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Henrikh Mkhitaryan è stato eletto giocatore armeno del 2020. Premio meritato, per quello che oggi è uno dei pilastri della Roma

Il 2020 è stato uno dei suoi migliori anni in carriera ed Henrikh Mkhitaryan ha deciso di finirlo col botto, vincendo per la decima volta il titolo di miglior calciatore armeno dell’anno. Un successo meritato, che sottolinea come il trequartista della Roma – dopo un’ultima parentesi in Inghilterra non fortunatissima – sia tornato a essere particolarmente decisivo.

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Mkhitaryan ha vinto questo riconoscimento confermandosi come l’armeno più influente al mondo. Negli ultimi dodici anni, soltanto in due occasioni è stato preceduto da un connazionale: nel 2010 toccò a Karlen Mkrtchya, otto anni dopo al brasiliano naturalizzato Marcos Pizzelli. Un dominio incontrastato che ha segnato un’epoca e, come se non bastasse “Michi” ha sollevato il trofeo con ben quattro maglie differenti.

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Fonte immagine: @HenrikhMkh (Twitter)

Mkhitaryan è rinato alla Roma

Con un post su Instagram, Mkhitaryan ci ha tenuto a ringraziare la Roma e i compagni per il risultato ottenuto: “Se ho vinto per la decima volta il premio di calciatore dell’anno lo devo alla squadra e all’allenatore” ha scritto, augurando in calce un anno nuovo fortunato a tutto l’ambiente giallorosso. Fondamentale, va detto, per la sua rinascita.

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Da quando è approdato alla Roma, infatti, Mkhitaryan è tornato a essere quel calciatore in grado di fare la differenza come ai tempi di Shakhtar Donetsk – squadra che lo scoprì ai tempi nel Pyunik Erevan – e Borussia Dortmund, club col quale ha scritto un grande pezzo di storia giallonera. La Premier League non lo ha quasi mai visto protagonista, ma in giallorosso l’armeno ha dimostrato di fare la differenza.

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Una risorsa per Fonseca

Chi si chiedeva se effettivamente Mkhitaryan potesse essere un calciatore adatto al calcio italiano e alla Serie A, si è dovuto ricredere praticamente subito, visto che l’armeno non ci ha messo molto a diventare una pietra angolare dello scacchiere tattico di Paulo Fonseca. Il portoghese, all’inizio della scorsa stagione, lo utilizzava sulla trequarti come esterno. Poi, con il passaggio al 3-4-2-1, lo ha accentrato.

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Il cambio di posizione non ha depotenziato Mkhitaryan, tutt’altro. Anzi, paradossalmente lo ha aiutato a ritagliarsi una seconda giovinezza, visto che ora – contrariamente a prima – il ruolo cucitogli attorno gli consente di incanalare più energie in fase offensiva che non nel dover rincorrere l’avversario, aiutando in fase di non possesso il terzino sulla sua fascia.

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I numeri stanno dalla sua. Nella prima stagione italiana, Mkhitaryan ha segnato 9 gol e messo a referto 6 assist in 27 apparizioni, dovendo convivere per un periodo con un fastidioso infortunio. Quest’anno è partito alla grandissima: tra campionato ed Europa League ha griffato 8 reti e perfezionato altrettanti passaggi decisivi.

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“Mkhitaryan? Come fate a stupirvi? Sa fare tutto” ha detto Fonseca un mese fa, interpellato dopo la prestazione straordinaria contro il Parma. L’armeno è un valore aggiunto perché lega il gioco in maniera impeccabile, segna e fa segnare. Il contrario di ciò che accadeva in Inghilterra, dove ha vissuto da eterno comprimario. Per questo la Roma ne ha rinnovato il prestito e, a breve, proverà ad acquistarlo dall’Arsenal.

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