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Il Milan ha salutato Olivier Giroud ma non solo, contro la Salernitana l’ultima a San Siro di tanti membri del ciclo di Stefano Pioli

Arrivato nell’ottobre 2019, Stefano Pioli ha allenato il Milan per 240 partite, inserendosi tra i più importanti allenatori della storia del club per longevità e risultati. Nella serata di ieri ha salutato il club con cui ha vinto uno scudetto e conquistato l’accesso alla semifinale di Champions League della scorsa stagione, tra lacrime e dichiarazioni d’amore infinite. 

“Avete acceso il fuoco nel mio cuore e per questo non vi dimenticherò mai. Voglio ringraziare i miei calciatori, voglio che ricordino che sono speciali e che tante cose di noi rimarranno.” 

Stefano Pioli

Una dichiarazione d’amore che lascia trasparire il dolore per questi ultimi mesi complicati sulla panchina del Milan, condizionati da tantissimi infortuni e da un ambiente che ormai non credeva più nel lavoro del tecnico di Parma. Il saluto di San Siro, al ritmo di “Pioli is on fire”, è sembrato riaccendere in Pioli quel coraggio e quella forza emersi nell’anno dello Scudetto e poi spariti misteriosamente. L’addio è diventato necessario, perché i risultati e l’ambiente intorno a lui si erano convertiti perché le aspettative erano infernali dopo la vittoria dello scudetto numero diciannove. E allora la conclusione del ciclo che culmina negli addii di Olivier Giroud e Simon Kjaer insieme al tecnico, lascia un retrogusto di fase di passaggio, come se il Milan – per tornare a concepirsi forte in ogni sua componente – avesse bisogno di un allenatore come Pioli, di giocatori come Kjaer e Giroud e avesse poi bisogno di dirgli addio, di rendersi indipendente, di compiere quello step successivo che porti il club lontano dalle emozioni della cavalcata della primavera 2022 e dal senso di inadeguatezza provato fino al momento dell’esultanza di Romagnoli e compagni. 

Un ciclo finito per il Milan dicevamo che corrisponde all’addio di Olivier Giroud, autore di 49 gol in rossonero e vero e proprio fondamentale della cultura sviluppata intorno alla vittoria del diciannovesimo campionato. Il coro “Si è girato Giroud”, condito dall’ultimo striscione a lui dedicato da San Siro “Girata + linguaccia, il vero Scudetto in faccia” sono testimonianze concrete di come la doppietta nel derby del 2022 e la presenza statuaria in campo e in spogliatoio siano stati fondamentali e costruttivi esattamente come successo ad Ibrahimovic, alfiere della rivoluzione e della rinascita rossonera di questi anni. Con Olivier Giroud se ne va dal Milan l’ultimo campione del mondo in rosa, lascia un calciatore che in tre anni è riuscito a diventare icona di uno dei club più importanti nel mondo, lascia il centravanti che a trentotto anni è riuscito a segnare 16 gol in Serie A, rendendosi ancora decisivo nonostante l’età. 

L’ultimo a lasciare dei più rappresentativi è Simon Kjaer, centrale di difesa inserito nella lista al Pallone d’oro dopo i fatti di Euro 2021. Il danese lascia il Milan dopo 121 presenze e un gol, ma soprattutto dopo aver infuso nei giovani della squadra un senso di responsabilità e di amore per l’ambiente che non verrà dimenticato. 

Milan: gli altri addii oltre a Olivier Giroud 

Oltre a Olivier Giroud, Simon Kjaer e Stefano Pioli però anche Antonio Mirante e Mattia Caldara hanno salutato per sempre il Milan al termine della partita con la Salernitana. Per il portiere, il futuro potrebbe essere addirittura lontano dai campi di calcio vista la carta di identità, mentre per il centrale la conclusione della sua avventura con i colori rossoneri potrà corrispondere ad una rinascita, e al tentativo di trovare una squadra che punti su di lui per farlo tornare ai fasti del periodo bergamasco. 

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