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Lo splendido finale della passata stagione ha spinto il Milan ad accantonare il progetto legato a Rangnick e a rinnovare la fiducia al duo Pioli-Ibrahimovic. Tecnico e bomber adesso dovranno dimostrarsi capaci di riportare il Diavolo tra le grandi in Italia e in Europa.

9 vittorie e 3 pareggi, 35 gol messi a segno – una media vicina a 2,00 a partita – e 12 incassati in altrettante partite di campionato, un 6° posto finale che è valso il ritorno in Europa e che non è mai stato seriamente messo in discussione: quelli appena snocciolati sono i numeri e i risultati raggiunti dal Milan nel finale della scorsa stagione, tanto convincenti da cambiare un destino tecnico che per settimane, mesi, era apparso segnato.

Proprio mentre Stefano Pioli veniva snobbato e ridotto al ruolo di mero traghettatore, proprio mentre quotidiani e siti sportivi non potevano fare altro che fantasticare sul Milan del futuro, giovane e legato a Rangnick e al “modello Red Bull”, il Diavolo tornava in campo nella Serie A post lockdown completamente trasformato.

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Milan, Pioli e la trasformazione post lockdown

Da una media-punti pari a 1,4 ogni 90 minuti, registrata dal suo insediamento al posto di Giampaolo fino alla sospensione del campionato causa coronavirus- in Serie A 19 partite con 7 vittorie, 6 pareggi e altrettante sconfitte – Pioli andava quasi a raddoppiare: 2,5 punti a partita, tecnicamente 3 punti in più conquistati con ben 7 gare in meno.

Non è esagerato dire che lo scorso campionato ha visto scendere in campo tre diversi Milan, quello disastroso legato al progetto ben presto abortito legato a Marco Giampaolo, ovviamente, e i due made in Pioli: uno pre e uno post lockdown, il primo capace di prendersi 27 punti in 19 partite e il secondo capace di conquistarne 30 in 12 e capace, numeri a parte, di tornare a dettare legge in Italia dopo tanto, troppo, tempo.

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Parliamo del Milan di Pioli e, doveroso sottolinearlo, di Ibrahimovic. Tornato in Italia dopo l’esilio dorato in MLS, accolto in parte con entusiasmo e in parte con un comprensibile scetticismo, visti i 38 anni indicati dalla carta d’identità, lo svedese si è immediatamente rivelato un valore aggiunto: gol, assist e soprattutto un carisma straordinario che ha aiutato molti giocatori in rosa a dare il meglio.

Il Milan ha trovato un definitivo assetto tattico, ha ritrovato talenti che sembravano essersi persi come Calhanoglu e Rebic ed ha chiuso la stagione con una forma tanto strepitosa da rendere inevitabile l’accantonamento del progetto Rangnick e le conferme prima di Pioli e poi di Ibrahimovic, tutt’altro che scontate appena un paio di mesi fa.

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Tecnico e allenatore dovranno però dimostrare in questa stagione, che comincia stasera contro il Bologna, di essere capaci di puntare al successivo salto di qualità che la dirigenza adesso non può non aspettarsi: un Milan di nuovo grande in Italia, dove l’obiettivo è fissato con il 4° posto che vale il ritorno in Champions, e a livello continentale.

L’Europa League sarà anche la seconda competizione UEFA per importanza, ma per una squadra che punta a rifarsi un nome – e che resta pur sempre l’italiana più vincente a livello continentale – non può rappresentare un impegno da prendere troppo alla leggera. Questo senza però perdere di vista il campionato, ovviamente obiettivo principale: il Milan non prende parte alla Champions League dalla stagione 2013/2014, un’astinenza insostenibile tanto a livello di prestigio quanto a livello economico.

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Quanto vale davvero il Milan?

Qual è il vero valore del Milan? La domanda che tifosi e addetti ai lavori si fanno oggi è molto semplice, mentre la risposta appare tutt’altro che scontata e potrebbe essere non poco condizionata da ciò che accadrà da qui a ottobre con la chiusura del calciomercato.

Soltanto allora, con acquisti e cessioni nero su bianco, potremo forse avere l’esatta percezione della dimensione dei rossoneri, che nonostante l’entusiasmante finale della scorsa stagione agli occhi dell’opinione pubblica non vengono ancora considerati al livello di diverse squadre.

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Con Juventus e Inter irraggiungibili, il Diavolo dovrà fare i conti con un’Atalanta che ormai è una certezza e poi con la Lazio di Simone Inzaghi, il Napoli di Gattuso e la Roma, che si trova in un momento di transizione e sulla carta è forse l’unica al momento più indietro di un Milan che oggi, dunque, può essere tutt’altro che certo di finire tra le prime quattro.

In una delicata situazione economica, che non permette al pur ricco fondo Elliott di effettuare investimenti importanti in chiave mercato, il Diavolo insegue rinforzi che al momento appaiono vere e proprie chimere: da Milenkovic a Chiesa della Fiorentina, passando per il paventato ritorno di Bakayoko, i rossoneri hanno cercato in quest’ultimo mese giocatori di indubbio spessore che però sembrano ancora molto lontani.

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Certo è arrivato Sandro Tonali, il golden boy del calcio italiano e – particolare di non poco conto – cuore rossonero. Con lui, a oggi, è arrivato il solo Brahim Diaz, talento spagnolo che può giostrare sulla trequarti e che in un contesto come la Serie A ha buone possibilità di rappresentare un valore aggiunto. Ma per adesso è finita qui, e la sensazione che manchino almeno un terzino, un centrale difensivo e un esterno di attacco capaci di fare la differenza è innegabile.

In attesa dei rinforzi tanto attesi, legati anche allo sfoltimento di una rosa dove gli esuberi certo non mancano, il Milan si prepara all’esordio in campionato di stasera contro il Bologna. Una squadra, quella guidata dall’ex Mihajlovic, sicuramente inferiore ma comunque giovane, sfacciata e che può rappresentare un’insidia di non poco conto per un Diavolo che deve necessariamente tenere alto l’entusiasmo per affrontare al meglio la stagione della verità.

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Il futuro passa dai piedi di Ibra

Ecco perché il risultato di stasera sarà tanto importante per i rossoneri, così come quelli che arriveranno nelle due successive sfide di campionato previste prima della chiusura del mercato. Il calendario ha dato una mano al Milan, mettendo sulla sua strada nelle prime tre giornate di A il Bologna e due neo-promosse, Crotone e Spezia.

Questo però significa che in questi appuntamenti il Diavolo non potrà fallire: servono punti e gioco, servirà trovare spazio a Tonali nel 4-2-3-1 (in mediana o sulla trequarti?) e avere conferme da Ibrahimovic.

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La sensazione è che sarà ancora lo svedese, che in prossimità della chiusura di mercato festeggerà il compleanno numero 39, l’ago della bilancia nel futuro rossonero: con Ibra ai livelli visti nella prima metà del 2020 il quarto posto è un obiettivo decisamente alla portata, ma se così non dovesse essere il rischio di una nuova stagione anonima, se non dell’ennesima rifondazione, diventerebbe più che concreto.

In attesa di buone notizie dal mercato, insomma, il futuro del Milan dipende ancora una volta da Zlatan Ibrahimovic: a lui il compito di smentire gli scettici e di riportare finalmente il Milan tra le grandi. Il primo esame è in programma stasera contro il Bologna: al campo, come sempre accade, l’ultima parola.

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