio stagione dopo la qualificazione ottenuta all’ultimo respiro alla fine dello scorso campionato.

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La stagione di Mourinho 

Dopo essere stato capolista in Premier League per quattro giornate (dalla nona alla dodicesima), José Mourinho ha attraversato una crisi che lo ha allontanato dai primi posti in classifica e fatto uscire malamente dall’FA Cup, rendendo così l’Europa League obbiettivo principale degli Spurs. 

Lo stesso Daniel Levy aveva avvallato il progetto, riponendo in Mourinho tutta la propria fiducia: a gennaio, quando la situazione del Tottenham si stava aggravando rapidamente, la scelta del chairman fu di continuare sulla strada tracciata nel novembre 2019. Mourinho non sarebbe andato via, anche perché ancora in corsa su tutti i fronti. 

Dopo l’eliminazione per mano dell’Everton dall’FA Cup e la serie di sconfitte che ha fatto precipitare il Tottenham all’ottavo posto della Premier League attuale, l’Europa League era diventata l’oggetto del desiderio della dirigenza londinese. 

Mourinho: e ora? 

Ma la sconfitta con la Dinamo Zagabria ha rimescolato le carte, e non a favore di Mou. Dopo il 2-0 dell’andata, il passaggio del Tottenham era considerato scontato, vista la differenza di valore tra le squadre e sopratutto l’idea con cui si arrivava alla partita di ritorno. 

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Il Tottenham uscito dai gironi di Europa League come una delle forze principali della competizione, aveva come obbiettivo dichiarato l’arrivare in finale e provare a vincere la coppa. 

La tiripletta di Orsic ha così infranto i progetti del Tottenham e di Mourinho, rispedendo a Londra tutte le intenzioni di concludere la stagione con un trofeo di caratura internazionale e con la qualificazione in Champions League ottenuta grazie a tale vittoria. 

Come riportato dal The Independent, il futuro di Mourinho non è più nelle sue mani: la dirigenza del Tottenham sta seriamente valutando la posizione del tecnico che, con una stagione simile alle spalle, non ha più la fiducia incondizionata di cui godeva solamente dodici mesi fa. 

Il suo arrivo sulla panchina degli Spurs, di cui abbiamo parlato proprio a gennaio, è coinciso con la fine del ciclo di Pochettino, ma quello che il tecnico argentino aveva portato agli Spurs, Mourinho non è stato in grado di evolverlo. 

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A livello tattico e psicologico la sconfitta contro la Dinamo Zagabria riporta l’insofferenza di un gruppo in piena crisi: 

“É stata una sconfitta di atteggiamento, e questo non posso accettarlo. Ho visto una squadra che ha corso, sudato, creduto nella rimonta e che alla fine ha pianto di gioia. E dall’altra parte ho visto noi, in una situazione catatonica che non può essere accettabile.” 

Dopo la partita l’analisi di Mourinho è lapidaria: tutti i giocatori scelti dal tecnico portoghese non hanno risposto presente alla gara più importante dell’anno, deludendo le aspettative della dirigenza, dei tifosi e anche dello stesso allenatore. 

Di chi è la colpa? 

Se qualche mese fa non si poteva imputare a Mourinho la totalità delle colpe di questa involuzione degli Spurs – che a maggio 2019 giocarono una finale di Champions – oggi gli interrogativi sono di più, e vertono tutti su di lui. 

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L’approccio di Mourinho non funziona più? I calciatori non rispondono più ai suoi stimoli e metodi come accadeva negli anni precedenti? Il fallimento al ritorno al Chelsea e quello (parziale) al Manchester United farebbero protendere per il sì, ma la stagione ha ancora qualcosa da dire, e Levy questo lo sa. 

Un finale da giocare

Mourinho oggi si trova con le spalle al muro: ottavo in Premier League e fuori da tutte le competizioni fondamentali per il club, al tecnico portoghese non è rimasta che la finale di Carabao Cup del 25 aprile contro il Manchester City e le dieci partite di Premier da qui alla fine del campionato per provare a salvare la stagione. 

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I 45 punti conquistati nelle 28 gare giocate raccontano di un Tottenham lontano sei punti dalla zona Champions, dove il Chelsea veleggia a 51 punti ma con una gara in più. Sono 12 invece i punti dal secondo posto del Manchester United, realtà schiantata 6 -1 nella prima parte di stagione, ma in grado di riprendersi e di lasciare indietro gli Spurs e Mourinho, anche in Europa League. 

I punti dal City sono invece 26 (con due partite in meno), distanza troppo ampia per dar credito alle parole che Mourinho rivolse a Levy a inizio stagione: “Abbiamo la squadra per vincere questo campionato.”

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