Per gli allenatori americani, il calcio europeo è un ambiente solitamente ostile. Tuttavia, il soccer sta vivendo un buon momento di crescita a livello di giocatori, e un tecnico come Jesse Marsch del Salisburgo potrebbe presto rompere lo stereotipo anche in panchina.
GLI INVESTITORI AMERICANI STANNO CONQUISTANDO IL CALCIO EUROPEO
“Qui non mi trattano come un americano” dice Jesse Marsch. Un piccola frase che significa molto, per il tecnico del Salisburgo nativo del Wisconsin: nell’intervista rilasciata al Guardian, Marsch racconta la sua carriera fin qui e si concentra molto sul salto dagli Stati Uniti al calcio europeo, parlando in particolare della percezione degli allenatori americani nel Vecchio Continente, sempre ammantata da un forte scetticismo.
Marsch sta ottenendo ottimi risultati in Austria: è primo in classifica in campionato, ancora imbattuto, e nonostante l’ultimo posto nel girone di Champions League, la sua squadra da due stagioni sta ben figurando nella massima competizione europea per club. Si tratta della prima volta che un coach nordamericano riesce a convincere così tanto nel calcio inernazionale.
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Quali allenatori americani hanno lavorato in Europa?
Gli allenatori americani non sono certo tra i più noti né tra i più suggestivi tra quelli su cui un club di calcio maschile europeo può fare affidamento (a livello femminile, invece, c’è un po’ più di apertura). I casi dei predecessori di Marsch si contano sulle dita di una mano, e nessuno di loro ha lasciato un segno particolare.
Great insight into the half-time talk from Jesse Marsch in their game vs Liverpool.
Interesting to note the emphasis placed group cohesion and re-aligning mentality before addressing any tactical components. pic.twitter.com/unNplaA25U
— Darian Wilken (@CoachDarian) October 3, 2019
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Il primo fu Alketas Panagoulias, che però era immigrato negli Stati Uniti come studente, e nel 1972 era tornato in Grecia ed era divenuto allenatore di calcio, lavorando in vari club locali – a partire dall’Olympiacos, dove vinse tre campionati negli anni Ottanta – e a più riprese con la nazionale.
Dopo di lui, bisogna attendere fino al 2002 per vedere uno yankee su una panchina europea, con l’ex-mediano del Kaiserlautern Thomas Dooley ad allenare il Saarbrucken. Due anni dopo, Brent Goulet divenne tecnico di un altro piccolo club della Saarland, il SV Elversberg, restando in carica fino al 2008. Sempre nei livelli minori del calcio tedesco lavora, dal 2011, Joe Enochs, prima con il VfL Osnabruck, dove ha concluso la carriera da giocatore, e attualmente al SFV Zwickau, in terza serie.
Tra il 2011 e il 2013, anche l’attuale ct degli Stati Unit Gregg Berhalter ebbe la sua esperienza europea, con gli svedesi dell’Hammarby. Ma il più noto tra gli allenatori americani nel nostro continente è senza dubbio Bob Bradley, padre dell’ex-centrocampista della Roma Michael Bradley: nel 2014, approdò in Norvegia allo Stabaek e ottenne dei buoni risultati, trasferendosi in Ligue 2 al Le Havre, dove sfiorò la promozione. Nel 2016, Bradley ebbe la sua grande occasione allo Swansea, in Premier League, ma questa avventura durò appena 85 giorni.
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Marsch alla corte della Red Bull
L’Europa ha una cultura molto chiusa verso i tecnici stranieri: il calcio è nato qui e si è sviluppato in maniera maggiore, sia a livello tecnico che economico, rispetto a qualunque altra parte del mondo; il che fa sì che gli europei si sentano intrinsecamente superiori nel proprio modo di intendere questo sport. Questo pregiudizio vale per tutti gli allenatori americani, non solo quelli provenienti dagli Stati Uniti: in Europa hanno trovato difficoltà grandi tecnici come Carlos Bilardo, Cesar Menotti, Carlos Bianchi e Felipe Scolari.
💬 New #Swans boss Bob Bradley on what it means to be the manager of Swansea City… pic.twitter.com/wflt6HIofa
— Swansea City AFC (@SwansOfficial) October 9, 2016
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Rispetto ai suoi connazionali, però, Marsch ha qualcosa di differente. Innanzitutto, non ha un background da calciatore in Europa: si sta imponendo unicamente come allenatore, senza un passato che possa fargli da trampolino e, magari, risultare alla lunga un po’ ingombrante. Secondariamente, fa parte del sofisticato sistema Red Bull: si è affermato come allenatore nei New York Red Bulls tra il 2015 e il 2018, facendosi notare dalla casa madre; quindi, ha ottenuto di diventare assistente di Ralf Rangnick al RB Lipsia, e solo allora è stato messo alla guida del Red Bull Salisburgo.
A differenza degli altri allenatori americani, quindi, Marsch ha avuto un avvicinamento graduale al calcio europeo, guidato all’interno di una stessa azienda multinazionale che lo ha protetto e gli ha dato la possibilità di crescere senza troppe pressioni. Ciò testimonia anche la grande fiducia che la società ripone in lui.
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Sotto Rangnick si è formato anche un altro coach statunitense, David Wagner, che era tecnico delle giovanili dell’Hoffenheim quando il tedesco allenava la prima squadra. Poi, l’americano si è seduto sulle panchine di Huddersfield e Schalke 04, e anche se attualmente è senza contratto è ancora considerato un allenatore molto capace. Wagner, nato e cresciuto in Germania, deve la cittadinanza statunitense al secondo marito della madre e, negli anni Novanta, ha giocato anche alcune partite nella Nazionale a stelle e strisce.
È ancora presto per dire se figure come Marsch e Wagner saranno in grado di cambiare la percezione europea verso gli allenatori americani, ma sicuramente il loro percorso nel calcio del Vcchio Continente rispecchia la crescita generale che il soccer sta vivendo di recente, a partire dalla nuova generazione al debutto in Nazionale in questi giorni e che sembra già pronta a conquistare l’Europa.
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David Wagner's return to England may not be far away….#S04 #DavidWagner #Schalke04 https://t.co/kPAGiupDxt
— Smarterscout (@smarterscout) September 27, 2020