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Matteo Pessina è il nome nuovo di casa Atalanta. Rientrato dal prestito al Verona, Gasperini lo ha blindato e ora lo sta trasformando in una risorsa fondamentale per la Dea

“È stato convocato in Nazionale? Sono contento per lui, lo considero come un figlio”. Ivan Juric, attuale allenatore del Verona, commentava così la chiamata del ‘suo’ Matteo Pessina da parte di Roberto Mancini. Per il centrocampista, tornato in estate all’Atalanta, effettivamente l’annata in Veneto è stata fondamentale: sotto la guida del tecnico croato, infatti, Pessina ha trovato minuti, continuità e imboccato i binari verso una crescita importante.

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Proprio per questo motivo, nonostante Juric pare abbia fatto carte false per riaverlo, l’Atalanta ha deciso di tenerlo a Bergamo. L’esperienza altrove può bastare, devono aver pensato i dirigenti della Dea, adesso è il momento di puntarci su. E così Gasperini ha fatto: in questo avvio di stagione, Pessina ha messo insieme 8 presenze complessive. Non tantissime, vero, ma abbastanza per essere ormai considerato un’opzione per il tecnico piemontese.

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matteo pessina

Fonte immagine: @Eliam_91 (Twitter)

Matteo Pessina, il nome nuovo dell’Atalanta

Tre di questi gettoni sono stati collezionati in Champions League, competizione nella quale Matteo Pessina ha avuto modo di mettersi particolarmente in mostra. Soprattutto di recente, in casa dell’Ajax, con il centrocampista monzese che, numeri alla mano, è stato universalmente riconosciuto come uno dei migliori in campo.

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In telecronaca, Fabio Caressa ne ha sottolineato la personalità, evidenziata soprattutto da un tunnel strepitoso su Mazraoui in un momento del match in cui l’Atalanta aveva bisogno di respirare. Lassù, quasi da esterno defilato a sinistra, Pessina ha messo realmente in difficoltà i Lancieri, con movimenti costanti a tagliare tra le linee. Si può dire che si sia inserito davvero bene e, proprio per questo, Gasperini non ha difficoltà a concedergli sempre più opportunità.

Matteo Pessina, il trequartista razionale

https://www.youtube.com/watch?v=cXJhPZyfrRI

La grande intuizione dell’Atalanta

Matteo Pessina ha 23 anni ma la sua crescita viene ‘attenzionata’ da almeno un paio di stagioni. Il suo arrivo a Bergamo è coinciso con una delle operazioni di mercato migliori della Dea in epoca recente, visto che i bergamaschi lo hanno strappato al Milan per meno di 1,7 milioni di euro. Un capolavoro, figlio della grande lungimiranza di una società sempre molto attenta ai giovani.

Cosa può fare Gasperini per cambiare l’Atalanta?

Due prestiti, uno allo Spezia e uno al Verona, poi l’esplosione nel club che gli ha dato fiducia: “Ho deciso di tenerlo perché lo reputo molto cresciuto rispetto a un anno fa – ha detto a fine novembre Gasperini – ma soprattutto perché lo vedo come un profilo diverso da tutti gli altri”. L’Atalanta se lo coccola e pensa a un rinnovo di contratto preventivo, visto che il contratto del classe 1997 scadrà già nel 2022.

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matteo pessina

Fonte immagine: @Atalanta_BC (Twitter)

Pedina tattica fondamentale

Matteo Pessina sta scalando le gerarchie perché Gasperini ha bisogno di dinamismo, qualità e imprevedibilità tra le linee. Mancino naturale, di solito occupa la posizione di trequartista di sinistra in un 3-4-2-1. Viceversa, in caso di modulo con una sola mezzapunta, Pessina può giocare anche interno di centrocampo.

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Nella sua evoluzione tattica ovviamente c’è tanto di Ivan Juric, non a caso discepolo diretto del Gasp. Il croato lo ha forgiato, adatto, plasmato trasformandolo in un elemento più concreto e ben definito. L’Atalanta, che deve fare i conti con le tante assenze nel ruolo – Miranchuk e Malinovskyi sono out per infortunio, Ilicic è ancora a mezzo servizio – ha quindi trovato una risorsa molto importante.

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E lui, chiaramente, ci ha messo del suo. Attualmente, Pessina è il calciatore che percorre più chilometri di media a partita: “Faccio ciò che mi viene chiesto – dichiarò lui stesso un anno fa – in allenamento i miei modelli sono Freuler e de Roon. Da loro cerco di captare più consigli possibile, mentre Masiello mi aiuta fuori dal campo”. Dove, a tempo perso, il centrocampista frequenta la facoltà di economia aziendale e studia il latino. Perché il calcio è importante, ma la cultura non va mai messa da parte.

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