Il Monaco è tornato a competere, a sorpresa, per le prime posizioni in Ligue 1, grazie a tanti giovani e a un nuovo progetto societario
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Se si vuole trovare un paragone per la storia recente del Monaco, le montagne russe sono forse quello che calza meglio. E non solo perché di russo, il club del Principato “ospite” nella Ligue 1 francese, ha il proprietario: dieci anni fa, i bianco-rossi stavano in seconda divisione, poi la promozione e il ritorno ai vertici del campionato, fino al titolo del 2017 condito dalla semifinale di Champions.
Poi la crisi, la cessione dei pezzi pregiati, la retrocessione sfiorata e una storia nuovamente condannata all’anonimato. E invece quest’anno, a sorpresa, il Monaco è tornato a condurre un campionato di vertice: quarto in Ligue 1, in lotta per le prime posizione, è reduce da una grande vittoria in casa del PSG per 2-0.
La rinascita del Monaco
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Alla base di tutta la storia del Monaco c’è indubbiamente la straordinaria capacità di questo club di lanciare i talenti: qui si sono affermati allenatori come Arsene Wenger e Didier Deschamps, e sono cresciuti come Thuram, Djorkaeff, Petit, Weah, Henry, Barthez, Trezeguet, Giuly, Evra. E ovviamente, tutta la generazione d’oro del 2017, con Mbappé capofila, e poi Lemar, Bernardo Silva, Fabinho, Bakayoko e Benjamin Mendy.
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Sembra quindi logico che, dopo i guai finanziari dell’oligarca Rybolovlev e i fallimenti in panchina di Henry e Roberto Moreno, la rinascita del Monaco sia dovuta passare nuovamente dai giovani. Prima ancora, grande merito va al direttore sportivo Paul Mitchell, arrivato la scorsa estate dal Bragantino, un piccolo club brasiliano di proprietà però della Red Bull, dove Mitchell, dopo gli anni da osservatore con Southampton e Tottenham, ha scalato i vertici societari prima al Lipsia e poi a New York.
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Rosa alleggerita di tanti giocatori ormai inutili, come le promesse mancate N’Doram e Mboula, il veterano Glik (oggi al Benevento) e Jemerson, altro giocatore che non ha mai saputo mantenere le aspettative. Poi, Mitchell ha scelto di dare fiducia in panchina a Niko Kovac, anche lui scuola Red Bull (ha iniziato allenando le giovanili del Salisburgo) e autore della resurrezione dell’Eintracht Francoforte, prima di finire screditato dal fallimento al Bayern.
Il nuovo Monaco è stato riedificato attorno all’esperienza del capitano Wissam Ben Yedder, al fianco del quale è stato acquistato un altro attaccante esperto come Kevin Volland, andando a formare una solida coppia offensiva. Per sistemare la difesa, è arrivato Axel Disasi, 22enne rivelazione della scorsa Ligue 1 con lo Stade Reims.
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I nuovi giovani del Monaco
Il caso più emblematico del nuovo corso Kovac-Mitchell è Sofiane Diop. Centrocampista offensivo, 20 anni, era stato in prestito al Sochaux nella scorsa stagione, ma senza lasciare il segno; sembrava destinato a un altro prestito o alla squadra B, ma il tecnico croato ha deciso di scomettere su di lui, facendone il regista del Monaco. E Diop ha cambiato il volto della squadra, mentre il suo valore di mercato si è più che duplicato.
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In difesa, Kovac sta sacrificando il suo elemento più esperto, il nazionale cileno Guillermo Maripan, per dare ampio spazio a un ragazzo di 19 anni, Benoit Badiashile, che oggi è il vero pilastro della retroguardia monegasca.
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Se Diop è l’inventore, il suo servizio d’ordine è composto da Youssouf Fofana, Florentino e Aurelien Tchouameni, uno dei ragazzi di cui si parla maggiormente in Europa in questi mesi. Là davanti, come detto, Ben-Yedder e Volland sono due intoccabili, ma alle loro spalle scalpita un talento cristallino come Gelson Martins, senza contare due adolescenti che, quando gli infortuni si decideranno a lasciarli in pace, potrebbero essere veramente determinanti: Pellegri e Geubbels.
La corsa del Monaco in Ligue 1
Il punto di svolta della stagione del Monaco è stato senza dubbio a cavallo tra ottobre e novembre: prima la sconfitta più pesante della stagione (4-1 a Lione), dopo un inizio di stagione in chiaroscuro, e la settimana dopo la prima vittoria davvero convincente (4-0 sul Bordeaux).
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Da lì, la squadra di Kovac ha preso fiducia. È arrivata la vittoria in casa del Nizza, uno dei club migliori della scorsa stagione di Ligue 1, e poi il trionfo per 3-2 contro il PSG; le due sconfitte di misura in casa di Lille e Marsiglia hanno confermato il buon momento dei monegaschi, che nel girone di ritorno hanno poi ribaltato l’OM con un netto 3-1.
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La vittoria del 21 febbraio al Parco dei Principi è l’ennesima dimostrazione del valore di una squadra che, a dispetto dell’età, ha già trovato un’identità di gioco coesa. Per dare l’assalto finale al campionato, Kovac dovrà riuscire a integrare il colpo del mercato di gennaio, il 22enne senegalese Krepin Diatta, preso per 16 milioni dal Club Brugge ma fin qui anonimo. Per contro, il croato è riuscito a resuscitare Golovin, trasformandolo in una riserva di lusso: 4 gol e 4 assist in appena 360 minuti di gioco.
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